Lega spiana tutti: primo partito in città

martedì
12 giugno 2018
Testata:
NAZIONE PISA
Pagina:
3

Sfiora il 25% e lascia il Pd al 23,6%. Tonfo del M5S: precipita al 9,9%

di GUGLIELMO VEZZOSI

UNautentico tsunami, quello della Lega, che è passata dallo 0,35% del 2013 (proprio così, 0,35%) al 24,72% di domenica scorsa diventando il primo partito della città, davanti allo stesso Pd, che mai a Pisa era arrivato secondo, fermatosi questa volta a quota 23,62%. Un trattore, quello del Carroccio, che spiana tutto e tutti in una corsa inarrestabile, migliorando addirittura la performance delle Politiche di marzo quando la Lega era comunque balzata al 17,8% soffiando al Pd tutti i seggi uninominali di Camera e Senato. Uno scaccomatto senza precedenti, che bruciava allora e che diventa un autentico bagno di sangue oggi se si osserva il numero dea voti assoluti: il Pd in tre mesi passa dagli 11.867 consensi di marzo a 9.351, la Lega viceversa da 8.772 a 9.784.

SEMPRE nel centrodestra, a fare le spese del boom leghista è soprattutto Forza Italia: il partito azzurro non va oltre il 3,59%, meno della metà dei voti raccolti alle Politiche (8,5%), mentre è stabile Fratelli d’Italia-Nap: con il 4,7% recupera qualcosa sul risultato delle Politiche (4,4%) pur calando in numeri assoluti (da 2.194 voti ai 1.862 di oggi). Nello schieramento di centrosinistra sa lecca le ferite pure «In Lista per Pisa» di Paolo Ghezzi, accreditata di un 3,8% che va stretto rispetto al 7,07% del 2013. Un esito che risente probabilmente della presenza di numerose liste civiche che pescavano nell’area moderata dell’elettorato. MA il vero f lop è stato quello del M5S di Gabriele Amore: alle Politiche di marzo con il 23,63%, i pentastellati erano balzati al secondo posto insidiando da vicino il Pd (dal quale li distanziavano meno di duecento voti). Oggi sono fuori dai giochi dopo il tonfo clamoroso che li vede relegati in terza piazza con il 9,83%. Tangibile, invece, la performance di Ciccio Auletta che intercetta il malcontento a sinistra, arriva al 7,8% dei consensi e diventa uno degli esponenti più corteggiati in vista del ballottaggio del 24 giugno quando gli elettori saranno chiamati a scegliere tra il candidato di centrodestra Michele Conti (arrivato primo con il 33,4% dei voti) e quello di centrosinistra Andrea Serfogli, che ha conquistato il 32,3%. Già, il ballottaggio. Da aeri, azzerati tutti i contatori, si riparte da capo e inizia una nuova partita dove conteranno strategia, tattica e cervello. Tradotto: sono indispensabili accordi e alleanze con chi è rimasto fuori, in primis le liste civiche. I più corteggiati sono Raffaele Latrofa di «Pisa nel cuore» e il Patto civico di Antonio Veronese, ai quali strizzano l’occhio entrambi gli schieramenti. Sulla carta potrebbero entrambi pendere verso il centrodestra, ma in politica mai dare nulla per già deciso. Latrofa in particolare ha totalizzato un ragguardevole 6 6%, anche se lui si aspettava di più, dopo una campagna elettorale molto concreta, quartiere per quartiere e sicuramente non concederà il proprio capitale di voti a scatola chiusa. Ha voluto misurare la propria forza nelle urne e ha vinto la scommessa, ma in queste settimane si è tenuto ben distinto da un centrodestra che fino ad oggi lo ha in qualche modo snobbato e con il quale non sono mancati attriti, spesso personali. Perseverare in certi atteggiamenti sarebbe un errore, chela moderazione e il buon senso di Conti dovrebbero spingere a evitare. Stesso discorso vale per Veronese che alle ultime politiche ha dichiarato di aver votato per il centrodestra: anche lui ha un buon gruzzolo di voti (6,1 %) e ha impostato una campagna su temi cari al mondo del commercio e delle piccole e delle micro imprese, che chiedono a gran voce di cambiare passo in città. Ma nessuno può dare per scontati i voti dell’uno o dell’altro: sarebbe una leggerezza che potrebbe costare la partita. Lo sa bene anche il Pd che, nonostante le divisioni interne sulla candidatura di Serfogli, deve proprio a quest’ultimo se il partito ha evitato il tracollo. Serfogli proverà sicuramente ad allargare il suo schieramento alla sponda civica di Veronese e Latrofa visto che già può contare, da sinistra, sull’appoggio di Mdp di Paolo Fontanelli che al primo turno è rimasto dietro le quinte. Alla fine tra Conti e Serfogli la spunterà uno solo: e sarà quello che, nei prossimi 15 giorni, non avrà la pretesa di ritenersi autosufficiente, ma sarà aperto al dialogo ben sapendo che questo comporterà, necessariamente, qualche concessione.

Condividi questo articolo

Lascia un commento