Il Sindaco Filippeschi e la sua giunta hanno approvato un regolamento che trasforma in un percorso alla Indiana Jones l’accesso a Palazzo Gambacorti, alla sede cioè del “cuore” democratico stesso del Comune, dove sono uffici ma anche sindaco, assessori, consiglio, gruppi politici.
Prendendo a pretesto alcune manifestazioni di protesta che fanno inevitabilmente parte di una normale dialettica sociale e politica e trasformandole in “gravi episodi di criticità in materia di sicurezza” hanno deciso di chiudere ingressi che da sempre hanno permesso alla cittadinanza di accedere al Palazzo, di installare sistemi di videosorveglianza, di richiedere documenti a chiunque voglia entrare e di non consentire più l’accesso a interi settori dell’edificio.
Il palazzo comunale, il simbolo stesso della vita della comunità cittadina, il luogo che deve essere, non può che essere, l’epicentro stesso della democrazia e della partecipazione collettiva diventerebbe una sorta di bunker accessibile solo agli addetti ai lavori, solo a poche persone fidate.
Questa proposta è scandalosa e inammissibile già solo dal punto di vista dei valori democratici, dal punto di vista di cos’è e cosa dev’essere un organo di rappresentanza dei bisogni e delle aspirazioni della comunità cittadina: si passerebbe in sostanza dall’idea della “casa (comune) di vetro”, simbolo di un qualcosa che appartiene a tutte e tutti e che a tutti e tutte è costantemente accessibile, alla “casamatta in cemento armato (e senza finestre…)” nella quale si nasconde e si trincera una politica che si confronta solo con se stessa, che si apre e fornisce l’accesso soltanto a poche figure note e “amiche”.
Ma questa decisione, non a caso simile a tante altri casi di auto-ghettizzazione istituzionale che stanno spuntando ovunque come funghi, è anche il sintomo di una politica in profonda crisi, incapace di parlare in modo aperto e sincero con la cittadinanza, di confrontarcisi senza filtri, di riconoscerne e accoglierne le voci e i bisogni. Una politica che come è sempre più chiaro è destinata ad essere penalizzata dall’elettorato – almeno finché la dialettica democratica continua a funzionare … – ma che nel frattempo devasta la cultura democratica, i valori costituzionali, le relazioni sociali, il senso di comunità.
La blindatura di Palazzo Gambacorti non è quindi solo un atto amministrativo miope e misero: è anche un altro passo – anche se piccolo – verso la barbarie politica e istituzionale che incombe.
E per questo va ridiscussa fino in fondo e respinta: per buoni motivi.
La nostra coalizione si impegna a impedire l’attuazione del provvedimento con tutti i mezzi a sua disposizione e a ribadire l’idea di un Palazzo Gambacorti che sia davvero una casa di vetro, frequentabile e attraversabile con facilità da tutta la cittadinanza.
Così come deve essere se si vuole che gli interessi generali siano veramente rispettati e soddisfatti.
Altrimenti dentro la “casa di tutti” rimarranno solo le lobbies.
Una città in comune – Pisa