Il 10 dicembre sciopero della scuola contro le politiche del governo Draghi

Venerdì 10 Dicembre il mondo della scuola tornerà in piazza con lo sciopero indetto da un vasto arco di organizzazioni sindacali confederali e di base contro le politiche del governo Draghi. Una Città in comune sostiene e partecipa a questa giornata di mobilitazione contro una manovra economica che non affronta alcuno dei problemi strutturali del sistema scolastico, aggravati dalla crisi pandemica, così come inefficace è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Nessun serio investimento è previsto per l’edilizia scolastica. Notiamo che nella nostra città occorre stanziare risorse per ristrutturare le attuali strutture, adeguandole alla normativa sulla sicurezza e rendendole più efficienti da un punto vista energetico. Si possono ristrutturare, per metterli a disposizione degli istituti, immobili tuttora in disuso, al fine di assicurare spazi idonei alle attività didattiche.

Non si interviene sulla riduzione del numero di alunne/i per classe, che potrebbe invece permettere di svolgere una didattica più attenta ai bisogni di ognuna/o. Non è previsto alcun piano di stabilizzazione del personale precario, altro aspetto problematico della scuola italiana. Riteniamo, invece, che vadano garantiti agli istituti docenti e Ata con prospettive di lavoro sicure, a partire da chi ha già alle spalle diversi anni di contratti a termine, e vadano dati a tutte/i stipendi più gratificanti, in linea con quanto avviene in altri Paesi europei.

Il governo Draghi, inoltre, persegue un progetto di autonomia differenziata che vedrebbe anche l’istruzione frammentata in sistemi scolastici regionali con le loro peculiarità. Al contrario, noi difendiamo l’unità dei servizi pubblici nazionali per assicurare ad ogni cittadina/o beni comuni che non possono dipendere dalla collocazione geografica.

Pensiamo, infine, che lo sciopero del 10 Dicembre possa essere un momento di unità nella lotta che possa vedere i docenti e il personale Ata manifestare accanto alle studentesse e agli studenti che, proprio in questi giorni hanno segnato una ripresa della mobilitazione dopo mesi di difficoltà segnate dalle restrizioni sociali. Le giovani generazioni hanno ripreso la parola, ponendo i problemi delle strutture fatiscenti e ristrette in cui fanno lezione, del rispetto dell’orientamento di genere o di cosa, come e perché si deve studiare a scuola, come è avvenuto nei giorni scorsi a Pisa e anche in altre città d’Italia. Esprimiamo forte preoccupazione per quanto leggiamo rispetto alla possibilità di procedere a delle denunce nei confronti degli occupanti, una risposta che non condividiamo in alcun modo. Riteniamo invece che sia necessario aprire un grande dibattito anche in città su questi temi, coinvolgendo in un confronto tutte le componenti della scuola, docenti, personale Ata, studentesse e studenti, che pagano ugualmente le conseguenze delle riforme e dei tagli che si sono susseguiti in questi decenni. Ciò renderà più efficaci le azioni di pressione sui governi di ogni livello per una scuola della cittadinanza e della democrazia.

Una Città in comune

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