Finanziamenti persi dal Comune di Pisa: ancora le mani nelle tasche dei cittadini!! Solo apparenza, niente conoscenza
Gli ultimi giorni del 2015 si sono chiusi con l’ennesima notizia sconfortante. La Fondazione Pisa ha pubblicamente annunciato il ritiro di 1.300.000 euro già stanziati per il restauro degli affreschi della Sala delle Baleari e per il recupero di alcuni tratti delle mura cittadine. Il contributo era parte di un accordo di cofinanziamento fra Fondazione e Comune, accordo finito male per un’inspiegabile omissione: il Comune infatti avrebbe dovuto produrre la rendicontazione delle spese sostenute dalla Fondazione (circa 1.200.000 euro) entro il 30 settembre 2014. Dopo 15 mesi (il 30 dicembre 2015), «periodo oggettivamente eccedente una ragionevole tollerabilità» – come scrive la stessa Fondazione – niente era stato rendicontato.
Si trattava di documentare i lavori effettivamente eseguiti con le relative voci di spesa, operazione banale per qualsiasi funzionario o dirigente comunale. Cos’è accaduto allora? Come mai in quindici mesi, nonostante le ripetute richieste del presidente della Fondazione, non si è riusciti a preparare questo semplice materiale?
Come per la recente vicenda delle fideiussioni della Sviluppo Navicelli e del costruttore Bulgarella si palesa una evidente inadeguatezza della macchina comunale e soprattutto di chi la guida. Questa omissione è costata 850.000 euro di detrazioni fiscali perse alla Fondazione, ma soprattutto obbligherà il Comune a rintracciare nelle proprie casse quei 1.200.000 euro che la Fondazione non verserà più. Il pressappochismo di qualche dirigente costa alla cittadinanza tutta più di un milione di euro, cui vanno aggiunti i milioni delle fideiussioni tossiche sopra ricordate.
Lo sperpero di denaro che questa vicenda testimonia è un tassello di un mosaico più ampio che mostra la fallimentare gestione di quest’amministrazione. Sin dai tempi del sindaco Fontanelli (chi ricorda La Pisa dei miracoli che l’ex sindaco Fontanelli descriveva in un suo libro-intervista?) lo sviluppo della città è stato fatto coincidere con interventi di alto costo a scapito di un progetto complessivo di lungo periodo e trascurando le sinergie fra le principali istituzioni. Come ha dichiarato in una recente intervista Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu, nulla è stato fatto per mettere in rete i musei, i siti archeologici e la Piazza del Duomo, dove tuttora si fermano, senza entrare in città, i milioni di turisti che la frequentano.
Quella che racconta il sindaco Filippeschi è una bella favola incentrata sui soliti luoghi: centro espositivo e biblioteca SMS, palazzo Lanfranchi, arsenali repubblicani, ecc.
Peccato che le biblioteche chiudano, i musei soffrano e le ultime opere inaugurate siano ancora inutilizzate. Che si tratti di una favola lo testimonia la sconfitta di Pisa come capitale italiana della cultura 2017 a favore di Pistoia, la cui amministrazione ha presentato «un progetto unanime e silenzioso che ha unito le anime della città», fondato sulla volontà di «produrre conoscenza e non apparenza».
Una città in comune