Ogni giorno che passa, purtroppo come avevamo previsto e denunciato, la situazione per i lavoratori e le lavoratrici della Misericordia diventa sempre più pesante e l’unica prospettiva che i vertici della Confraternita prevedono è il licenziamento di 39 dipendenti. L’ennesima fumata nera avvenuta nell’ultimo incontro con i sindacati conferma questa linea, aggravata anche dal fatto che i dipendenti non percepiscono lo stipendio da due mesi.
Che questa fosse l’intenzione della Misericordia è chiaro da tempo, come dimostra anche “il piano di ristrutturazione, economica, finanziaria e operativa”, presentato a luglio. Un piano che non abbiamo remore a definire indecente, in quanto carica sui lavoratori le responsabilità per un buco di oltre 11 milioni di euro, responsabilità che invece sono da attribuire ai vertici che negli anni hanno gestito la Confraternita. Si legge nel piano: “il motivo di questi risultati negativi è dato dall’eccessivo carico di costi rispetto ai ricavi che si conseguono, situazione derivante dalla circostanza che i servizi dovrebbero, in ipotesi, essere svolti dai volontari e non dai dipendenti, cosa che non si verifica”.
La realtà è però molto diversa e non si può omettere che sul buco milionario è aperta una indagine della magistratura. Ancora una volta si cerca di far cadere sulle spalle dei lavoratori le responsabilità “aziendali”. Allo stesso modo non si possono dimenticare le spericolate operazioni immobiliari fatte dalla Misericordia con la vendita degli immobili in via San Frediano e la realizzazione della nuova sede al Cep.
Riteniamo che questo piano industriale sia, quindi, privo di qualsiasi credibilità e come si legge nello stesso documento non risolva le criticità esistenti, prefigurando preventivamente che la situazione “abbia già superato il limite di guardia” e che l’unico esito sia quindi quello del “dissolvimento totale dell’associazione”.
A fronte di questi rischi, riteniamo molto grave il fatto che la giunta Filippeschi non abbia fino ad oggi dato mai attuazione all’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio comunale il primo agosto, in particolare per quanto riguarda l’attivazione tramite la Società della Salute, presieduta dall’assessora Capuzzi, di un tavolo per la salvaguardia di servizi socio-sanitari essenziali per tutta la città e dei posti di lavoro, nonché la praticabilità dell’attivazione di ammortizzatori sociali per i 39 dipendenti attualmente in mobilità.
Sta diventando prassi di questa amministrazione non dare seguito a quanto il consiglio comunale delibera. In questo caso in gioco ci sono 39 posti di lavoro e 39 famiglie, che non possono essere ignorate da questa amministrazione. Chiediamo quindi che la giunta e il sindaco diano immediatamente attuazione alle indicazioni approvate nell’ordine del giorno, affinchè tutte le strade per salvare tutti i posti di lavoro e i servizi connessi siano percorse. I tempi sono ormai strettissimi, e tra poche settimane le lettere di licenziamento potrebbero essere recapitate.
Chiediamo che sia verificata la praticabilità dell’attivazione di ammortizzatori sociali per i 39 dipendenti attualmente in mobilità, e la consistenza relativa alle insistenti voci di un rilevamento dei servizi da parte di una cordata di aziende/cooperative che nelle scorse settimane hanno mostrato interesse senza però presentare piani industriali concreti e verificabili.
Al contempo di auguriamo che l’indagine della magistratura arrivi quanto prima a definire le responsabilità di un “fallimento” senza precedenti che di fatto sono ancora una volta solo e soltanto i lavoratori e le lavoratrici a pagare, nonché tutta la città, vista la rilevanza da sempre avuta da un soggetto come la Misericordia.
Ciccio Auletta, Marco Ricci e Paola Bigongiari (una città in comune-prc)
Giovanni Bruno (confederazione cobas)