NAZIONE PISA Pagina: 7
La Quaresima di Filippeschi Il Pd adesso presenta il conto
A UN BIVIO. Il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, nella sua veste di capo della maggioranza in consiglio comunale e nel Pd locale, deve scegliere. L’aut-aut arriva dal suo partito, da chi comanda in regione e sta dalla parte di Renzi e del nuovo vento politico che gonfia la bandiera del centrosinistra. Pisa da che parte sta e dove vuole andare?, è quello che il Pd regionale vorrebbe sapere ora che si preparano strategie e formazioni per la partita delle elezioni di maggio. Lo scossone al Palazzo pisano, iniziato con le dimissioni di Danti dall’assessorato alla cultura e proseguito con l’uscita di Sel dalla maggioranza e con le minacce di alcuni civatiani di non assicurare più i numeri per governare Pisa, è solo il magma superficiale di un ribollire interno al Pd che cova da tempo. Tanto che, la ricerca di un nome per la Giunta, al posto di Danti, non sembra essere il principale grattacapo per Filippeschi. La sua maggioranza in consi glio è in bilico e 1 ipotesi di elezioni anticipate è la carta estrema giocata da Nocchi e Ferrante per richiamare all’ordine il partito, spaccato in «bande» e correnti. Un avvertimento politico in una battaglia aperta e giocata su due piani intrecciati, quello locale e quello regionale, fra i contorni di una lotta fra vecchio e nuovo, e nella quale Pisa è chiamata a prendere una posizione.
IL PD regionale, governato da Dario Parrini, può contare su V’appoggio di una forte componente ppisano-renziana (Mazzeo, Gelli, Capuzzi, Sanzo, Serfogli), e vorrebbe riportare all’ordine quello comunale e provinciale sotto le gestioni di
Ferrante e di Nocchi. Troppi mal di pancia. In primis, quelli dei cerriani che ora, ricontattati da Filippeschi per ricucire lo strappo del 2013, hanno rifiutato la poltrona liberata da Danti e anzi avrebbero chiesto la «testa» della lettiana Ylenia Zambito, che occupa quell’assessorato all’urbanistica pomo della discordia. Secondo i bene informati i cerriani farebbero ora fronte compatto con la parte pisana che in consiglio e in giunta vorrebbe svecchiare il Pd liberandolo dalla presenza protettrice di Paolo Fontanelli, riluttante a cedere Pisa a Renzi e a Firenze. In questo bivio, Filippeschi dovrà trovare la strada per restare in sella ed evitare a tutti i costi di galleggiare come invece potrebbe accadere se decidesse di non allinearsi. L’ipotesi elezioni anticipate potrebbe avverarsi solo dopo i «test fedeltà» in corso nel Pd e solo nel caso in cui il sindaco venga sfiduciato. A questo punto, potrebbe ricandidarsi per un terzo mandato. Ma la candidatura tris non sarebbe scontata, perché il vento renziano, forte in Giunta, sospinge Andrea Serfogli, quel nome su cui il Pd regionale potrebbe puntare per blindare Pisa. I tempi per Filippeschi sono strettissimi. Renzi e Rossi sono pronti a presentargli il conto per l’iniziale ostilità di Pisa alla fusione dei due aeroporti. Entro mercoledì, il sindaco dovrà scegliere se farsi pacificatore del partito e cedere alla linea regionale e renziana, o andare avanti navigando a vista. In questo caso, renziani e cerriani non gli faranno sconti e potrebbe aver bisogno di nuovi paracadute in consiglio comunale. E gli alleati di sempre (Lista Ghezzi e Riformisti) non bastano. Per Filippeschi inizia una lunga Quaresima. Risorgerà?