Lettera aperta sulla cultura

Diciamo subito che la lettera aperta che “operatori e operatrici culturali attivi nella città di Pisa hanno scritto ai futuri amministratori  ci piace molto. Anzitutto perché squarcia il silenzio di questa campagna elettorale sul tema delle politiche culturali, surclassato da sicurezza e nuovo stadio. In secondo luogo ne apprezziamo lo spirito costruttivo e collaborativo, perché vorremmo costruire una politica culturale che dia spazio proprio a chi la cultura produce, senza ragionare in termini di appartenenza politica. Cerchiamo di entrare nel merito, rispondendo sinteticamente punto su punto:

Leggiamo che “la cultura è un’arma potente contro il degrado” e non possiamo che concordare: più spettacoli teatrali, proiezioni e concerti, più chiese, musei e monumenti visitabili, più spazi espositivi e biblioteche civiche aperte fino a tardi significa una città più sicura e più vivibile in centro come in periferia.

Anche da questo punto di vista “ l’intercultura è la base”, come recita il secondo punto di questa lettera aperta. È sempre antipatico citarsi, ma nel nostro programma si dice che per cultura intendiamo “il luogo ideale d’incontro degli individui, di scambio e integrazione, nel quale si affermano valori di libertà, democrazia, fratellanza, solidarietà, tolleranza e giustizia”. E ancora che “cultura è circolazione dei saperi e sviluppo del senso civico, ricchezza associativa e capacità di auto-organizzarsi, riconoscimento di professionalità e loro adeguata utilizzazione, valorizzazione di energie (soprattutto giovanili), possibilità per gli anziani di sentirsi vitali, interazione positiva tra chi vive in città e l’ambiente, tra scuole e quartieri, creazione di un tessuto sociale cooperativo e solidale, rispetto della legalità intesa come autotutela collettiva.” In questo senso ci piacerebbe tanto riuscire ad organizzare – qualsiasi sia l’esito di queste elezioni – il Festival delle Culture del Mediterraneo per riscoprire l’antica vocazione cittadina come luogo d’incontro, approfondendo il panorama culturale dei vari paesi che si affacciano sul Mediterraneo; non un evento sporadico ma un appuntamento annuale da tenersi nell’arco di un mese estivo, un festival diffuso da tenersi nelle piazze e nei cinema, teatri, locali di centro e periferia con presentazioni di libri, mostre, concerti, rassegne teatrali e cinematografiche.

Sui nuovi spazi della cultura creati in città in questi ultimi anni siamo stati e continuiamo ad essere molto critici, soprattutto perché nessuno è stato coinvolto fin dalle loro fasi progettuali. Anzi, quando si è provato ad interloquire – si pensi al Coordinamento dei lettori di Biblioteche e archivi pisani per la destinazione delle Officine Garibaldi, nel corso di una partecipata assemblea al Teatro Rossi – il dialogo con le istituzioni non è mai cominciato. Sosteniamo che si debba garantire la fruibilità sistematica di patrimonio sottoutilizzato o in abbandono, recuperando spazi pubblici inutilizzati, chiudendo la forbice tra numero crescente di spazi abbandonati o sottoutilizzati e domanda inevasa di luoghi di aggregazione e socialità. Nelle riflessioni della lettera aperta ci piace leggere qualcosa in più e cioè che il recupero e la restituzione alla città di un luogo significhi “pensarlo con a chi quel luogo si chiederà di abitarlo, affermando il primato della funzione sopra quello dell’estetica architettonica”. Sottoscriviamo.

La “Cultura è Lavoro”, dunque anche un investimento per gli enti locali. Vorremmo dare accoglienza e sostegno di iniziative spontanee e promuovere diffuse attività culturali, attraverso il finanziamento di soggetti associativi e individuali, con la massima trasparenza nella gestione dei fondi e delle gare, ed auspichiamo. L’idea di attivare protocolli d’intesa e convenzioni, già all’ordine del giorno in altri comuni, ci pare ottima, e in termini di trasparenza proponiamo di redigere un Bilancio sociale della cultura per misurare l’impatto economico degli investimenti e verificare il livello di gradimento da parte della comunità. Ugualmente, vorremmo far rispettare un codice etico e deontologico per gli operatori culturali, come per tutti gli altri lavoratori.

