La Lega fa il pieno alle Comunali. «No ad accordi ufficiali con M5s» 

martedì
12 giugno 2018
Testata:
AVVENIRE
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9

Di Maio: ogni volta dicono che scompariamo, non è vero Gentiloni sferza il Pd: «Deve cambiare da cima a fondo»

ROBERTA D’ANGELO

Nella consueta narrazione delle elezioni, dove si fatica quasi sempre a riconoscersi ridimensionati o sconfitti, spicca evidente la vittoria della Lega nella coalizione di centrodestra, il ridimensionamento ulteriore di Forza Italia, la ripresa di Fdi, il calo dei 5 stelle rispetto alle politiche (ma con uno 0,6 in più rispetto alle amministrative precedenti) e la tenuta del Pd, che perde però rispetto alle comunali del 2013. I quasi sette milioni di italiani chiamati al voto in uri ampia e dislocata tornata di amministrative, confermano dunque la “luna di miele” degli elettori con il Carroccio di Matteo Salvini.

Il leader della Lega va avanti per la sua strada, determinato a tenere distanti i piani delle elezioni locali con l’alleanza di governo. E anzi, precisa che ai ballottaggi «non ci sarà nessun apparentamento ufficiale» con i pentastellati. Ma, aggiunge, dove la Lega è fuori dal ballottaggio ci saranno «indicazioni per il cambiamento». Il ministro dell’Interno sente di avere le carte in mano con gli alleati azzurri, ma soprattutto con i compagni di squadra a Palazzo Chigi. Come Lega, commenta, «abbiamo raggiunto percentuali commoventi, come a Temi e a Pisa». Un segnale, spiega, che «anche in questi faticosi e impegnativi primi giorni di governo stiamo lavorando bene. Sono una persona felice e fortunata», si lascia andare. E il rafforzamento palese del Carroccio rimette insieme tutte le anime interne. Il governatore e l’ex governatore della Lombardia, Fontana e Maroni, sono tutti per il nuovo corso, che di fatto rafforza solo la Lega. Molto meno commossi sono i grillini, che tra l’altro a Roma pagano la discussa gestione Raggi e perdono due grandi municipi, uno dei quali – l’VIII – torna al centrosinistra e l’altro, il III, vede un ballottaggio tra centrosinistra-centrodestra. «Ripartiamo dal territorio. I cittadini vanno sempre ascoltati. Seguiremo le loro indicazioni: ci impegneremo di più su decoro, lavori pubblici e trasporti», commenta la sindaca, che incoraggia i suoi: «Il lavoro pagherà, andiamo avanti».

Ma la tensione nei 5 stelle è evidente. Anche Ivrea, cittadina-simbolo (è la patria adottiva di Casaleggio, è sfumata ancora una volta, con un dato fermo al 13,5%. E il capo politico torna a sedare gli animi di chi – parafrasando Grillo – teme che il M5s si stia «biodegradando». Di Maio nega: «Ogni volta alle elezioni amministrative i media raccontano sempre la solita solfa, che siamo in affanno, che rispetto alle politiche è andata male e che siamo prossimi alla scomparsa. L una lettura che si è sempre rivelata falsa e che si riveleràtale anche questavolta». Quellapentastellata, dice, è «un’impresa titanica», ma con la dimostrazione «che Davide continua a vincere contro Golia». Tensioni che rinfrancano il Pd. Partito, twitta Paolo Gentiloni, che «deve cambiare da cima a fondo, ma la notizia della sua morte era fortemente esagerata». Sul cambio di rotta, però, sono tutti concordi. DaVeltroni a Martina, tutti pronti a «ricostruire il centrosinistra».

II bilancio dei voto Salvini (soddisfatto per i risultati nel Nord-Est e anche a Pisa e Terni) determinato a tenere distinti i piani locali dall’alleanza di governo. I 5 stelle temono di restare schiacciati dal Carroccio. Raggi: «Ci impegneremo di più»

«Le elezioni amministrative confermano un centrodestra compatto e maggioritario. Siamo contenti anche del risultato di Fdi che cresce e in in città molto importanti come Catania, Brindisi, Catania, Pisa o Ancona e si attesta come secondo partito della coalizione. È la dimostrazione che la coerenza paga».

NICOLA ZINGARETTI «Apriamo a liste civiche» «Nel Lazio e in tutta Italia le alleanze nuove e larghe sono competitive, vincono o possono vincere. Ora combattiamo tutti nei ballottaggi, poi prepariamoci a voltare pagina e aprire una fase nuova di rigenerazione, più aperta alle istanze dei territori, di esperienze associative e movimenti civici».

LORENZO CESA «C. destra vince unito»
«L’Udc a livello nazionale ottiene un buon risultato, superando in media il 3 per cento. Alle Comunali emerge un risultato chiaro: il centrodestra cresce e vince laddove si presenta unito, mentre Il Movimento Cinque stelle resta fuori dai giochi e dimostra di non avere un radicamento territoriale».

