Lottiamo con i lavoratori e lavoratrici della GKN

A dieci giorni dalla firma dell’ “accordo” tra governo e sindacati confederali sullo sblocco dei licenziamenti che stabiliva “l’impegno a raccomandare” l’utilizzo degli ammortizzatori sociali prima di ricorrere ai licenziamenti, ecco arrivare il secondo episodio di licenziamenti di massa via email. Dopo il caso dei 152 lavoratori della Gianetti Ruote della provincia di Monza, oggi i 422 lavoratori e lavoratrici della GKN Driveline di Campi Bisenzio hanno ricevuto dall’azienda l’email con l’inattesa comunicazione della chiusura immediata dello stabilimento (da lunedì 12 luglio) e il conseguente licenziamento di tutte le maestranze.

Ecco il ritorno alla normalità: la ripresa post pandemica avverrà ancora una volta sulla pelle di chi lavora. Il governo Draghi e tutta la pletora di partiti che lo sostengono, ne porta la piena responsabilità: aver soddisfatto alla richiesta di Confindustria di mettere fine al blocco dei licenziamenti, ha eliminato qualunque freno alle ristrutturazioni ed al salasso di posti di lavoro che si prospetta.

Predatorio inoltre il comportamento della multinazionale, che produce componenti per il settore automobilistico e aerospaziale, la quale a fronte di investimenti in macchinari e automatizzazione per lo stabilimento fiorentino, e dopo avere usufruito di personale a termine per far fronte alle aumentate esigenze produttive da settembre 2020, evidentemente è pronta a delocalizzare la produzione verso siti a maggior profitto e con minore costo del lavoro.

Esprimiamo piena solidarietà alle RSU, alle lavoratrici e ai lavoratori GKN i quali, avendo appreso la notizia, hanno immediatamente avviato un presidio permanente nella loro fabbrica. Sono note le battaglie delle lavoratrici e lavoratori GKN per i loro diritti, nonché la generosa solidarietà nei confronti di altre lotte per i posti di lavoro e per alcune vertenze sul territorio.

Ci mettiamo a completa e incondizionata disposizione per questa nuova e durissima battaglia, consapevoli che è doverosa responsabilità di tutte e tutti opporci a questa nuova avanzata padronale e la conseguente macelleria sociale e dei diritti che si prospetta.

Una città in comune

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