La cancellazione di via D’Achiardi è solo un primo passo: adesso serve diffondere cultura e memoria storica

Il sindaco Michele Conti non vedendo più vie di uscita, dato anche l’avvicinarsi della Giornata della Memoria, e essendo al centro di un vero e proprio scandalo nazionale sulla stampa è stato costretto finalmente a decidere di cambiare il nome di via Giovanni D’Achiardi, che si chiamerà via Giusti tra le Nazioni «in memoria di coloro che hanno agito in modo eroico per salvare anche un solo ebreo dall’abisso della shoah». Avevamo anticipato alla cittadinanza la delibera con cui la Giunta aveva decretato di intitolare il giardino tra via delle Trincere e via Canavari a Raffaello Menasci, il docente ebreo espulso dall’Università e poi morto in un campo di concentramento, criticandola come una scelta che affiancava la vittima al carnefice e ritenendola un’equiparazione sfrontata, una «inqualificabile modalità di pacificazione e parificazione». All’ultimo minuto ieri la Giunta si è vista arrivare anche un’altra mozione, con cui è stata revocata l’intitolazione al carnecife, D’Achiardi.

Questa scelta è un importante risultato della battaglia culturale portata avanti dal Comitato promotore della petizione, il Comitato organizzatore di San Rossore 1938, la Comunità Ebraica di Pisa, le sezioni pisane dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dell’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, ma anche delle scelte fatte dai Senati accademici dell’Università, della Scuola Normale e del Sant’Anna. Da parte nostra abbiamo dato il massimo supporto in Consiglio comunale e fuori da esso perché questa proposta venisse discussa e approvata. Su questo vogliamo avanzare una riflessione.

Nei Consigli comunali abbiamo assistito a spettacoli penosi in cui questa proposta per ben due volte veniva bocciata con pretesti deliranti e offensivi da parte della destra. E’ bene ricordare che il Sindaco in entrambe le occasioni non ha mai preso parola. L’ultimo Consiglio comunale dello scorso dicembre aveva nuovamente bocciato la proposta, istituendo su proposta della maggioranza una commissione per studiare come mai negli anni Sessanta questa via era stata intitolata a D’Achiardi. Tutto questo viene oggi smentito dal Sindaco che invece va in un’altra direzione, contraddicendo il voto delle forze politiche che lo sostengono. Evidentemente questa maggioranza non ha un Sindaco che la rappresenti, ma soprattutto al Sindaco non serve questa maggioranza in Consiglio comunale: in vista delle imminenti elezioni amministrative il messaggio è chiarissimo.

Al di là di queste considerazioni politiche, a noi interessa ora che questa decisione non venga accolta con indifferenza dalla cittadinanza. Dopo che per mesi la destra ha ripetuto che non aveva il minimo senso cambiare il nome di D’Achiardi, il sentimento diffuso in città può essere anche di confusione e incomprensione. Avevamo chiesto di accompagnare questa scelta con un’azione di coinvolgimento del quartiere, di spiegare con iniziative di cultura storica il senso della revoca del nome di D’Achiardi. Il rischio è che una decisione giusta – oltre a sottolineare lo svuotamento Consiglio comunale – venga percepita come uno strappo nel rapporto tra cittadinanza e istituzioni.

Ci auguriamo che adesso la Giunta si attivi per promuovere iniziative di carattere storico, insieme agli stessi soggetti che hanno portato avanti la battaglia per la revoca del nome di D’Achiardi, con un programma ampio e concertato: il Comitato organizzatore di San Rossore 1938, la Comunità Ebraica di Pisa, le sezioni pisane dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dell’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, l’Università, la Scuola Normale e il Sant’Anna.

La vicenda D’Achiardi dimostra ancora una volta che la mobilitazione diffusa e popolare può cambiare le decisioni di una istituzione. Il prossimo passo è quindi quello di intitolare finalmente Piazza San Silvestro a Franco Serantini.

Una città in comune

Condividi questo articolo

Lascia un commento