La vera partecipazione e i limiti dei Ctp

TIRRENO PISA, pagina VII
Sono stata in un Consiglio territoriale di partecipazione (Ctp) come rappresentante di Sel durante lo scorso mandato dei sindaco Marco Filippeschi. Trovo importante e interessante il dibattito che si è aperto dopo la scelta fatta dalla coalizione “una città in Comune – Rifondazione Comunista” di non entrare con propri rappresentanti nei Ctp. Un tempo i consigli di circoscrizione erano elettivi e potevano fare alcune scelte vincolanti per l’amministrazione comunale. Ma avevano dei vizi di fondo: a partire dalla riproduzione di dinamiche partitiche che l i ingessavano in logiche di alleanze, minoranze e maggioranze, rendendo difficile qualunque discussione. La mia impressione durante lo scorso mandato è stata che la scelta di istituire i Ctp abbia portato con sé quel vizio di fondo, aggravato dall’impossibilità per i consigli di esprimere scelte vincolanti. C’è bisogno di metodi e strutture più snelle e più efficaci. E mi pare che anche la giunta se ne renda in parte conto. Al lora mi chiedo: perché forzarsi a ripetere le stesse scelte? E perché non essere più coraggiosi? Il fatto che il Comune abbia diversi spazi disponibili sparsi sul territorio permette di dare una sedefisica per l’incontro tra i residenti nei quartieri, incontro che deve potersi svolgere nelle forme più ampie, svincolate da logiche di ceto politico. Trovo estremamente interessanti le proposte che sono state fatte da “Una città in Comune- Rc” su bilancio partecipativo, istruttoria pubblica pergli atti di prograrrimazione e gli strumenti di pianificazione territoriale, laboratori di progettazione partecipata, accord i di quartiere con il coinvolgimento dei le scuole e dei giovani, elaborazione di mappe dei valori e dei conflitti e creazione di comunità virtuali.

Tiziana Nadalutti

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