Anche nell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, l’amministrazione comunale di Pisa trova il modo di applicare pesi e misure differenti a sua totale discrezione, senza tener conto delle le realtà che animano il tessuto economico e sociale del nostro territorio.
A partire dalla scorsa settimana hanno infatti riaperto i mercati cittadini esclusivamente per le attività di vendita di generi alimentari. “La riapertura è stata decisa in quanto la vendita di prodotti alimentari, che avviene solitamente in questi luoghi, è ritenuta utile a supporto della popolazione, oltre a potenziare la rete distributiva esistente”, si legge nella nota stampa con cui l’amministrazione ha annunciato il provvedimento. Decisione e motivazione che condividiamo in pieno. Quello che riteniamo inaccettabile è la decisione arbitraria di riaprire alcuni mercati, ma non tutti. Nella determina di riapertura infatti troviamo l’elenco degli “eletti” che possono riaprire, il che esclude di fatto chi non vi è compreso.
Non capiamo infatti perché, ad esempio, al mercato contadino di Pisa che da anni si svolge per 2 sabato al mese in Piazza Martiri della Libertà venga negato l’utilizzo dello spazio pubblico per portare avanti un’attività necessaria tanto per la cittadinanza quanto per la sopravvivenza delle aziende che animano questa preziosa realtà della nostra città.
Aziende, è importante sottolinearlo, che sono tutte di piccola dimensione, per la maggior parte a conduzione familiare, e che per dimensione e struttura hanno una capacità di vendita a domicilio limitatissima. Aziende agricole che hanno fatto del legame con il proprio territorio un punto di forza e che sopravvivono grazie al rapporto di fiducia che negli anni hanno costruito con i consumatori i quali a loro volta, nel tempo, le hanno conosciute e hanno scelto di sostenerle.
La modalità di vendita che caratterizza questo mercato è diretta dall’agricoltore al consumatore, ed è una modalità che oggi, saltando ogni forma intermedia, permette di eliminare i passaggi di mano delle merci e quindi ridurre al minimo le possibilità di contaminazione. Non solo: la vendita all’aperto, che caratterizza il mercato contadino, è quella più sicura mentre sono gli ambienti chiusi quelli in cui si propaga meglio il contagio.
Vogliamo ricordare che in tutti i provvedimenti di carattere nazionale le attività agricole non sono mai state interrotte e che in numerose città anche della provincia i mercati non hanno mai smesso di funzionare. A questi produttori da un lato è stato chiesto di continuare, nonostante la crisi e l’emergenza nazionale, a produrre cibo, dall’altro lato l’amministrazione comunale nega loro un canale fondamentale per la distribuzione dei loro prodotti e quindi contemporaneamente nega ai propri cittadini, che negli anni hanno sostenuto queste aziende, la possibilità di accesso a questi beni di prima necessità.
Auspicando che dietro questa scelta dell’amministrazione non ci sia una volontà politica di favorire una realtà economica rispetto ad un’altra, ma semplice dimenticanza, chiediamo che i provvedimenti presi siano di carattere generale e non fatti “ad aziendam”.
Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile