«Il mito del buongoverno è finito»

martedì
26 giugno 2018
Testata:
CORRIERE FIORENTINO
Pagina:
3

Il politologo Tarchi: Democratici troppo attenti agli orticelli elettorali

L’intervista

«Sta tramontando il mito del “buongoverno della sinistra” a livello locale». Marco Tarchi, politologo, non usa mezzi termini per spiegare il tracollo del Pd in Toscana.

Professore, quali sono stati i meriti del centrodestra e quali i demeriti del centrosinistra?
«Credo che si siano sovrapposti due ordini di cause. Da una parte il riflesso delle vicende nazionali, in particolare il dibattito sull’immigrazione, dove Salvini ha dimostrato di voler voltare pagina rispetto non solo alle politiche, ma anche e soprattutto ai codici comunicativi adottati in passato: i sondaggi dimostrano che le due posizioni sono, in questo momento, condivise da almeno i due terzi della popolazione, e trovano riscontro anche di fronte ad episodi che turbano la vita locale (si pensi alla grandi risse tra immigrati negli ultimi tempi a Pisa). Dall’altra il progressivo tramonto dell’immagine, per alcuni ormai da tempo un mito, del “buongoverno della sinistra” in sede locale. Gli amministratori targati Pd si sono spesso rivelati incapaci di dare soddisfazione ad aspettative ed inquietudini dei cittadini, limitandosi a curare i vecchi orticelli elettorali».

Il centrosinistra guida la Regione ma non ha più la maggioranza dei capoluoghi. Che effetti ci saranno sul governo della Toscana?
«Di sicuro, un ulteriore scompiglio nelle file dell’attuale maggioranza, già piuttosto travagliata. Ci saranno appelli a ricucire gli strappi del recente passato e a proporre un fronte unito delle sinistre, ma conteranno molto le ricadute delle vicende intestine nazionali del Pd, dove è da vedere cosa decideranno di fare Renzi e i suoi, ormai visibilmente sempre meno lontani da uno dei settori di ciò che resta di Forza Italia che dalla sinistra più radicale».

Il centrodestra vince con candidati civici. Può essere lo schema giusto anche per le Regionali 2020?
«Potrebbe darsi, ma non è facile riprodurre automaticamente queste dinamiche tipicamente locali in un contesto elettorale dove le considerazioni più strettamente politiche si mescolano, a volte fino a sovrastarle, a quelle specificamente amministrative. A livello regionale i partiti e la loro capacità di aggregazione contano, e se la Lega ha fatto molti passi avanti negli ultimi anni, i suoi alleati (in particolare Forza Italia) si sono dimostrati meno efficaci e vivaci. Basterà un anno per recuperare il terreno perso?».

Nel 2019 si vota a Firenze e Prato. Quanto rischiano Nardella e Biffoni?
«Rischiano. Anche se è evidente che il centrosinistra regge là dove può contare sul sostegno dei ceti a reddito più elevato, delle categorie sociali che stanno “ai piani alti”: gli intellettuali, gli imprenditori di settori “che tirano”, la borghesia agiata, e da questo punto di vista in città come Firenze e Prato le riserve di consenso sono più cospicue che in altri territori. Inoltre, la tradizionale rete di potere ereditata dalla vecchia subcultura rossa è stata curata da Renzi e dai suoi, per ovvie ragioni di presenza consolidata sul territorio, in modo più intenso e continuo che altrove».

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