Inceneritore spento per sempre

domenica
27 maggio 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
1-I

L’inceneritore chiude per sempre «Antieconomico». Al suo posto, ma ci vorrà tempo, un nuovo impianto per “dare una seconda vita” a oggetti e materiali obsoleti

di Danilo Renzullo

PISA

Dopo quasi quarant’anni di attività l’inceneritore di Ospedaletto sarà chiuso. O, almeno, questa è l’intenzione di Geofor e del Comune di Pisa che, tramite il sindaco Marco Filippeschi, ha comunicato la decisione ad Ato Costa nel corso dell’ultima assemblea, anche sulla base di un ordine del giorno approvato all’unanimità dal consiglio comunale per chiedere di «elaborare entro l’anno un piano di chiusura dell’impianto».

Sarà l’Autorità per il sistema di gestione dei rifiuti urbani a spegnere per sempre il termovalorizzatore. E lo dovrà fare entro la fine dell’anno, prima cioè della piena operatività (da gennaio 2019) di Reti Ambiente, la società partecipata da cento Comuni delle province di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara costituita nel 2011 con l’obiettivo di affidare ad un unico soggetto la gestione integrata dei rifiuti urbani.

L’impianto di Ospedaletto non è più in funzione da tempo: la linea uno è fuori servizio da gennaio, la due da marzo. Alcuni importanti lavori di manutenzione non hanno infatti dato i frutti sperati e l’ormai vetusta struttura, in funzione dagli inizi degli anni Ottanta, non è stata più riaccesa. E, quasi sicuramente, non sarà più riattivata. «Oltre alla richiesta del consiglio comunale, abbiamo fatto un percorso di approfondimenti tecnici ed economici – sottoli nea il primo cittadino – e i risultati dell’indagine, che prevede costi di manutenzione e di trattamento insostenibili, consigliano lo smantellamento dell’impianto». Il boom della raccolta differenziata, a Pisa (62%) e nel territorio sotto gestione Geofor (66%), ha enormemente diminuito il carico di rifiuti che solitamente veniva conferito nel termovalorizzatore, che negli ultimi anni ha richiesto sempre più costosi interventi manutentivi, anche sulla base della mutata tipologia di rifiuti che arrivava nelle vasche di incenerimento rispetto a quella che accoglieva al momento della sua entrata in funzione. «L’impianto è stato progettato alla fine degli anni Settanta, un’epoca in cui le conoscenze scientifiche e i consumi erano molto diversi rispetto ad oggi – spiega Daniele Fortini, presidente della Geofor -. L’impianto era pensato per accogliere rifiuti ad alto tasso di umidità (la componente di plastica negli anni Ottanta era inferiore al 10%), mentre oggi i materiali che finiscono nell’inceneritore sono tutti secchi, comportando elevate temperature che corrodono i macchinari. Quello di Ospedaletto è stato un impianto prezioso, ma ormai non è più in grado di resistere al mutato sistema di smaltimento».

Due le strade percorribili di fronte a questo scenario: superamento del termovalorizzatore o attivazione del cosiddetto processo di revamping, un completo rifacimento dell’impianto con un investimento di vari milioni di euro che, invista dell’ulteriore crescita della raccolta differenziata, non potrebbe però lavorare a regime. Il termovalorizzatore dovrebbe incenerire 65.000 tonnellate di rifiuti l’anno: nel 2016 ha lavorato per 45.000, nel 2017 per 35.000. Un calo che ha praticamente raddoppiato i costi di esercizio: da 120 euro a tonnellata a pieno regime a circa 250 necessari per smaltire una tonnellata di rifiuti. «Nell’Ato Costa siamo la provincia più impegnata sul fronte dello smaltimento dei rifiuti con la discarica di Peccioli, l’inceneritore di Ospedaletto e l’impianto di compostaggio di Pontedera (che dovrebbe entrare in funzione il prossimo anno, ndr) prosegue Filippeschi – e vogliamo essere anche una realtà esemplare per il cambiamento, anche sulla base delle nuove direttive europee». Lo scorso aprile il parlamento europeo ha infatti approvato il cosiddetto “pacchetto per l’economia circolare” che chiude la storica fase della gestione dei rifiuti basata sull’asse raccolta-recupero-smaltimento, da riconvertire nel binomio raccolta-recupero. E in questo percorso, ad Ospedaletto, al posto del vecchio inceneritore potrebbe sorgere un centro per la raccolta, il recupero e la vendita di oggetti e materiali considerati obsoleti «creando – spiega Fortini – una fili era di valorizzazione di tutto ciò che appare un rifiuto, ma che in realtà è recuperabile e ri generabile, aprendo nuove opportunità per l’ambiente e l’occupazione».

La chiusura dell’inceneritore cambierà anche il percorso dei rifiuti prodotti dai pisani. La frazione non differenziabile farà prima tappa all’impianto di trattamento di Pioppogatto, a Massarosa. La componente combustibile sarà poi trasferita all’inceneritore di Livorno, il resto nelle discariche regionali disponibili, soprattutto quelle di Peccioli e Rosignano.

La differenziata a Pisa e frazioni sale al 62% e col nuovo sistema di raccolta dei rifiuti attivato recentemente sul litorale dovrebbe aumentare di quasi due punti percentuali nel giro di pochi mesi. Nel 2017, spiegano i report periodici di Geofor, solo il 5% dei rifiuti raccolti è finito in discarica. E il trend appunto è quello di un ulteriore miglioramento delle performance di recupero deimateriali considerati fino a qualche anno fa “solo” spazzatura. Con conseguenze importanti sulla gestione dell’intero ciclo. ((Un risultato raggiunto grazie allo sforzo dell’amministrazione e all’impegno dei cittadini – sottolinea il sindaco Marco Filippeschi -. Traguardi che possono essere ancora migliorati e che hanno permesso l’attenuazione del costo del servizio con una prima diminuzione della Tari per famiglie ed imprese. Anche grazie a questi risultati oggi possiamo riconsiderare l’apporto del termovalorizzatore in una prospettiva in cui il ciclo integrato dei rifiuti avrà bisogno soprattutto di impianti di recupero e riciclaggio per valorizzare i rifiuti differenziati».

Condividi questo articolo

Lascia un commento