“Il campo nomadi sta ai suoi abitanti come il manicomio sta ai malati di mente”

giovedì 2 ottobre 2014, PaginaQcampo_rom

“Il campo nomadi sta ai suoi abitanti come il manicomio sta ai malati di mente”

Dimitris Argiropoulos, professore della Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione dell’Università di Bologna, interviene sui controlli straordinari effettuati al campo della Bigattiera il 24 settembre che hanno portato all’avvio delle procedure di espulsione per 5 abitanti dell’insediamento. A chiamare in causa Argiropoulos è il Comitato per i diritti delle bambine e dei bambini della Bigattiera.
“Chiudere un campo “nomadi” – spiega il docente che collabora con la Fondazione Romanì – sarebbe un azione desiderata anche da parte di questa gente che con molta leggerezza abbiamo chiamato nomadi e che paradossalmente lo sono diventati poiché all’interno di questi campi risiedono. Come a dire, che sono nomadi perché abitano in un campo nomadi. I campi sono prodotti dell’azione amministrativa e istituzionale e sono anche risultati di insediamenti spontanei in tutto il territorio nazionale. Ne hanno trovato rifugio persone, famiglie, comunità di rom e non rom. Risiedono cittadini italiani e migranti. Nei campi ha trovato asilo anche parte della profuganza inconsiderata ed esclusa dai percorsi di accoglienza istituzionale”.
“La realtà dei campi è pesante – prosegue Argiropoulos – si tratta una pesantezza scandita dalla violenza consumata nel quotidiano dei campi e dall’enorme fatica legata alla sopravvivenza delle persone e delle famiglie. Una sopravvivenza che riguarda la giornata, il garantire un pasto al giorno, l’arrivare a sera senza danno per se e per i membri della famiglia. Una sopravvivenza che appiattisce la persona all’istante vissuto, alla banalità di un contesto degradato, periferico, povero e povero di relazioni”.
“Occorre pensare che cosa genera la forza pubblica praticata e agita con convinzione da decenni, catalizzata in questa pratica denominata sgombero. Sgombero di luoghi, di persone, di esistenze. Sgombero dagli obblighi del Pubblico, Sociale e Istituzionale, di considerare e di problematizzare criticità, che hanno soluzioni. Una pratica di tipo militare praticata da Istituzioni, enti locali con altre mission e priorità. Una pratica che ottiene l’effetto contrario da quello delle sue enfatiche retoriche “risanare i territori” poiché prolifera e parzializza i campi “nomadi” investendo i quartieri, i paesi e territori vicini, incrementando le logica di odio di aggressività e di paranoia. Lo sgombero è una pratica istituzionale ossimora, demente, investita dalla follia e dall’onnipotenza chi ha i poteri per deciderlo.
Sulla vicenda del campo della Bigattiera intervengono anche Africa Insieme e Progetto Rebeldia. “Da quasi due anni, i rom della Bigattiera vivono senza acqua, senza luce e senza scuolabus per i bambini. Vorremmo ricordare, a chi invoca il «rispetto delle leggi», che l’accesso all’acqua è un diritto fondamentale – sancito da una risoluzione ONU – e che il diritto alla scuola per i bambini è inalienabile. Il Comune di Pisa ha approvato esattamente un anno fa una mozione che impegnava il Sindaco a ripristinare acqua, luce e scuolabus: che fine ha fatto quella mozione? Che fine hanno fatto gli impegni presi?”.

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