Secondo quali criteri qualitativi e quantitativi si possono valutare i progetti culturali? Quelli proposti ci paiono una buona base. Crediamo nella discussione e condivisione delle scelte e sosteniamo che l’assessorato alla cultura non debba rinunciare a un ruolo d’indirizzo, interpretandolo come missione di ascolto, stimolo e coordinamento dell’immaginazione progettuale della cittadinanza.

Crediamo fermamente nella collaborazione attiva tra istituzioni culturali, associazioni e singoli operatori, anche nella gestione dei fondi. Come prima proposta concreta del nostro programma per la cultura, abbiamo immaginato di realizzare, insieme a chi la cultura produce, una carta d’intenti per un progetto a lungo termine di rilancio del sistema culturale cittadino: tornare ad avere una visione lunga e disinteressata, perché la cultura ha bisogno di strutture stabili e finanziamenti continui.

La partecipazione è risorsa. Abbiamo previsto la stesura di un nuovo Regolamento dei Beni Comuni, capace di sostenere i cittadini o i collettivi che vogliano prendersi cura dei tanti spazi pubblici abbandonati della città. Per questo chiediamo l’immediato riconoscimento del Teatro Rossi Aperto e la convocazione di un tavolo con i principali soggetti in gioco per il completamento del restauro del teatro e il raggiungimento della piena agibilità dello storico edificio, a partire dal progetto di riqualificazione e utilizzo presentato dalla stessa associazione.

Infine, la cronica mancanza di fondi, vera fino a un certo punto se si pensa che le Officine Garibaldi sono costate € 8.000.000, gli Arsenali Repubblicani € 5.000.000, le Mura medievali € 10.000.000 e i totem multimediali che costellano il centro storico € 1.700.000. Tra le prime cose che intendiamo fare vi è l’apertura di una struttura per la partecipazione a bandi europei, trasversale agli assessorati, per poter attivare e coordinare la partecipazione in co-progettazione di associazioni ed individui.

Insomma, ci piacerebbe lavorare assieme sulle riflessioni proposte in questa lettera anche oltre il 10 giugno. Coscienti tuttavia che questi punti non possano prescindere da altre questioni, strettamente connesse ed altrettanto centrali in termini di politiche culturali: l’accoglienza turistica (con gli effetti dell’estensione dell’industria turistica sul territorio urbano: la proliferazione di locazioni turistiche, la svendita del patrimonio pubblico, la saturazione del trasporto pubblico, la gentrificazione dei centri storici e diffusione del lavoro precario nella filiera del turismo), la tutela e la fruibilità del patrimonio storico-artistico, il sistema museale e quello bibliotecario, che invece è in crescente difficoltà (si pensi alla scomparsa delle biblioteche civiche). Insomma, la cultura per noi non è solo spettacolo ed anche su questo auspichiamo un confronto.

Una città in comune

Rifondazione Comunista

Pisa Possibile

Leggi anche:
– Estratto sui temi “Cultura, arte e pace” del programma amministrativo del candidato sindaco
– Il quarto aggiornamento del Libro Bianco dei Beni culturali pisani (Marzo 2017)

Partecipa alle prossime passegiate della Cultura:

Passeggiata della Cultura chiese di San Pietro in Vinculis e di San Martino

maggio 28 @ 17:3019:30
piazza della Berlina Pisa,

Seconda passeggiata di presentazione del programma per la cultura della coalizione Diritti in Comune Visita alle chiese di San Pietro in Vinculis e di San Martino

Passeggiata della Cultura- Piazza Duomo

giugno 3 @ 10:0012:00
Piazza duomo, Piazza duomo
Pisa,

Terza passeggiata di presentazione del programma per la cultura della coalizione Diritti in Comune Da Piazza del Duomo al Museo nazionale di Palazzo Reale (ingresso gratuito)

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