Comunque andrà, sarà un’occasione persa.
L’assenza di visione e di coraggio della nostra amministrazione ha prodotto il risultato di trasformare un’opportunità in un’occasione mancata o, addirittura, in un danno per tutti.
L’opportunità era rappresentata dalla realizzazione di un moderno impianto che, utilizzando come combustibile la biomassa legnosa proveniente principalmente dalla gestione dei boschi di San Rossore e dalle zone limitrofe, con l’energia termica ed elettrica prodotta trasformasse il borgo di Coltano in un abitato ecosostenibile all’avanguardia.
Certo, sarebbe stato necessario imporre al proponente delle prescrizioni stringenti, in termini di provenienza e qualità della biomassa, in termini di utilizzo del calore per sostituire le caldaie esistenti alimentate a combustibili fossili: solo così infatti le emissioni finali sarebbero davvero state inferiori a quelle attuali (tante caldaie domestiche inquinano di più di una caldaia centralizzata).
Avrebbero potuto vincere tutti, il proponente, gli abitanti e le attività economiche, l’ambiente e il territorio.
Il Parco in questo si era dimostrato al passo con i tempi, infatti la sua pianificazione prevede la possibilità di realizzare un impianto del genere solo alle condizioni sopra esposte, proprio per garantirne le sostenibilità ambientale. Ovvero quello che ci piacerebbe vedere sempre: pianificazione basata sulla conoscenza, regole chiare a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, possibilità di realizzare investimenti che vadano in questa direzione.
La sfida si sarebbe potuta vincere se, oltre alle regole e alle prescrizioni, si fosse applicato un altro principio essenziale nella gestione del territorio: la partecipazione.
Coinvolgere fin da subito gli abitanti avrebbe permesso di spiegare, far conoscere, conciliare le esigenze, e, se possibile, trovare una soluzione condivisa.
Invece, per la paura e l’incapacità di gestire questi processi – la partecipazione la si intende sempre come comunicazione di cose già decise – si è tentato di tenere i progetti nascosti lasciando fare al privato.
Questo ovviamente ha preferito evitare le grane, le proteste e le complicazioni, ritirandosi subito fuori dai confini del parco e sottraendosi così ai vincoli da esso imposti. In questo modo eliminando la possibilità di utilizzare il calore prodotto dall’impianto per sostituire caldaie a gas e stufe a pellet, e perdendo la possibilità di orientare l’investimento verso il maggior beneficio collettivo.
Il Comune di Pisa ora si è limitato, sempre evitando accuratamente di informare e coinvolgere la cittadinanza, all’approvazione “dovuta” del piano di miglioramento agricolo ambientale dell’azienda senza nemmeno illustrare in commissione le richieste fatte, nell’evidente tentativo di chiamarsi fuori e sfuggire alle responsabilità.
Ciò che è mancato e manca ancora oggi nella gestione di questa vicenda, come in tante altre occasioni, è la buona politica: la politica capace di dare indirizzi e di imporre prescrizioni e vincoli a difesa della salute e dell’ambiente, capace di discutere e costruire percorsi di partecipazione con i cittadini e le cittadine, capace di agire mettendo al centro il bene comune.
Una città in comune