Pisa, 27 settembre 2023
Alla cortese attenzione di
Monia Monni – Assessora all’Ambiente Regione Toscana
Luca Santini – Presidente di Federparchi
Matteo Biffoni – Presidente di ANCI Toscana
Rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste
p.c. Lorenzo Bani – Presidente del Parco Regionale di San Rossore, Migliarino e Massaciuccoli
Egregia Assessora, Egregi Signori,
Oggi siete riuniti nel Parco Regionale più importante della Toscana, uno dei primi istituiti in Italia, in un’area di assoluto pregio naturalistico per la sua dimensione, per essere l’unico e ultimo “cuscinetto naturale” in un’area altrimenti pesantemente antropizzata, e soprattutto per la varietà, peculiarità e pregio degli ecosistemi di cui è posto a tutela.
Siete qui riuniti per celebrare un convegno dal titolo ambizioso: “Viviamo le aree protette da protagonisti”: niente di meglio si potrebbero aspettare i cittadini dell’area costiera e della Toscana tutta per la tutela del patrimonio naturalistico più prezioso del loro territorio: chi è qui oggi sa che la tutela della biodiversità e il contrasto del cambiamento climatico devono essere la assoluta priorità della politica e di chi è chiamato a governare e a dirigere le aree protette, per il nostro benessere e delle generazioni future; l’apertura della gestione alla partecipazione attiva dei cittadini è segno del rispetto di questo mandato e dei principi di democrazia e di responsabilità.
Questo è il Parco e questa la gestione che vorremmo.
Ebbene egregia Assessora, egregi Signori, con questa lettera vogliamo porre alla Vostra attenzione il fatto che, mentre celebriamo questo convegno, oggi l’integrità del Parco Regionale di San Rossore e le sue funzioni di tutela degli ecosistemi e della biodiversità sono poste sotto attacco proprio dalle istituzioni deputate alla sua difesa. Il ruolo dei cittadini e delle cittadine, lungi dall’essere protagonista, è stato ridotto a quello di meri spettatori di un indecoroso spettacolo di rimpalli istituzionali.
Questi i fatti, in breve: dopo aver ritirato il progetto di costruzione della grande base militare dei Carabinieri nell’area agricola di Coltano, ai margini del Parco, grazie alle proteste degli abitanti, della cittadinanza, delle associazioni ambientaliste e del movimento contro la base, proprio il Presidente del Parco ha suggerito al Ministero della Difesa di poter costruire la grande parte della base militare in una delle aree più pregiate, e gli amministratori locali e regionali, a partire dal Presidente della Giunta Regionale Giani, ma anche il Presidente della Provincia e il Sindaco di Pisa hanno ratificato questa scelta nell’incontro tenuto al Ministero della Difesa lo scorso 6 settembre.
Per comprendere l’eccezionale gravità di questa scelta si deve notare che l’area prescelta, dove un tempo era collocato il centro di ricerca militare “Cisam”, ora dismesso:
a) è in un’area quasi totalmente boscata e con una copertura boschiva relativamente integra perché non frequentata da anni;
b) è in un’area interna del Parco e non in un’area contigua, quindi con un grado di integrità dell’ecosistema e un livello di tutela decisamente alto;
c) è un’area inserita in un contesto di grande pregio ambientale come la tenuta di Tombolo;
d) ricade inoltre all’interno di una “zona cuscinetto” della riserva della biosfera MAB “Selve Costiere di Toscana”, cioè una zona la cui finalità – riconosciuta all’interno di un programma globale dell’UNESCO – è rafforzare “l’azione protettiva delle vicine zone centrali. Vi si sperimentano metodi di gestione delle risorse rispettosi dei processi naturali, si promuove la ricerca scientifica e sperimentale, l’educazione ambientale ed il turismo sostenibile” (si veda al riguardo la chiara scheda contenuta in https://avanzi.unipi.it/il-ciraa-e- lunesco/, corredata di cartografia)
e) ricade infine all’interno della Zona di protezione speciale (ZPS) “Selva Pisana” della rete europea Natura 2000.
