Le reazioni aggressive dei rappresentanti politici della destra e di parte della stampa alle parole del rettore dell’Università degli Stranieri di Siena sono un segnale su cui tutti dovremmo riflettere.
Tomaso Montanari ha avuto il torto di affermare una incontestabile verità: la Giornata del Ricordo del 10 febbraio è una celebrazione che nasce dal desiderio di legittimazione politica da parte degli ex fascisti e che si basa sulla falsificazione della realtà storica. Lo ha espresso in maniera molto chiara Alessandro Barbero, storico che da anni porta avanti con successo una divulgazione brillante e scientificamente corretta: «Quando di fatti del genere se ne sono verificati, purtroppo, continuamente, da entrambe le parti (ma le atrocità più vaste e più sistematiche, anzi programmatiche, le hanno compiute i nazisti, questo non dimentichiamolo), scegliere una specifica atrocità per dichiarare che quella, e non altre, va ricordata e insegnata ai giovani è una scelta politica, e falsifica la realtà in quanto isola una vicenda dal suo contesto».
Tomaso Montanari ha ricordato quindi una verità estremamente scomoda per l’intero schieramento parlamentare attuale. Alla destra italiana dal 2004 è stato accordato da quasi tutto lo spettro politico (con l’eccezione dei soli comunisti) di poter utilizzare la tragica storia del confine orientale per esibire una patente di legittimità storica, sulla base di un’operazione di falsificazione del senso storico degli eventi. Questa patente, già promessa nel discorso alla Camera di Luciano Violante del 1996, in mano alle destre non può che essere usata secondo i dettami della loro cultura politica: come un manganello per silenziare gli oppositori, come una clava per abbattere chi ha il coraggio di svelare verità scomode.
Da qui vengono le inaccettabili pretese dei leader della destra e di parte della stampa di dimissioni dalla carica di rettore, le richieste di farsi curare (Salvini) o di “essere fermato” (Meloni), su cui ha già risposto lo stesso Montanari. Da parte nostra non possiamo che dichiarare la nostra solidarietà a Tomaso Montanari e ricordare a tutti il percorso di falsificazione concordata dalle maggiori forze politiche del nostro paese da metà degli anni ’90 a oggi, con enormi responsabilità da parte delle cariche dello Stato, che ha portato alla situazione attuale.
Quando la dichiarazione pubblica della verità diventa scandalosa per il potere è un segno che le basi democratiche non sono solide.
Una città in comune