La Lega è il primo partito il Pd regge con fatica

martedì
12 giugno 2018
Testata:
TIRRENO PISA
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LA NUOVA MAPPA POLITICA

Le liste civiche di Veronese e Latrofa portano via voti sia alla coalizione

di centrosinistra che di centrodestra. M55 non approfitta del traino nazionale

di Francesco Loi

PISA

La fotografia è immediata è quella del bipolarismo. Da una parte la Lega, dall’altra il Partito democratico. Praticamente equivalenti. Ma il sorpasso leghista (24,7% a 23,6%) è già un cambiamento storico. Pur se annunciato in qualche modo dai risultati delle politiche dello scorso marzo. L’altra istantanea è la frammentazione: ogni altra forza politica o formazione civica, a cominciare dal Movimento 5 Stelle, è sotto il dieci per cento. E sono diverse. Spesso quasi autoreferenziali.

Così esce Pisa dal voto per il primo turno delle elezioni amministrative. Una mappa che mostra facilmente la rivoluzione politica in atto. Nel centrodestra come nel centrosinistra, in maniera differente.

Per avere la conferma che il Partito democratico non fosse più quello di un tempo, quello del 40% renziano, non ci voleva granché. Era sufficiente girare per le strade della città, per i quartieri e sul litorale. O ancor più semplicemente bastava prendere i dati dello scorso marzo, i voti alle politiche: un 24,1% assai simile al 23,6 di queste amministrative. Un numero lontanissimo dal 38,7% delle comunali 2013, quando infatti Marco Filippeschi (secondo mandato) venne eletto subito al primo turno.

Da marzo a domenica scorsa si registra una sostanziale tenuta. Non sono pochi ad attribuire questo merito al candidato Andrea Serfogli che, a titolo di credibilità personale, ha compensato la fragilità del suo partito, quello che fino all’ultimo ha cercato di osteggiarlo.

E gli alleati del Partito democratico? Hanno poco da esultare. Sia In lista per Pisa che Riformisti hanno di fatto dimezzato il risultato di cinque anni fa. Complessivamente avevano raccolto il 12%, stavolta non sono arrivati in totale al 7%. Sembrerebbe pesare un effetto trascinamento al contrario del Pd o forse anche il fatto di aver cominciato di rincorsa la campagna elettorale, in attesa che i democratici sciogliessero il nodo del candidato sindaco. Si nota anche, però, una coincidenza: quel 6% circa, quota corrispondente a quanto manca alle due liste complessivamente rispetto al 2013, che coincide con il ri sultato elettorale ottenuto da Patto Civico di Antonio Veronese. Non sfugge che all’inizio della proposta di Patto Civico, Veronese ed i Riformisti di Federico Eligi erano insieme (poi la separazione dopo qualche accento un po’ troppo a destra, secondo i Riformisti, preso dal Patto). E non sfugge nemmeno che un pacchetto di candidati di In lista per Pisa con Paolo Ghezzi è passato proprio nella formazione di Veronese.

Nel centrodestra la trasformazione è radicale. Rispetto alle politiche lo “zoccolo duro” del 30%, numero in più numero in meno, è rimasto tale. Il centrodestra, quando ha avuto buoni candidati a sindaco, in città ha sempre raccolto quella quantità di voti. Stavolta però la super affermazione della Lega ha spostato la bilancia tutta dalla parte del Carroccio con quel 24,7%. A farne le spese sia Forza Italia, ai minimi con il3,6%O, sia Noi Adesso Pisa-Fratelli d’Italia che si conferma rispetto alle politiche, ma si dimezza a confronto con il 2013. In questo caso però non tutte le responsabilità, tra virgolette, possono essere attribuite alla Lega. Pisa nel cuore di Raffaele Latrofa, cinque anni fa candidato con Noi Adesso Pisa, non può non aver conquistato consensi in una parte simile di elettorato, tanto che la formazione ha raggiunto un buon risultato.

Inoltre, lo scatto della Lega non ha agevolato il Movimento 5 Stelle, una delle principali delusioni. La compagine grillina ha ottenuto poco di più rispetto a cinque anni fa e di sicuro, numeri alla mano, non ha sfruttato come il Carroccio l’onda lunga del governo gialloverde. Il candidato sindaco Gabriele Amore sotto il 10% la dice lunga su quanto non abbia pagato la strategia dello staff nazionale, il nodo della scelta del candidato risolto in extremis, la diatriba tra i due gruppi cittadini (quello più a destra e quello più a sinistra) e anche, lamentano i militanti, un mancato appoggio dei big pentastellati che in questa campagna elettorale a Pisa non si sono fatti vedere.

Risultato in linea con quello del 2013 per Diritti in comune del candidato sindaco Ciccio Auletta. In pratica una sufficienza sul filo di lana, anche se le ambizioni di unica vera forza di sinistra (a sinistra del Pd) sono rimaste con questi numeri in fondo al cassetto.

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