Il dito e la luna

Ci siamo andati anche noi, dagli orchi zingari di via Maggiore, a Oratorio.

In bicicletta, al tramonto, senza la scorta della Digos e senza le camionette della polizia che ci proteggevano, a telecamere spente e riflettori abbassati.

Forse è meglio dire che ci siamo tornati, perché non è la prima volta che pedaliamo fino a lì. Io ho giocato a lungo a calcio con dei ragazzi che ci vivono, e siamo diventati amici. Clelia conosce alcune famiglie tramite l’associazione Articolo 34, che aiuta bambini e bambine a rendere effettivo il loro diritto allo studio.

Insomma, siamo tornati dalle persone che Donzelli ha disprezzato e insultato con il suo video becero e sguaiato. Siamo tornati per chiedere scusa. Non sono tutti così, gli italiani, abbiamo detto. Non tutti fanno di tutta l’erba un fascio. Non tutti danno dei ladri alle persone senza conoscerle. Non tutto usano i rom per prendere i voti alle elezioni. Ci sono anche delle belle persone, che sanno distinguere gli onesti dai criminali, i potenti dai poveracci, di qualsiasi nazionalità siano.

Abbiamo chiacchierato a lungo, sfiduciati dall’andazzo politico nazionale e locale. Abbiamo preso un caffè, io con i miei vecchi compagni di calcio, Clelia con le madri delle ragazze dell’associazione.

Un amico, padre di un compagno di classe di mia figlia, ad un certo punto mi ha detto: “Non ti preoccupare, lo sappiamo che è così quando ci sono le elezioni. È tutto un modo per non parlare dei problemi veri che ha la gente in Italia: la disoccupazione, la povertà, la mancanza di un futuro. Sono gli stessi problemi che abbiamo noi”. Saggezza rom, o solo buon senso?

Chi conosce la storia lo sa. È sempre successo in tempi di crisi che i politici di turno provassero a scaricare sugli ultimi le proprie responsabilità. È un metodo collaudato. “Guardate i rom!” si dice. “È tutta colpa loro!”

E il popolo intontito dimentica in un attimo la produzione che si trasferisce all’esterno, la Fedex che compra la Tnt e licenzia gli addetti, il profitto che prende la strada dei paradisi fiscali, il costruttore che tiene cento appartamenti sfitti, il supermercato che ti assume per sei mesi e poi ti butta via, le case popolari fatiscenti che aspettano da anni di essere ricostruite, i milioni buttati via nel People Mover e le penali che pagheremo tutti, la città di cemento dove non sai dove portare tuo figlio a giocare. Insomma il vero degrado economico e sociale in cui viviamo.

Tutto cancellato e sostituito dal nuovo nemico mediatico: i rom, capro espiatorio di ogni problema.

Guardiamoci in faccia. Pensiamoci un momento senza i paraocchi dell’ideologia.

Ma davvero pensate che i principali responsabili dei problemi della nostra città siano i rom?

Pensate che quando, magicamente, il campo sarà smantellato, ritroverete un bel lavoro stabile, che vi manderà in pensione felici a 60 anni? Pensate che i quartieri diventeranno improvvisamente più verdi e più belli? Che tutti vivranno finalmente in una casa dignitosa, magari senza gli aerei che gli passano ogni quarto d’ora sulla testa?

Davvero?

Credete ancora alle favole?

 

Luca Randazzo e Clelia Bargagli Stoffi
candidati per il Consiglio Comunale per Una Città in Comune

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