L’area ex-Cisam, insomma, è nel cuore di una più vasta area che – indipendentemente tra loro – nel corso dei decenni la Regione Toscana, l’Unione Europea e l’UNESCO hanno ritenuto degna di speciali misure di tutela: l’inserimento nell’area interna del parco regionale, la designazione come “zona cuscinetto” di una riserva della biosfera da parte dell’UNESCO e la designazione come ZPS da parte dell’Unione Europea all’interno del programma Natura 2000.
È in un’area di questa importanza ambientale che Governo, Enti Locali ed Ente Parco hanno concordato di permettere di costruire una base militare che è ben lungi dall’essere “a impatto ambientale zero”, come sostiene la propaganda di chi ha deciso di svenderla: oltre al consumo di suolo, che non è evidentemente nullo, non esistono compensazioni possibili per la distruzione di un ecosistema integro che verrà invaso da costruzioni, strade e traffico pesante, perché un ecosistema integro non antropizzato non si può semplicemente ricostruire piantumando altrove.
Non si può non tener conto delle attività che si svolgeranno nella Base: nel progetto iniziale erano previsti poligoni di tiro, depositi di armi ed esplosivi, piste di atterraggio elicotteri, aree di esercitazione a cui conseguirà un impatto devastante e continuo nel tempo, anche sulla fauna del Parco.
La costruzione di questa base militare nel cuore del Parco va anche in senso completamente opposto alla strategia europea della biodiversità. Sapete benissimo infatti che l’Unione Europea ha stabilito da anni di affrontare una delle tre minacce capitali al futuro del Pianeta – cioè la perdita di biodiversità – tramite un’ambiziosa e difficilissima ma indispensabile strategia istituzionale che prevede di portare la superficie protetta al 30% di tutto il territorio dell’unione e di rinaturalizzare almeno il 20% entro il 2030.
Operando per realizzare tale strategia, l’obiettivo di chi gestisce un’area protetta – di una qualsiasi area protetta, ma in particolare di un parco storico come quello di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, dovrebbe essere quello di riuscire a rinaturalizzare quante più̀ aree possibili, e non di aprirle al cemento
.
In questo caso quindi, un’area militare in disuso da decenni situata, come è l’area ex-Cisam, nel cuore del Parco, della rete Natura 2000 e di una riserva MAB dell’Unesco, dovrebbe essere oggetto di un ambizioso ma necessario progetto di rinaturalizzazione finalizzato a smantellare gli edifici esistenti e a favorire la ripresa del bosco, anche per dare continuità alle aree boschive limitrofe.
Duole dire che, in modo paradossale, l’Ente Parco, la Regione, la Provincia di Pisa, i Comuni dell’area oggi stanno facendo l’esatto opposto: stanno offrendo quest’area a chi vuole cementificarla e farne un polo attrattore di persone, di traffico e di inquinamento, e lo stanno facendo in sostanziale segretezza, in sprezzo alle regole fondamentali della partecipazione democratica e degli obiettivi di questa stessa giornata sulla partecipazione dei cittadini alla gestione dei Parchi;
Stanno prevedendo impatti ambientali devastanti proprio dove non si dovrebbe mai, cioè all’interno di un’area naturale protetta e anzi in un’area considerata di grande pregio anche da istituzioni internazionali come l’Unesco e l’Unione Europea;
Stanno andando in direzione esattamente contraria alle strategie italiana ed europea per la salvaguardia della biodiversità;
Stanno inoltre cercando di sviare l’attenzione dell’opinione pubblica attraverso annunci di misure di compensazione, di “infrastrutturazione sostenibile” e di ripiantumazioni che non possono sostituire la perdita di un ecosistema integro e che appaiono quindi inevitabilmente come improbabili esercizi di greenwashing e di mistificazione.
Ci sono quindi molte buone ragioni per chiedere – e ottenere – di fare un passo indietro e definitivo su questo progetto ed è per questo che ci rivolgiamo a voi perché vi uniate con fermezza alla nostra richiesta di fermare il progetto di sventrare questa parte preziosa del Parco, per attuare davvero le strategie e direttive europee per la tutela della biodiversità e il mandato per cui il Parco esiste e per cui siete qui riuniti oggi come amministratori anche in nome di quella partecipazione che oggi intendete promuovere.
Una città in comune