RICORDATO CHE
l’art.11 della Costituzione afferma che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
EVIDENZIATO CHE
la Legge 9 luglio 1990, n. 185, recante “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, che il governo ha annunciato di voler modificare, vieta l’esportazione e il transito di materiali di armamento verso i “paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere” (art. 1.6 a) e verso i “paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa” (art. 1.6 d).
RICORDATO CHE
L’ordinanza 192 del 26 gennaio 2024 della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite emessa in applicazione di misure cautelari, al capo III, comma 33 conclude che il Sudafrica “ha legittimazione per sottoporre a esso la disputa con Israele riguardante presunte violazioni degli obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio”.
EVIDENZIATO CHE
nella conferenza stampa del 6 febbraio scorso, il gruppo yemenita degli Houthi ha chiarito che le azioni condotte contro imbarcazioni mercantili di Israele o dirette verso Israele costituiscono uno strumento di pressione per far cessare i bombardamenti indiscriminati dell’esercito israeliano su Gaza, dove si contano a oggi più di 33.000 morti, in maggioranza donne e bambini, ribadendo che il gruppo interromperà ogni attacco “se l’aggressione barbarica e brutale contro Gaza cessasse, insieme all’assedio del popolo palestinese, a cui sono negato aiuti e medicine”.
RITENUTO CHE
inviando una flotta militare nel Mar Rosso, nel quadro della missione dell’Unione Europea Aspides, l’Italia si trova coinvolta nella guerra in corso nel Medio Oriente e diviene di fatto complice del genocidio in Palestina. Il voto a favore di questa missione schiera l’Italia e l’Unione Europea a fianco di Israele che, con il suo esercito, continua a violare gli obblighi del diritto internazionale umanitario commettendo crimini di guerra e contro l’umanità, tra cui il blocco degli aiuti umanitari e alimentari destinati alla popolazione di Gaza. Esso rivela, inoltre, la mancanza di volontà del governo e della maggioranza del Parlamento di adottare soluzioni diplomatiche alla gravissima crisi internazionale in corso, in violazione dell’art. 11 della
Costituzione.
EVIDENZIATO CHE
il 10 gennaio 2024 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione n. 2722 nella quale, in merito agli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, non si riscontra nessuna autorizzazione all’uso della forza ai sensi del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite.
RITENUTO CHE
la missione nel Mar Rosso, più che a difendere il traffico commerciale marittimo, è finalizzata a ridefinire le aree di competenza e controllo strategico nel cosiddetto “Mediterraneo allargato”, che comprende oltre alle coste mediterranee anche il Mar Nero (interessato dalla guerra in Ucraina), il Mar Rosso e il Golfo Persico (dove si avvertono le tensioni connesse alla guerra in Medio Oriente), allargandosi all’Oceano indiano fino alle coste occidentali dell’India (dove incombe lo scontro per l’egemonia mondiale tra Stati Uniti e Cina). Tale missione costituisce un ulteriore momento della “guerra mondiale a pezzi” attualmente in corso.
RILEVATO CHE
queste finalità geo-politiche perseguite militarmente emergono già dalla Maritime Security Strategy dell’Unione europea, adottata il 10 marzo 2023, dove si afferma un diritto di intervento extra-UE nel caso di situazioni con un “diretto impatto sulla sicurezza e la prosperità europea”, invitando l’Unione Europea a “estendere la propria influenza con le navi dei paesi membri”. Tale visione strategica aggressiva è in contraddizione con la vocazione pacifista dell’Italia, espressa nell’articolo 11 della Costituzione.
RIVELATO ALTRESÌ CHE
la missione Aspides è finanziata dallo Strumento europeo per la pace, contraddicendone lo spirito di fondo e che, essendo lo stanziamento europeo di soli 8 milioni di euro, l’Italia dovrà concorre alle spese, facendone ricadere il peso sulla cittadinanza.
Il Consiglio comunale di Pisa
in linea con la Costituzione e con l’atteggiamento pacifista del popolo italiano che, nella sua maggioranza, condivide il principio costituzionale del ripudio della guerra, chiede al Parlamento di ritirare la partecipazione dell’Italia alla missione Aspides e di operare per la chiusura della missione europea nel suo complesso;
chiede al Parlamento e al Governo di adoperarsi attivamente per l’immediato cessate il fuoco permanente a Gaza, lo scambio di prigionieri tra le parti, la ripresa del sostegno finanziario all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), nonché per l’avvio di un vero processo di pace, a partire dal riconoscimento dello Stato di Palestina;
chiede al Parlamento l’abrogazione della Legge 94 del 17 maggio 2005 relativo alla ratifica del Memorandum di intesa per la cooperazione militare tra Italia e Israele.
Il Consiglio comunale impegna inoltre il Sindaco e la Giunta
a intraprendere tutte le azioni necessarie per impedire l’utilizzo di infrastrutture civili e militari situate sul territorio comunale per la movimentazione di armamenti destinati a zone di guerra.
Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Unione popolare