«La voce dei lavoratori a Palazzo Gambacorti»

giovedì
24 maggio 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
VII

Paolo Casole, candidato sindaco del Partito Comunista

di Francesco Loi

PISA

Sulla scheda elettorale delle prossime elezioni amministrative ci sarà anche il simbolo con la falce e martello del Partito Comunista. La formazione politica (guidata a livello nazionale da Marco Rizzo) sostiene la candidatura a sindaco di Paolo Casole, operaio metalmeccanico.

Casole, un aggettivo per definire la Pisa di oggi… «Decadente. E ci sono tanti perché. Voglio essere buono: non tutti ascrivibili a responsabilità del sindaco uscente. Incidono infatti anche aspetti derivanti dalla situazione nazionale ed internazionale, soprattutto sotto il profilo dell’ambiente, dell’economia e dei servizi. Il fenomeno dell’immigrazione di cui tanto si parla è una conseguenza di tutto questo. Un elemento da non prendere sottogamba, ma nemmeno da cavalcare troppo facilmente».

Un aggettivo per definire la Pisa del futuro (e come la vorrebbe)…
«Un crocevia del Mediterraneo. Grazie a clima ed ubicazione, questo territorio si caratterizza per la presenza di vie di comunicazione importanti. Rifacendosi alla sua storia, Pisa ha tante potenzialità da mettere a frutto».

Le tre parole chiave del suo programma?
«Lavoro. Ambiente. Integrazione. Il nostro programma è basato soprattutto sulle politiche sociali e su quelle a favore delle classi lavoratrici, a cui ci rivolgiamo affinché riescano ad avere rappresentanza, ma soprattutto affinché si rendano protagoniste della vita politica e decisionale della città».

La prima cosa che farebbe da sindaco?
«Da primo cittadino, seguendo le direttive del partito, anzitutto non rispetterei il patto di stabilità per liberare risorse economiche determinanti. Ad esempio, potenziando le infrastrutture che possono servire come volano per lo sviluppo della città, per il suo sistema economico e, di conseguenza, per il benessere complessivo della comunità».

Sicurezza cosa chiederebbe al prefetto e al questore? «Farei una riflessione sulle modalità di utilizzo delle risorse economiche destinate alle forze dell’ordine e da impiegare come dissuasori della criminalità. L’impegno di poliziotti e carabinieri dovrebbe essere indirizzato verso quei luoghi dove è più frequente lo spaccio di droghe. In generale penso ad un percorso culturale perché molto spesso andare a reprimere gli episodi di microcriminalità non risolve il problema. Si deve lavorare soprattutto sulle origini di certi fenomeni, più sulle cause che sugli effetti».

Un tema “storico”: come riuscire a legare città e mondo dell’università?
«Abbiamo analizzato in modo particolare l’aspetto della movida e le sue conseguenze sulla città. Il problema è che Pisa ha concentrato tutto in due piazze, quella delle Vettovaglie e quella dei Cavalieri. La riqualificazione delle periferie diventa un elemento centrale anche per risolvere il problema della malamovida. Il decentramento di centinaia di giovani studenti consentirebbe di alleggerire la pressione dai soliti luoghi».

Quale rapporto e quali impegni per le periferie? «Quello espresso lo scorso
4 marzo è stato un voto di protesta che si è alzato dalle periferie della città, Anche se incanalato male. Denota comunque l’abbandono da parte dell’amministrazione non solo dal punto di vista ambientale, ma anche delle strutture culturali e degli impianti sportivi. Tutti aspetti essenziali del nostro programma nella parte, che è una delle principali, dedicata al rilancio delle periferie. Anche in questo caso la strategia dovrebbe essere quella di andare a rimuovere più le cause che gli effetti, innescando un circuito virtuoso in tutte le zone della città».

Aeroporto e People Mover: quali strategie adottare?
«L’aeroporto Galilei è sicuramente un pilastro dello sviluppo di Pisa. Il fatto che la maggioranza delle azioni sia in mano ad una multinazionale non è un bene. Sappiamo bene come si muovono queste società, che hanno come riferimento il profitto. Per noi sarebbe importante contrastare ogni azione contraria alla tutela dei diritti dei dipendenti e alla qualità del lavoro. Il People Mover? Una grande opera inutile, molto costosa, anche se sappiamo che ha potuto beneficiare di contributi comunitari. Siamo stati perplessi sin dall’inizio riguardo a questo progetto, pensando che sarebbe stato meglio indirizzare in altro modo i soldi a disposizione. Credo che un sindaco dovrebbe anzitutto battersi per diminuire il costo del biglietto della navetta».

Un’idea per il litorale? «Parliamo di una zona molto bella del nostro territorio comunale. Andrebbe valorizzato con un calendario di eventi, soprattutto musicali. Ho vissuto la Pisa di fine anni Settanta, ricordo eventi come Pisa Jazz che avevano anche la funzione di aggregazione e di socializzazione. Peraltro ritengo che certi tipi di eventi dovrebbero essere incentivati in tutta la città e non solo per il litorale in alta stagione».

Quali differenze con le altre, tante, liste di sinistra? «Questa frammentazione deriva proprio dalla crisi di idee, per non dire di ideologie. La sinistra un po’ se l’è cercata, rincorrendo la destra sul suo stesso terreno: mi sembra evidente che poi quando uno va a votare finisce per scegliere l’originale. Non credo si siano superate le differenze tra destra e sinistra. Bisogna tomare ad avere obiettivi strategici di società. Il voto al nostro partito può rappresentare una spinta propulsiva di ricostruzione che può giovare a tutta la sinistra».

Quali obiettivi vi siete posti in questa competizione elettorale?
«Conquistare una presenza in consiglio comunale, eleggendo almeno un consigliere. È la prima volta che ci presentiamo alle amministrative e veniamo dalle politiche del 4 marzo. Siamo il partito con la più grande tradizione, ma non siamo così strutturati ed affrontare due impegni tanto ravvicinati non è semplice. Però ci siamo voluti essere proprio per mandare un messaggio importante a tutto il movimento di sinistra».

Quale scelta da parte vostra nel caso di un ballottaggio che chiami in causa centrosinistra e centrodestra?
«Non daremo alcuna indicazione di voto perché non ci soddisfa il percorso che la sinistra ha fatto in questi anni. Non vogliamo essere considerati responsabili di certe posizioni. E comunque vogliamo mandare un segnale chiaro e preciso perché per noi i simboli sono ancora importanti».

Paolo Casole è stato il decimo aspirante in ordine di presentazione alla guida di Palazzo Gambacorti. Classe 1960, pisano, operaio della Piaggio dal 1995, per Casole «essere presenti alle elezioni con il nostro simbolo è un motivo d’orgoglio, ma anche l’opportunità per provare a ribaltare le politiche portate avanti negli ultimi anni dal centrosinistra e dal centrodestra che hanno prodotto una crisi non solo economica, ma soprattutto sociale. E per farlo non occorre un cambiamento, ma una rivoluzione, anche per rovesciare le politiche cittadine imposte dai governi centrali e dall’Unione Europea, a partire dal patto di stabilità e dal pareggio di bilancio che hanno impedito ai Comuni di investire». Una lista, quella del Partito Comunista, formata da studenti, operai, precari e disoccupati «a dimostrazione – specifica casole – delle componenti più fragili della societàche rappresentiamo».

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