In piazza per Soumaila Sacko, ucciso perché nero e sindacalista

Non è la prima volta che in Italia si spara addosso agli stranieri, soprattutto se neri, giocando a un macrabro tiro al bersaglio. È successo di nuovo vicino a Rosarno, dove è stato colpito a morte Soumaila Sacko, maliano di 29 anni, attivo nelle fila dell’USB per difendere i diritti dei braccianti. Ucciso non mentre rubava, come la maggior parte della stampa si è affrettata a dire, ma mentre aiutava altri compagni a prendere delle lamiere da una fabbrica abbandonata per costruire delle baracche di fortuna. Ucciso non per caso, ma per il colore della pelle e per il suo impegno sindacale. Ucciso dopo che il neo-ministro degli Interni, Matteo Salvini, annunciava che “la pacchia è finita” alludendo alle presunte condizioni di favore riservate in Italia ai migranti: l’ennesima menzogna costruita ad arte per aizzare l’odio razziale, quello su cui la Lega ha costruito la sua fortuna politica. Sono anni che questa retorica arma le menti e le mani contro gli stranieri. Adesso che questa retorica è andata al potere, complice silenzioso il Movimento Cinque Stelle, occorre mettere in campo una mobilitazione forte e continua per evitare che il paese scivoli in una guerra a bassa intensità, in cui a pagare il prezzo più alto siano i soggetti più vulnerabili, gli sfruttati, gli invisibili, le donne e gli uomini migranti. Per questo saremo in piazza martedì 5 giugno al presidio per la morte di Soumaila Sacko, contro il regime di violenza e sfruttamento che lo ha ucciso. Affinché l’indifferenza e il silenzio non lo uccidano una seconda volta. E non uccidano anche la nostra umanità.
 
Una Città in Comune
Rifondazione Comunista
Possibile

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