Mozione: NO al DDL Gasparri
Visto Il Disegno di Legge n 950 “Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito” presentato dal parlamentare Gasparri.
Considerato che il codice civile prevede che i diritti che la legge riconosce a favore del concepito “sono subordinati all’evento della nascita”.
Considerato che Il riconoscimento della capacità giuridica dal momento del concepimento, rende molto più complesso sotto il profilo giuridico quel diritto all’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza come ad oggi riconosciuto dalla legge 194, impedendo la libertà di una donna di autodeterminarsi nella scelta di diventare madre , .
Considerato che la legge 194 è una legge ordinaria a contenuto costituzionalmente vincolato. La Corte costituzionale con la sentenza 35 del 1997 ha dichiarato non è possibile abrogarla, non può essere modificata con una legge ordinaria, non la si può cambiare mettendo in discussione i principi su cui si basa .
Visto altresì il ddl 2126 che mira a riconoscere il 25 marzo come “Giornata della vita nascente”, al fine di promuovere la consapevolezza del valore sociale della maternità e della solidarietà tra generazioni. In occasione della Giornata lo Stato, le Regioni e gli Enti locali dovranno organizzare e promuovere “manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di informazione e di riflessione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di diffondere informazioni sulla gestazione, sulle comunicazione e interazione relazionale precoci tra madre e figlio, sulle cure da prestare al nascituro e alla donna in stato di gravidanza, sui diritti spettanti alla gestante, sui servizi sanitari e di assistenza presenti sul territorio, sulla legislazione sul lavoro a tutela della madre e del padre, nella prospettiva di far emergere tutta la positività dell’esperienza genitoriale”.
Considerato che
l’onorevole Gasparri non è nuovo alla presentazione di disegni di legge che modificano lo spirito della legge 194 e che il suo intento dichiarato è quello di dare applicazione integrale alla legge che secondo l’Onorevole non sarebbe applicata nella parte in cui si dispone l’impegno ad sostegno della maternità.
Visto altresì il disegno di legge del senatore leghista Massimiliano Romeo “Disposizioni per la tutela della famiglia e della vita nascente, per la conciliazione tra lavoro e famiglia e delega al Governo per la disciplina del fattore famiglia”, nel quale menziona esplicitamente il concepito come «componente del nucleo familiare a tutti gli effetti»; inoltre, prevede di rinforzare la presenza delle associazioni Pro Vita nei consultori e di creare un «fondo per il sostegno della maternità (…) finalizzato all’erogazione di aiuti e contributi per evitare che le donne in stato di gravidanza ricorrano all’interruzione volontaria della medesima».
PREMESSO CHE
- la Legge 22 maggio 1978, n. 194 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” ha sancito un cambiamento culturale sul tema della sessualità e dell’autodeterminazione affermando la primaria scelta delle donne nella procreazione e la promozione della loro salute sessuale e riproduttiva come condizione indispensabile per realizzarne la piena cittadinanza;
Vista la relazione del Ministero della Salute sull’applicazione della 194 che evidenzia come per quanto riguarda l’obiezione di coscienza, nel 2019 il fenomeno ha riguardato il 67% dei ginecologi, il 43,5% degli anestesisti e il 37,6% del personale non medico
ATTESO CHE
- – è quindi altamente probabile che, una donna incinta che maturi il desiderio di voler interrompere la propria gravidanza, non sia messa nelle condizioni di farlo;
CONSIDERATO CHE
- – l’11 aprile 2016, il Comitato europeo dei diritti sociali, del Consiglio d’Europa, ha condannato l’Italia per aver violato il diritto alla salute delle donne che vogliono abortire, poiché esse incontrano “notevoli difficoltà” nell’accesso ai servizi d’lvg;
- – la Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della 194 (Laiga), nel 2017, ha segnalato che solo il 59% degli ospedali italiani prevede il servizio di IVG, in particolare per quanto riguarda i casi successivi al terzo mese, quindi il 41% degli ospedali italiani non sarebbero in conformità con quanto previsto dalla legge 194;
- – risulta necessario rilanciare i consultori familiari, anche con il potenziamento dei servizi sanitari offerti alle donne, contro la privatizzazione del diritto alla salute e per la riaffermazione del concetto che nelle cure la laicità è fondamentale;
Il Consiglio Comunale
esprime la propria netta contrarietà ai tentativi, compiuti attraverso i disegni di legge menzionati, di smantellare il diritto alla salute e all’autodeterminazione delle donne,
impegna il Sindaco
- – a farsi portavoce attraverso l’Anci ed ogni altra istituzione della condanna netta di qualsiasi tentativo rivolto a togliere efficacia al portato introdotto dalla legge 194
- – ad assumere una posizione pubblica a sostegno dei diritti e della libertà delle donne garantite dalla Legge 194/1978 che ha ridotto in maniera significativa il numero delle interruzioni di gravidanza e salvato migliaia di donne che, prima della sua approvazione, morivano a causa degli aborti clandestini o venivano relegate alla vergogna della clandestinità;
- – ad attivarsi, sia nei confronti della Regione Toscana che verso la Società della Salute per sostenere le politiche pubbliche del settore materno infantile e per destinare un maggiore conferimento di risorse finanziarie al rafforzamento della rete consultoriale e dei servizi a tutela delle donne.
Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune- Rifondazione Comunista- Pisa Possibile