La Consulta: vanno eliminati almeno 250 capi, «anche se con metodi meno cruenti». Protestano animalisti e ambientalisti

giovedì 27 marzo 2014 TIRRENO PISA Pagina: 1-III

Caccia alla volpe, la Provincia va avanti

La Consulta: vanno eliminati almeno 250 capi, «anche se con metodi meno cruenti». Protestano animalisti e ambientalisti in consulta issando striscioni con le scritte «Stop al massacro» e «Animali liberi». Poi hanno spiegato il loro punto di vista: «Il provvedimento si fonda sul censimento fatto dalle associazioni venatorie, non da un ente esterno; ed è sbagliato per vari motivi».Gli animalisti chiedono la sterilizzazione con bocconi pieni di anticoncezionale e sostengono che l’abbattimento sia peraltro inutile: «La volpe è territoriale, non vive in branco. Quindi se ne ammazzi una, un’altra prende il suo posto e non tuteli le altre specie». Ancora, il fatto che «la caccia alla volpe si estenda oltre i limiti del periodo venatorio, inette in pericolo gli altri animali in riproduzione e gli uomini che vanno ad asparagi». Infine è antieconomico il controllo veterinario su ogni esemplare ucciso e lo smaltimento delle carcasse. Sanavio, ribatte che l’Ispra, ente governativo per la protezione ambientale, «ammette persino la caccia alla volpe con il cane che entra nella tana: a me sembra barbaro e se si può evitare, sono contento. Ma resta il fatto che la norma ci impone di contenere le specie problematiche come la volpe». In ogni caso l’assessore invita a vedere i numeri: «Ogni anno sono abbattuti tra i 120 e i 130 capi. Se ci fosse stato un interesse egoistico, la categoria dei cacciatori avrebbe usufruito fino in fondo» della possibilità di abbattere i 500 esemplari. Infine, il suo staff fa notare che il cacciatore abilitato all’abbattimento ha seguito un corso, svolge un servizio di pubblica utilità, è seguito da una guardia che assume il ruolo di pubblico ufficiale: chi interrompe il “contenimento” è passibile di denuncia.
La Provincia va avanti sul “contenimento” delle volpi: la consulta faunistico-venatoria di ieri ha deciso di ridiscutere ancora per diminuire eventualmente il numero di capi da abbattere (forse il tetto scende da 500 esemplari a 250 massimo), adottare metodi meno cruenti e rendere più stringenti i criteri territoriali di applicazione della norma. Ma il provvedimento resta perché «noi non possiamo cambiare le leggi come il consiglio regionale o il Parlamento: siamo una Provincia e dobbiamo applicare la norma», premette l’assessore all’ambiente Giacomo Sanavio. Le associazioni ambientaliste che si oppongono alla misura, ieri hanno fatto un blitz durante la riunione e ci saranno anche la prossima volta, prevista entro dieci giorni. A inizio mese la Provincia era stata inondata di email di protesta: l’iniziativa, voluta da alcune sigle ambientaliste, aveva avuto come effetto quello di sospendere il via libera all’abbattimento fino a 500 volpi, prevista per tutelare la fauna più piccola (come lepri e fagiani) di cui il canide rossastro si nutre. Quello che molti avevano letto come uno stop definitivo da parte di Sanavio, in realtà era un rimandare alla consulta di ieri. L’assessore a fine riunione ha rivendicato la coerenza delle sue azioni: «Rileggete il comunicato in cui sospendiamo e in continuità convochiamo una nuova consulta, aperta anche al contributo delle associazioni ambientaliste», come Wwf e Legambiente. Le sigle AnimAnimale, Irriducibili toscani liberazione animale, Oipa, Gat e Leal non la vedono così e sono entrate all’ambiente Giacomo Sanavio distingue tra ambientalisti invitati alla consulta e altri: con i primi c’è «un livello di dialogo che giudico positivo, pur nella diversità di posizione, che rispetto e siamo disponibili ad ascoltare». Sugli altri si lascia sfuggire: «Il mail bombing veniva dai fiorentini», quasi a dire che chi protesta non comprende ciò che la legge impone al territorio.

Gianluca Campanella

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