ROMA. M5s è crollato a Roma, restando fuori dai ballottaggi nei Municipi III e VIII dove erano cadute due giunte pentastellate. Esulta così il centrosinistra (che vola verso i ballottaggi anche a Fiumicino e Santa Marinella), mentre nel Lazio il centrodestra si riprende Viterbo e sfonda ad Anzio. In provincia il M5s può gioire solo a Pomezia, dove neutralizza il ‘ribelle” Fabio Fucci, ma a Velletri non basta Paolo Trenta, fratello del ministro della Difesa. II critico d’arte Vittorio Sgarbi, intanto, è sindaco di Sutri. A Roma, dove l’affluenza è stata molto bassa (27%), a Montesacro al ballottaggio l’ex assessore di Marino Giovanni Caudo, col 42%, sfiderà Francesco Bova del centrodestra, al 33,8%. Ma soprattutto trionfa al primo turno Amedeo Ciaccheri alla Garbatella, con il 54%, seguito da Simone Foglio del centrodestra (25,3%). M5s si ferma rispettivamente al 19,1 % e al 13,1 %. Dunque a Roma il Movimento non supera il test e sembra invece avanzare un modello di centrosinistra alternativo, anche perché i due candidati vittoriosi hanno entrambi sconfitto alle primarie le proposte ‘ufficiali” del Pd. I risultati sono comunque a macchia di leopardo. A Viterbo Giovanni Arena (Fi-Fdi-Lega) chiude al 40,22%; il centrosinistra che ha amministrato finora, diviso, ‘serve” in questo modo il ballottaggio alla civica Chiara Frontini. A Fiumicino l’uscente Esterino Montino (Pd-Leu e altri) al 39% sfiderà Mario Baccini (Fi, 27,70), che ha la meglio nel derby col leghista De Vecchis (20,73%). A Pomezia sfuma I’ effetto Pizzarotti” a cui puntava Fucci, al quale è stata negata una deroga per il terzo mandato e che si è ripresentato con una civica: non arriva al ballottaggio (23,47%). Arriva primo il M5s Adriano Zuccalà, con 5 punti sopra: se la vedrà con Pietro Matarese, centrodestra. Sorprende Anagni, in Ciociaria: Casapound con Daniele Tasca arriva al ballottaggio (col 20,5%) e sfiderà Daniele Natalia del centrodestra.

TREVISO. L’onda lunga delle Politiche travolge in Veneto il centrosinistra a Vicenza e Treviso e le consegna con largo margine alla Lega. Giuseppe Conte (omonimo del premier), trainato dalla lista Zaia-Gentili, spodesta il dem Giuseppe Manildo e, a Vicenza, Francesco Rucco con il 50,6% archivia i due mandati del sindaco Variati, mortificando le speranze del suo delfino Otello Dalla Rosa. Nel resto del Veneto il responso delle comunali nelle città più grandi è affidato ai ballottaggi del 24 giugno, con l’eccezione di Villafranca (Verona), dove è stata schiacciante la supremazia del candidato di centrodestra Roberto Luca Dall’Oca con il 63,41 %. II Carroccio acquista maggior peso rispetto al M5s. Se a Vicenza, infatti, i pentastellati hanno scelto di non presentarsi alle urne, a Treviso Domenico Losappio si è fermato a un modesto 4,3%. Per il governatore Luca Zaia, il risultato della Lega nel capoluogo della Marca «è un fiume in piena che si è tradotto in un grande consenso», diretta conseguenza della svolta a livello nazionale. «Il progetto che Conte ha proposto ai trevigiani piace – spiega ed è una perfetta sintesi fra idea politica e progetto amministrativo». Pur di riportare a Treviso il vessillo del Carroccio, il movimento si è affidato anche all’immagine-simbolo del suo “sceriffo” Giancarlo Gentilini. Novello sposo a 89 anni, l’ex sindaco promette di non volersi buttare di nuovo nella mischia: «Una parte di ciò che volevo – racconta – l’ho ottenuto: eliminare i comunisti da Treviso; ora voglio che si dia tranquillità e sostegno alle famiglie perché si facciano figli». A Vicenza l’incoronazione di Ruocco avviene all’alba e viene salutata da tutto l’entourage con caffè e brioche in un bar di Piazza dei Signori. «Con tutta onestà non mi aspettavo di vincere al primo turno – ammette il neo-sindaco – ma alla fine questa è la scelta che dimostra la voglia di cambiamento dei vicentini».

