Immaginate una persona che attraversa le strisce e un veicolo fuori controllo che corre a tutta velocità e sembra diretto verso di lei. Poi immaginate di essere a bordo strada, assistere alla scena, e partecipare ad una discussione tra i passanti che si pongono il dubbio se davvero la macchina investirà il pedone e, in caso, se lo ucciderà o lo manderà soltanto all’ospedale.
Quando poi qualcuno grida di fermare quella macchina, gli stessi passanti si mettono a discutere su cosa potrebbero fare e soprattutto su chi dovrebbe farlo… Ma nessuno continua a fare nulla.
Beh, noi ci siamo stufati di stare in quel capannello, vogliamo andare in strada e provare a fare di tutto per fermare quella macchina. La missione è difficilissima, sembra impossibile, ma non possiamo non tentare.
Questo è esattamente ciò che succede con la sfida climatica: se il centrodestra nega (o quasi) il problema, il centrosinistra non ha fatto quasi niente, e non sembra essere intenzionato a mettere in discussione i suoi progetti (dannosi) per contrastare davvero il cambiamento climatico, come ad esempio quello per la tangenziale nord-est.
Si crede ancora di poter adottare quelle misure che siano compatibili con gli stili di vita attuali, senza dar fastidio, dove c’è lo spazio. E invece non c’è più tempo, dobbiamo agire ora, con tutti gli strumenti che abbiamo, o sarà troppo tardi.
Questa è l’ultima consiliatura che avrà il mandato per fare qualcosa, per fare tutto. L’obiettivo del 2030 sarà infatti a ridosso delle prossime elezioni e se non avremo agito, sarà troppo tardi per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Mi occupo di ambiente in città da ormai 23 anni, quando mi iscrissi a Legambiente per la prima volta, e da allora, seppur in forme diverse, non ho mai smesso. Ho sempre creduto nella forza del dialogo, nel convincere le persone con gli argomenti, senza forzature o lezioni morali. Casomai con l’esempio e qualche azione più eclatante. Quando divenni presidente di tale associazione la prima azione che proposi fu di andare a piantare degli alberi in una piccola area verde su via Cisanello per evitare che ci parcheggiassero le auto.
Tre o quattro di quelle piante, dei frassini, oggi sono molto cresciute. Hanno raggiunto il loro scopo e sono andate molto oltre.
Poi ci fu la battaglia del Parco di Cisanello, che ci inventammo di sana pianta (nessuno pensava fosse possibile tornare indietro sulle previsioni urbanistiche) per sancire una semplice verità: non avevamo bisogno di quell’ulteriore cemento, ma di un bel parco.
Anche in quel caso abbiamo vinto, ma ci sono voluti 10 anni per realizzarlo (in parte). Ora ne abbiamo solo 7 per cambiare completamente il modo di vivere la città, dalla mobilità di persone e merci, alla produzione di energia, e per prepararci ai cambiamenti climatici che comunque ci saranno.
Per questo sono convinto che sia necessario avere una maggioranza davvero consapevole del problema e disposta a mettere in discussione tutto, che sappia agire con competenza e creatività. Che sappia mettere in campo da subito misure simboliche, ma d’impatto, come la chiusura al traffico del Ponte di Mezzo, per dare un segnale forte di cambiamento. Che sappia adottare politiche più strategiche, come dotare la città di una rete di trasporto pubblico ferrotranviario in grado di trasportare tutti più velocemente e comodamente rispetto all’auto privata. Una Giunta che sappia dire dei “no” chiari a tutto ciò che va contro a questo obiettivo, che aumenta le emissioni, che utilizza soldi per agevolare l’auto privata, che aumenta i consumi energetici.
Ma dobbiamo lavorare tanto anche sui comportamenti individuali, senza i quali non andremo da nessuna parte: liberare le strade scolastiche dal traffico, agevolare l’utilizzo delle bici per gli spostamenti urbani. La mia famiglia si è dotata di una cargo bike da qualche anno, e con quella, nonostante i figli piccoli da scarrozzare in giro, non utilizziamo più la macchina in città, nemmeno per fare la spesa o per portare oggetti pesanti. Costano care, ma sempre molto meno di un’auto e il Comune potrebbe incentivarle.
Tutto questo si può fare solo con tanta determinazione e partecipazione. Le scelte calate dall’alto sono sempre osteggiate, e non abbiamo il tempo. Per questo pensiamo ad un assessorato specifico all’emergenza climatica e ad un tavolo permanente partecipato da tutte le forze sociali.