La “Mostra dei lavori pubblici”: il Comune di Pisa mette alla “prova fedeltà” imprese e associazioni

Le elezioni amministrative della primavera 2018 si avvicinano e a Palazzo Gambacorti hanno deciso di prepararsi per bene. Ancora non si sa se a Pisa i Renziani di Mazzeo si scontreranno con i Bersaniani di Fontanelli o se invece lo squallido teatrino della politica nazionale porterà alla riconciliazione del blocco di potere locale, ma di questo al cittadino – giustamente – importa ben poco.

Ciò che importa – hanno pensato a Palazzo Gambacorti – sono i buchi nelle strade e il buon andamento dell’economia. Quindi i lavori pubblici. Per febbraio 2018 è stata quindi prevista in Logge di Banchi l’apertura di una mostra sui lavori pubblici promossi dall’Amministrazione comunale nel corso del decennio di Filippeschi (a seconda poi di cosa si deciderà a Roma sui rapporti tra Pd e Mpd, sarà evidenziato il legame con il precedente decennio di Fontanelli oppure no). Ma l’operazione propagandistica non è finita qui.

Chi pagherà infatti l’allestimento, la promozione e l’apertura della mostra, nonché gli eventi legati? Non certo il Comune: i fondi per la campagna elettorale “indiretta” sono limitati, quindi meglio chiederli alle imprese edili che hanno avuto gli appalti e che così potranno esprimere la propria riconoscenza alle forze politiche che hanno governato Pisa per tanti anni e che potrebbero governarla ancora per altri anni e tanti altri appalti.

Chi chiederà i soldi alle imprese edili per poi usarli per pagare la mostra dei lavori pubblici? Non il Comune: non sta bene che un’amministrazione pubblica riceva soldi da chi ha vinto i suoi appalti. A fare la raccolta fondi ci penserà l’Associazione Leopolda, associazione che è legata a doppio filo all’Amministrazione dal famoso articolo 15 del Regolamento sulla gestione degli spazi comunali (quello che stabilisce che l’associazione paga al Comune un affitto alto e il Comune paga i contributi per coprire questi costi, almeno finché l’associazione si comporterà bene…).

Si tratta dell’ennesimo evento per cui l’Associazione Leopolda riceverà fondi: ma stavolta è stata scelta dal Comune senza una reale motivazione se non quella della fedeltà politica, visto che l’evento non si realizzerà presso l’ex Stazione Leopolda. Non era meglio scegliere un altro soggetto associativo? E quanto si dovrà raccogliere per sostenere l’intero progetto? Nella convenzione non esiste una stima dei costi, né è previsto un obbligo di rendicontazione. Tutto fa pensare a una spartizione dei compiti in cui ognuno deve dimostrare il proprio livello di fedeltà al potere politico locale: le imprese edili donando un obolo per la mostra, la Leopolda organizzando la questua e la mostra, senza troppi vincoli.

In tutto questo perverso gioco di scambio, troviamo tra le attività previste anche quella di «promuovere la partecipazione degli studenti in alternanza scuola lavoro dell’Istituto di Istruzione Superiore per Geometri Ermenegildo Santoni e degli altri istituti superiori cittadini interessati in qualità di guide della mostra e supporto alle attività di animazione». A guidare i visitatori, sotto la guida della Leopolda, saranno quindi degli studenti. Vogliamo davvero formare i nostri ragazzi a questa scuola di servilismo di cui è diventata maestra l’Amministrazione? Credevamo che la scuola pubblica servisse per formare coscienze critiche, non sudditi ubbidienti…

Una città in comune

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