Visto che il Presidente della Repubblica ha promulgato la legge n.86 del 26/672026 detta legge Calderoli;
Visto chel’art.5 della Costituzione della Repubblica italiana, nel riconoscere e promuovere le autonomie locali, precisa che la Repubblica è una e indivisibile;
Considerato che intese volte ad attribuire “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” alle Regioni che le richiederanno rischia di portare verso la disgregazione della Repubblica. L’esperienza dell’emergenza Covid ha drammaticamente dimostrato l’impossibilità, per un servizio sanitario regionalizzato, di realizzare il coordinamento necessario così come ha messo drammaticamente in evidenza la disomogeneità del servizio tra le Regioni.
Visto che l’art.2 della legge Calderoli relega il ruolo del Parlamento, l’organo detentore del potere legislativo, ad emettere direttive alle quali il presidente del Consiglio dei Ministri può non conformarsi e a deliberare l’intesa così come sottoscritta dal PdCM e dal presidente della Regione.
Considerato che dunque il Parlamento, l’organo detentore del potere legislativo, è messo in una collocazione di secondo piano rispetto ai Governi regionali e al Governo nazionale in un ambito che coinvolge l’assetto della legislazione nazionale. L’autonomia regionale differenziata è una questione che coinvolge in pieno il ruolo ed il funzionamento dello Stato, che investe i principi delle politiche pubbliche, i diritti di cittadinanza, etc. e dunque non si può liquidare con una sorta di “ trattativa privata” fra il Presidente di una Regione ed il Presidente del Consiglio dei ministri. Sono messe in discussione le fondamenta stesse di quel principio di unità del nostro Paese che sta alla base della Costituzione Italiana, che non a caso all’art. 5, sopra richiamato, ribadisce con forza stabilendo che
“La Repubblica è una e indivisibile” pur promuovendo le autonomie locali ed il decentramento amministrativo
Visto che l’art.3 c.3 della legge condiziona la realizzazione di intese alla definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni in materie come: la tutela dell’ambiente,dell’ecosistema e dei beni culturali; la tutela e sicurezza del lavoro; l’istruzione; la tutela della salute; la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; e altre materie di non minore importanza.
Visto che l’art.9 c.1 stabilisce che “Dall’applicazione della presente legge e di ciascuna intesa non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.”
Considerato che dal combinato disposto dell’art.3 c.3 e dell’art.9 risulta che non verranno impiegate risorse economiche per la definizione dei LEP in materie come l’istruzione, la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, la tutela della salute, la sicurezza sul lavoro, etc. Dunque la definizione dei LEP in materie strategiche non potrà essere affidata ad esperti dei vari settori senza dire che è presente il rischio che i LEP vengano definiti al ribasso, riducendo diritti che attualmente sono goduti.
Visto che l’art.5 c.2 della legge stabilisce che:”L’intesa … individua le modalità di finanziamento delle funzioni attribuite attraverso compartecipazioni al gettito di uno o più tributi erariali maturato nel territorio regionale…” e richiamato il già citato art.9 c.1.
Considerato che in Italia i redditi più elevati sono concentrati nelle regioni in cui, grazie ad una maggiore presenza di infrastrutture ( realizzate grazie alla fiscalità generale, pagata dalle/dai cittadini di tutta la nazione) e grazie al lavoro delle/dei cittadini che negli anni sono emigrati dalle Regioni economicamente più svantaggiate, sono concentrate le maggiori attività produttive, la realizzazione di intese favorirà senz’altro le regioni che hanno un PIL più elevato.
Espressa la preoccupazione che si sta delineando all’orizzonte un quadro economico-sociale di abbandono per il Mezzogiorno d’Italia senza che sia riconosciuta a questa parte del territorio nazionale il merito di aver contribuito al riconoscimento dei maggiori fondi P.N.R.R. da parte dell’Unione Europea: i fondi già destinati al Sud Italia sono stati tagliati.
Il Consiglio Comunale di Pisa
Ritiene che la legge Calderoli pone il Parlamento Italiano ai margini su un tema che riguarda l’assetto della legislazione nazionale e il godimento dei diritti fondamentali sul territorio della Repubblica;
Esprime la forte preoccupazione che la legge possa avere l’effetto di una ulteriore penalizzazione delle regioni meridionali e di un approfondimento del divario sul terreno socio-economico fra il Nord ed il Sud d’Italia;
Ritiene che alla base della discussione sulla attuazione di quanto previsto dal titolo V della Costituzione debba esserci innanzitutto la definizione piena e condivisa e realizzata con il necessario stanziamento di risorse dei LEP. ;
Ritiene che il rischio di approfondimento delle differenze territoriali fra Nord e Sud Italia sia, per altro, in aperto contrasto con gli indirizzi e gli obiettivi su cui si fonda il P.N.R.R. per il cui perseguimento l’Unione Europea ha erogato finanziamenti dopo il dramma della pandemia da Covid-19;
Impegna il Sindaco e la Giunta
a sollecitare il Presidente della Regione Toscana affinché proponga ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge Calderoli;
a sollecitare altresì il Presidente della Regione Toscana a cercare l’accordo con almeno altre quattro Regioni per richiedere il Referendum abrogativo della legge Calderoli.
Il Consiglio Comunale di Pisa
impegna i suoi membri a rendersi disponibili per la convalida delle firme nel caso si avvii una raccolta di firme per un Referendum abrogativo della legge Calderoli promosso da 500000 elettrici e elettori.
Il Consiglio Comunale di Pisa
impegna il Sindaco
A inviare il presente atto a
Il Presidente e la Giunta della Regione Toscana
I Capigruppo dei gruppi Consiliari Regionali della Toscana
Il Presidente e la Giunta della provincia di Pisa
Il Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie
Le/i Capigruppo alla Camera ed al Senato di tutti i gruppi Parlamentari presenti in Parlamento
Le/i Capigruppo dei gruppi Parlamentari del Parlamento Europeo
Le/iSegretari dei Partiti Politici Italiani;
I Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali C.G.I.L., C.I.S.L., U.I.L.
I principali Organi di Stampa Locali e Nazionali
Francesco Auletta – Diritti in comune: Una Città in comune – Unione Popolare