I dati che riguardano le condizioni economiche e di reddito degli italiani dicono tutti che la povertà è in aumento. Per noi di Diritti in Comune questo è un tema centrale: siamo pacifisti ma alla povertà dichiariamo guerra volentieri.
Partiamo dalle cifre. Nel 2006 i poveri assoluti erano il 3,1 % della popolazione e nel 2016 il 6,3%
Tra questi ci sono i “nuovi poveri” a cui il lavoro non consente di uscire dalla povertà: uomini e donne con un lavoro probabilmente precario con cui non riescono a vivere dignitosamente. La classe di età più colpita è quella che va dai 18 ai 34 anni e i minori.
Che cosa porta ad essere povero? Quali sono i fattori di rischio? Per gli italiani, oltre alla mancanza o precarietà del lavoro, fattore di rischio è avere una famiglia disgregata o essere soli, con bassa istruzione e pochi amici, essere separato/a. La povertà quindi non è solo legata al livello di reddito ma anche alla capacità della persona di attivare risorse proprie o comunitarie. Se questa capacità non c’è la persona non esce dalla povertà perché la povertà è una specie di carriera: i bambini che nascono nelle famiglie povere hanno una alta probabilità di rimanere poveri per tutta la vita.
Principalmente per noi di Diritti in Comune la povertà è perdita di opportunità concrete per tanti nostri concittadini, l’impossibilità di realizzarsi come essere umano parte attiva nella società.
Per conoscere meglio la situazione pisana dobbiamo riferirci al Rapporto che annualmente fa la Caritas nel quale sono contenuti i dati delle persone che si rivolgono ai loro Centri di Ascolto. E questa l’unica rilevazione sul territorio pisano: da molti anni infatti la Società della Salute non realizza alcuna analisi sul fenomeno nella zona pisana, a partire dal comune capoluogo. Questo è inaccettabile: vogliamo coinvolgere energie, risorse e competenze per elaborare il Profilo di Comunità, uno strumento per fare chiarezza sulla distribuzione delle disuguaglianze sociali a Pisa.
Il sistema di welfare locale attualmente è troppo centrato sull’assistenza e consiste prevalentemente in trasferimenti monetari, il “sussidio”, che non basta: il contributo luce è la soluzione immediata per non farsi tagliare la luce ma non è certo la misura giusta per aiutare il cittadino a trovare le risorse per pagare da solo le bollette. Il Rapporto della Caritas pisana 2017 ci mostra una città fortemente impari: in solo nove vie sono concentrati il 30% dei minori che con le famiglie usufruiscono dei loro servizi. L’indice di povertà Caritas è di 11,8 % nel CTP 3 mentre è del 6,6 % nel CTP 6. Il 37,4 % di coloro che si sono rivolti ai Centri di Ascolto per avere un aiuto è un lavoratore precario.
Noi di Diritti in comune abbiamo le idee chiare per affrontare questo problema e le metteremo in pratica quando saremo ad governo della città.
Integrazione è la parola d’ordine. Integrazione delle politiche sociali, lavorative, educative e abitative. Tra le undici proposte del Programma, riteniamo urgente costituire il Tavolo per il contrasto alla povertà, che veda riunite le istituzioni, i servizi, il mondo produttivo e la cittadinanza attiva e che, come primo atto, elabori un Piano straordinario di contrasto alla povertà.
Nel Piano deve essere prevista la costituzione di un Fondo Unico di lotta alla povertà, che concentri e integri i finanziamenti che esistono ma vengono gestiti in maniera frammentaria.
Attiveremo, partendo dalle periferie, la mediazione di quartiere, un servizio innovativo, in grado di rendere la comunità protagonista del proprio sviluppo, capace di promuovere mutualismo ed autorganizzazione, competente nell’influenzare ed orientare le decisioni dell’amministrazione
Vogliamo inoltre amministrare nel segno della concretezza: nella guerra alla povertà è fondamentale la garanzia del diritto al lavoro. Le politiche attive per il lavoro a Pisa sono state inesistenti. La Società della Salute istituirà, coinvolgendo attori istituzionali e imprese di tutti i settori, un servizio stabile e pubblico di orientamento accompagnamento attivo all’occupazione a favore delle persone svantaggiate.
La guerra alla povertà si vince se le politiche pubbliche sono orientate a combattere l’esclusione e la passività e a costruire autonomia e protagonismo in un sistema integrato di servizi con l’apporto decisivo del mondo produttivo.
Una città in Comune – Rifondazione Comunista – Possibile