La seguente mozione è stata presentata al consiglio comunale di Pisa da Francesco Auletta, consigliere di Diritti in comune (Una città in comune – Rifondazione Comunista – Possibile)
Mozione: No alla movimentazione di armi e strumenti bellici nel territorio comunale di Pisa
Premesso
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che, secondo quanto previsto dall’articolo 11 della nostra Costituzione, “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”;
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che è riconosciuto il diritto dei cittadini e delle cittadine all’obiezione di coscienza e che, di conseguenza, è legittimo un comportamento coerente con quanto affermato dal principio costituzionale, compresa la possibilità di rifiutare ogni forma di collaborazione e coinvolgimento nelle operazioni di movimentazione di strumenti funzionali o volti ad alimentare guerre e conflitti nel mondo;
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che, anche nel 2019, vi sono state numerose guerre e crisi internazionali in cui la popolazione civile è stata la principale vittima, come nel caso della recente offensiva del governo turco contro le comunità curde nella Siria del Nord, come nel conflitto yemenita nel quale si contano finora 90.000 vittime tra civili e combattenti, come i conflitti nella Repubblica Centrafricana, dove l’UNICEF stima ci siano finora 6000.000 bambini vittime delle conseguenze della guerra;
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che l’Italia è uno dei principali paesi produttori di armi nel mondo, con oltre 10,3 miliardi di euro di autorizzazioni all’esportazione di materiali d’armamento rilasciate nel 2017 dal nostro Governo, dei quali il 57,5% è destinato a Paesi non appartenenti all’Ue o alla Nato, prevalentemente Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, spesso anche nazioni belligeranti, monarchie assolute, regimi autoritari irrispettosi dei diritti umani o governi fortemente repressivi (fonte: Senato della Repubblica, Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento per l’anno 2017);
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che gli ordinativi di armi e materiale bellico destinato all’esportazione hanno raggiunto una cifra di oltre 32 miliardi di euro nel triennio 2015-17, in gran parte per sistemi militari complessi, ossia aerei, elicotteri, navi, ecc. (fonte: Osservatorio Diritti, testata indipendente specializzata in inchieste, analisi e approfondimenti sul tema dei diritti umani in Italia e nel mondo).
Considerato
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che la Toscana è territorio ad alta densità di basi militari, italiane e straniere, porti nucleari e postazioni radar, e che nei porti del territorio – a partire dal porto di Livorno – transitano regolarmente armi e mezzi militari con le più varie destinazioni;
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che nel territorio del Comune di Pisa è presente la base americana di Camp Darby, il più grande arsenale degli Stai Uniti al di fuori del territorio americano, con una costante movimentazione di armi e munizioni attraverso varie vie di comunicazione (treno, canale dei Navicelli, via Aurelia, aeroporto militare);
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che, di recente, la CGIL di Livorno, città sede di un porto nucleare, ha chiesto che i lavoratori e le lavoratici “che operano a qualsiasi titolo intorno al materiale di tipo bellico o di attività connesse, vengano accuratamente e opportunamente informati e formati, al fine di poter esercitare l’obiezione ed astenersi legittimamente, come fermo segno di contrarietà alle guerre”;
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che lo stesso sindacato, basandosi su testimonianze dei lavoratori e delle lavoratrici, ha affermato che dal marzo 2017 almeno tre navi Liberty (cargo civile di fabbricazione statunitense usate per scopi militari fin dalla seconda guerra mondiale) effettuano collegamenti frequenti con il porto di Livorno con destinazione Mar Rosso, presumibilmente trasportando carichi da utilizzare nelle varie guerre medio-orientali, e molti di questi provengono dalla base di Camp Darby;
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altresì che, alla luce del principio costituzionale richiamato, della gravità dei conflitti in corso nel pianeta, nonché della tradizione di pace che ha sempre caratterizzato la nostra regione, non è accettabile che la movimentazione di armi e strumenti bellici sia considerata un fatto normale e sia, come tale, tollerato.
Il Consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta
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a fornire al Consiglio una mappatura aggiornata dei luoghi di transito di armi e di vario materiale bellico sul territorio comunale, e di darne opportuna comunicazione alla cittadinanza visti i rischi connessi a queste motivazioni, tanto più che non esiste ancora un Piano della sicurezza in caso di incidenti;
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a intraprendere tutte le azioni necessarie per impedire l’utilizzo di infrastrutture civili e militari del nostro comune per la movimentazione di armamenti destinati a paesi in conflitto, nel rispetto della legge 185/90;
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ad attivarsi affinchè nel nostro territorio, nel rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione, tutti i lavoratori e le lavoratrici che operano con materiale bellico vengano opportunamente informati e formati e possano liberamente esercitare il proprio diritto all’obiezione di coscienza.
Francesco Auletta, Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile