Qualche giorno fa, davanti al silenzio assordante di una città sempre più smemorata, Ciccio Auletta ricordava con un post su facebook i 50 passi delle politiche indecorose della giunta Conti e la pagina nera dello smontaggio nella notte del chiosco della legalità in Borgo Stretto.
Smontare di nascosto e lasciare poi nell’abbandono più assoluto un bene confiscato alla mafia, ha un significato politico preciso e manda alla città un messaggio che va respinto con forza.
La battaglia sui beni confiscati e il loro riutilizzo è un caposaldo del movimento antimafia, dalla legge Rognoni-La Torre alle battaglie di Libera degli anni 90, e quanto accaduto a Pisa è una ferita aperta, uno spartiacque.
Proprio ieri abbiamo chiesto l’audizione dei membri dell’osservatorio sulle infiltrazioni criminali nel nostro comune, uno strumento che è stato istituito grazie alla nostra iniziativa.
Vogliamo anche ricordare il nostro ordine del giorno sui beni confiscati che naturalmente la Destra ha bocciato senza vergogna.
Una città in comune