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L’ultima battaglia di lady anticemento «Il piano, poi lascio»
Alla domanda su cosa l’abbia più ferita nella sua esperienza di assessore all’urbanistica Anna Marson, 58 anni, veneta ma da 15 anni trapiantata in Toscana, sette mesi fa così rispondeva al Tirreno : «Potenti lobbies del cemento contro di me. Lobbies composite che perseguono idee di sviluppo arretrate. Non mi sarei aspettata che questi interessi si traducessero in campagne denigratorie con attacchi anche personali nei miei confronti, a fronte di azioni sempre condivise dal governo regionale». Esempi? «Dai fautori di un grande aeroporto a Firenze “senza se e senza ma” agli attacchi delle imprese di cava con pagine di giornali comprate in cui sono stata attaccata con nome e cognome. Attacchi odiosi che in altre regioni mi avrebbero costretto a girare con le guardie del corpo. Qui spero non ancora».
Anche allora dovette intervenire il presidente della giunta regionale Enrico Rossi a calmare gli animi inferociti del Pd contro l’assessore veneta. «Non siamo ostaggi delle lobbies del cemento. Anna Marson ha dato un contributo fondamentale alla svolta nelle politiche del territorio che si sta attuando in Regione Toscana. Senza la sua competenza, il suo impegno costante, la sua tenacia questa svolta non sarebbe possibile», spiegò il governatore in una nota. Poi aggiunse: «Anna sbaglia quando dipinge la Toscana come un luogo di lobby e di intrecci tra politica e interessi privati. Se così fosse non sarebbe stato possibile approvare un piano del paesaggio unico in Italia, bloccare le edificazioni nelle aree a rischio, elaborare una nuova legge di governo del territorio, che non è sbagliato definire rivoluzionaria».
Era luglio, oggi a febbraio il piano sul paesaggio è in mezzo al guado e i rapporti tra Rossi e la Marson non sono più quelli di qualche mese fa. «Non mi ripresenterò nella prossima legislatura. Ho deciso di sacrificare la mia esperienza politica all’approvazione del piano sul paesaggio».
Per questo, proprio perché non sostiene di non avere ambizioni politiche per il futuro, la Marson non accetterà mediazioni al ribasso sul piano che considera la sua creatura, la firma autografa su cinque anni tempestosi alla guida dell’urbanistica di una regione paesaggisticamente splendente come la Toscana.
Nata a Treviso il 23 aprile del 1957, laureata in urbanistica, docente di pianificazione territoriale a Venezia, da quindici anni, da quando è accompagnata ad Alberto Magnaghi, urbanista, abita a Mercatale, nelle colline fiorentine. I due si sono sposati nel 2000 e a celebrare le nozze è stato Claudio Greppi, assessore allora di San Casciano, docente di geografia e amico di Pancho Pardi, nonché uno dei leader toscani della Rete dei movimenti contro gli ecomostri.
Nella passata legislatura, quella in cui il presidente era Claudio Martini, la Marson si è battuta contro la gestione urbanistica dell’allora assessore Riccardo Conti e della Regione Toscana. Un suo articolo in una rivista tedesca sulla pianificazione del territorio in Toscana fu persino querelato dall’ex assessore.
L’azzardo di Rossi, nel 2010, fu quello di nominare laMarson al posto di Conti. Come dire, una scelta radicale, agli antipodi della precedente gestione urbanistica. Con due obiettivi: riallacciare i rapporti con il mondo dei comitati ambientalisti e fondare il rilancio economico della Toscana non sulla rendita immobiliare ma sul manifatturiero. Ora dopo cinque anni è tempo di bilanci. E le strade tra Rossi e la Marson sono destinati a dividersi. Forse a scontrarsi.