L’anno scorso il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti dichiarava che “ il nostro Paese è oggi uno dei primi venti Paesi al mondo per stock di capitali esteri: possiamo e dobbiamo sicuramente crescere in questa classifica” e giudicava uno dei temi dirimenti da affrontare a tale fine “le politiche di retention per evitare le delocalizzazioni”.
Questo pensiero non era originale, Giorgetti non era che un pedissequo ripetitore di quanto i governi italiani, in un paese nel quale la situazione occupazionale diventa sempre più drammatica, da tempo ormai propongono come una delle soluzioni: attrarre investimenti stranieri, per i quali sarebbero necessarie riforme che rendano il lavoro sempre più “flessibile”, riducano le imposte alle imprese, forniscano loro incentivi economici.
La realtà è rappresentata da questo sommario elenco: Micron Technologies, Caterpillar, Videocon, Embraco, Honeywell, Whirlpool, Speedline, Bosh, Tnt Fedex, tutte multinazionali che negli ultimi anni hanno spostato altrove le loro produzioni. Sembra di poter dedurre, allora, che le “politiche di retention” abbiano il solo effetto di rendere l’Italia una terra di facile rapina, alla mercé di banditi che non trovano ostacolo in alcuna legge.
E non è per cecità che chi governa continua ad attuare la stessa strategia davanti a un’evidenza di fatti che ne palesano l’inefficacia, ma per connivenza. La proposta di legge contro le delocalizzazioni stesa dai Giuristi Democratici e dai lavoratori della GKN, minacciati da questo pericolo, in Parlamento non è stata presa in considerazione, si è approvato semplicemente un emendamento alla legge di Bilancio per il 2021 che non prevede impedimento dei licenziamenti e, se l’azienda non presenta un piano per mitigare l’occupazione, basta che paghi una multa.
E adesso ci risiamo. A Trieste la Wärtsilä Corporation, multinazionale finlandese, ha annunciato il 14 luglio via Pec la decisione di chiudere lo stabilimento di Bagnoli, a Trieste, e riportare la produzione cantieristica in Finlandia. Al primo tavolo al MISE il 27 luglio i vertici aziendali hanno confermato l’intenzione di lasciare a casa 451 tra lavoratrici e lavoratori. Dopo un trimestre che ha visto un aumento del fatturato aziendale del 24,4%. Dopo aver ricevuto contributi pubblici che, secondo la Regione Friuli Venezia Giulia, ammontano a 11,5 milioni, a cui si aggiungono 30 milioni di garanzie Sace, 20 milioni di aiuti nel 2017 e addirittura 34 milioni del Pnrr richiesti lo scorso aprile.
Alla conclusione dell’incontro al MISE Giorgetti ha affermato che si è incrinata “la fiducia che era alla base dei rapporti tra Italia e Finlandia», che “ora da parte nostra servono una grande forza di volontà e fiducia per credere ancora in questa azienda e nelle sue intenzioni”. E ancora non ha riconvocato il tavolo di confronto a Roma, mentre il termine di scadenza sarebbe il 14 settembre.
Le lavoratrici e i lavoratori, invece, non fanno uno sforzo di fiducia. Hanno presentato denuncia per condotta antisindacale dell’azienda al tribunale di Trieste tramite le rappresentanze sindacali e rimangono in presidio allo stabilimento, per impedire lo spostamento dei 12 motori navali che la coreana Daewoo aspetta. In loro sostegno è stato proclamato lo sciopero ad oltranza di tutte le maestranze portuali, per impedire la fuoriuscita della produzione. I lavoratori della Cartiera del Timavo hanno portato la loro solidarietà. Ora lavoratrici e lavoratori della Wärtsilä di Bagnoli, come già è successo per la GKN, chiamano la cittadinanza a difesa contro la prepotenza della multinazionale. Il 3 settembre a Trieste ci sarà una manifestazione per chiedere il ritiro della procedura di licenziamento avviata il 14 luglio 2022 e la convocazione di un tavolo urgente al MISE.
Queste lavoratrici e lavoratori, con la loro iniziativa, danno un altro grande contributo alla rottura di uno schema che gli operai della GKN hanno cominciato a ribaltare. Riproducendo questo esempio, non più vittime di giochi economici gestiti da rappresentanti istituzionali e dell’impresa che li vogliono inerti pedine “usa e getta”, assumono l’iniziativa e fanno appello al territorio per rafforzare la loro lotta.
Quel territorio sabato risponderà, auspichiamo, con una grande partecipazione. Ma quell’appello risuona anche oltre Trieste e il Friuli Venezia Giulia, come già quello di GKN, perché la Resistenza di quelle lavoratrici e di quei lavoratori difende i diritti di tutte e tutti noi.
Per questo Una città in comune esprime tutta la propria solidarietà e il proprio appoggio alle lavoratrici e ai lavoratori della Wärtsilä.
Una città in comune