TERNI. L’Umbria cambia colore. Le amministrative certificano il definitivo crollo del Pd e l’ascesa della Lega, entrambe cominciate alle Politiche. Crolla anche Forza Italia, perde punti il M5s, ne guadagnano Fratelli d’Italia e Casapound. A Terni, dopo 4 consiliature del Pd e 20 anni, i dem – fra faide interne, dissesto e l’inchiesta che ha portato al commissariamento – non arrivano nemmeno al ballottaggio e perdono altri 12 punti rispetto alle Politiche, pagando il dissesto economico. A Leonardo Latini, l’avvocato candidato sindaco “imposto” dalla Lega agli alleati, manca il 50% che gli avrebbe consentito l’elezione al primo turno (per appena 300 voti) e fra due settimane potrebbe vincere anche il ballottaggio contro il pentastellato Thomas De Luca. Nella città operaia la Lega è diventato il primo partito col 29%, superando anche i grillini. E che dire di Umbertide, “la piccola Russia” dell’Umbria: il Pd era da solo al 54% e oggi arriva poco sopra al 21 (minimo storico) e la candidata Paola Avorio va al ballottaggio contro il leghista Luca Carizia solo 3 punti avanti e con nessuna certezza sugli apparentamenti dopo la crisi interna al Pd che fece saltare la Giunta (l’ex sindaco si è candidato in proprio). A Cannara, l’ex sindaco Fabrizio Gareggia, dopo il commissariamento, ha cambiato sponda ma ha vinto lo stesso e ora la sua bandiera è del centrodestra. Mentre a Spoleto la differenza l’ha fatta l’assenza del M5s, che non è riuscito a candidare il proprio esponente: il Pd va così al ballottaggio (in svantaggio) col centrodestra, che però già governava. Al Pd restano tre comuni minori, fra cui Corciano, col giovane sindaco Christian Betti, riconfermato, che è già visto come l’uomo del futuro.

GENOVA. L’ex ministro Claudio Scajola, braccio destro di Berlusconi quando il Cavaliere scese in campo ed artefice in buona parte all’epoca della vittoria di Forza Italia, sconfigge, almeno al primo turno per il sindaco di Imperia, il centrodestra dal quale proviene e che aveva come candidato ufficiale Luca Lanteri. Sfida dunque “in famiglia” il 24 giugno, dopo che Scajola ha ottenuto oltre il 30 per cento, contro il 28,67 dell’avversario. Tanto da far dichiarare a quest’ultimo che si aspettava di andare al ballottaggio ma con numeri diversi e più favorevoli. Scajola parla di «risultato lusinghiero» e sostiene che il voto decreta la fine di quella che definisce «patacca del modello Toti». Quattro le liste civiche che lo hanno sostenuto: «La mia parlava ai cittadini dei problemi di Imperia, della sua decadenza e del suo rilancio», dice, e un po’ a sorpresa nega di qualificarsi di centrodestra. Diviso tra vincoli di parentela e appartenenza politica, Marco Scajola, nipote di Claudio ma assessore di Toti, ricorda che lo zio disse che si sarebbe ritirato se per il centrodestra si fosse candidato lui a sindaco. «Non si sarebbe mai ritirato – replica il giovane Scajola – neppure con visita oculistica». Lo zio aveva infatti detto che avrebbe guardato il nipote negli occhi, pronto a farsi da parte se si fosse presentato. Nel resto della regione cade l’egemonia del centrosinistra a Sarzana, che potrebbe passare al centro destra al ballottaggio, mentre invece a Sestri Levante si conferma primo cittadino, forse in base a buon governo personale più che al centrosinistra, Valentina Ghio che vince senza il simbolo del Pd. Male, un po’ in tutta la Liguria, i 5 stelle.

SIENA. «Pochi scossoni, direi che tutto era previsto. Questo è un risultato all’insegna della continuità». Sintetizza così il risultato più atteso della Toscana Luca Furiozzi, che sarebbe stato il candidato sindaco dei 5 stelle se i vertici del movimento avessero concesso ai senesi l’uso del simbolo (cosa che non è avvenuta). A Siena andranno al ballottaggio il sindaco uscente Bruno Valentini (27,4%), sostenuto dal Pd arrivato al 18,35% e dalla lista “In Campo” al 9,37%, e l’avvocato Luigi De Mossi (24,2%) che ha avuto il 7,5% con la lista “Voltiamo pagina” e i voti di tutto il centrodestra, con la Lega che ha fatto la parte dei leone con il 9% superando nettamente Forza Italia al 3,35% e Fdi al 3,57%. Ora la politica senese guarda al ballottaggio del 24 giugno. L’area dei Cinque stelle deciderà cosa fare oggi o al massimo domani. Bisognerà vedere se le proposte fatte dal sindaco uscente Valentini riguardo alcuni punti del programma dei Cinquestelle senesi saranno gradite. Non sembra per il momento probabile che tutto il gruppo grillino senese faccia un accordo con De Mossi. Che comunque voti del Movimento potrebbe intercettarli grazie al fatto di porsi come alternativa senza sconti al Pd. Uomo chiave di un ballottaggio comunque incerto sarà l’altro ex sindaco in pista, Pier Luigi Piccini, che con la sua unica lista “Per Siena” ha ottenuto il 19,53%, primo raggruppamento cittadino. Piccini, proveniente dal vecchio Pci, già sindacalista di Mps, ha detto di voler fare accordi chiari e con la maggiore pubblicità possibile. L’ipotesi che molti ritengono la più probabile è quella di un accordo con Valentini, soprattutto sulla gestione della cultura che a Piccini sta particolarmente a cuore. È possibile anche un accordo con una o più delle cinque liste che hanno sostenuto un altro candidato, Massimo Sportelli (che nel complesso ha ottenuto il 16%), non tenero peraltro con Valentini in campagna elettorale.

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