Dal tavolo interistituzionale sulla nuova base militare a Pisa emerge con chiarezza ancora una volta il coro unanime del centrodestra e del centrosinistra a favore della realizzazione della nuova base militare nel nostro territorio, ma con un ulteriore salto di qualità, poiché si prevede un ulteriore potenziamento ed estensione che richiederanno maggiori risorse.
Una grossa parte della base, secondo le indicazioni espresse dall’Arma dei Carabinieri, sarà infatti realizzata all’interno del Parco di San Rossore, utilizzando sia gli immobili pubblici a Coltano sia nelle aree del Cisam, grazie alla totale complicità del Presidente del Parco, Lorenzo Bani. Si rafforza quindi la militarizzazione del Parco in contrasto con tutte le normative vigenti a tutela di questo preziosissimo bene comune.
Ma non solo. L’effetto della gara tra Regione e Comune di Pisa, tra il centrosinistra di Giani e il centrodestra di Conti, per assecondare gli interessi militari e ad accaparrarsi le risorse della economia di guerra offrendo spazi e terreni a tutto spiano, in una indecente asta a chi stendeva il tappeto rosso più lungo per questa opera, è quello di ampliare il progetto a Pisa, mettendo sul piatto la casa dello studente Paradisa per le abitazioni dei militari, e aree pubbliche e private ad Ospedaletto (Conti) e a Pontedera (Giani) con un piano anche di costosi espropri che faranno aumentare i costi della struttura e il consumo di suolo.
È evidente che siamo di fronte ad interessi economici enormi e ad un progetto che ha una valenza strategico-militare di valore nazionale, su cui il nuovo Governo guidato da Fratelli d’Italia punterà ancor di più, cercando di accelerare i passaggi in vista anche delle prossime elezioni amministrative.
Ma chi governa ad ogni livello non ha fatto i conti con la mobilitazione del Movimento No Base, che da aprile ad oggi è cresciuta ogni giorno a Pisa e in Italia contro questa base e che ha mostrato il 2 giugno tutte le sue potenzialità.
In una fase drammatica sul piano internazionale in cui gli scenari di guerra sono sempre più preoccupanti, in un momento di crisi sociale ed ambientale così acuta non c’è altra soluzione che dire un No incondizionato a queste politiche e a questo progetto.
La nostra posizione è chiara: nè un euro nè un centimetro quadrato per questo progetto, il ritiro immediato dei decreti istitutivi della base e del tavolo interistituzionale, e l’immediato utilizzo dei 190 milioni di euro per affrontare la crisi sociale e ambientale del nostro territorio.
Una città in comune
Rifondazione comunista