Mozione: No all’autonomia differenziata

CONSIDERATO CHE:

L’art. 5 della Costituzione recita: “la Repubblica, una e indivisibile….”, cosa che viene evidentemente messa in discussione dalla bozza di Disegno di Legge per l’attuazione dell’autonomia regionale differenziata, proposto dal Ministro per gli “Affari Regionali e le Autonomie”, frutto di accordo fra il Ministro stesso ed i Presidenti di alcune Regioni del Nord Italia, che corre il rischio di portare verso la disgregazione della Repubblica.

RITENUTO CHE:

la proposta di Disegno di Legge di cui sopra, nel sopraffare i diritti costituzionali, anche se in modo apparentemente legale e ben studiato, pone di fatto il Parlamento in una collocazione di secondo piano rispetto a quello regionale, e riconduce il tutto ad una trattativa fra i Presidenti delle singole Regioni ed il Governo;

DATO ATTO CHE:

dagli 11 articoli del Disegno di Legge di cui sopra si evince che entro 12 mesi andrebbero definiti i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), tra l’altro già sanciti dall’art.117 della Costituzione, da parte dello Stato, che fino ad ora non sono mai stati definiti. Essi erano il preludio all’applicazione del federalismo fiscale e della perequazione di spesa, a partire da quella sanitaria, terreno sul quale abbiamo visto, nel momento drammatico della pandemia, la disomogeneità di un servizio fortemente differenziato a seconda del territorio di residenza.

CONSTATATO CHE:

nell’art. 4 del Disegno di Legge proposto dal Ministro Calderoli si prevede, che “fino alla determinazione dei costi e fabbisogni standard e dei relativi obiettivi di servizio le risorse necessarie per le funzioni relative a ciascuna materia o ambito di materia sono determinate in base al criterio della spesa destinata a carattere permanente, fissa e ricorrente, a legislazione vigente, sostenuta dallo Stato nella Regione per l’erogazione dei servizi pubblici corrispondenti”, che equivale a dire in base al criterio della spesa storica.

RITENUTO CHE:

se l’autonomia differenziata si avviasse basandosi sulla “ spesa storica”, si avrebbe un approfondimento delle diseguaglianze territoriali del nostro paese a tutto vantaggio solo delle aree più ricche concentrate nel Centro/Nord d’Italia, determinando, per altro, un’evidente violazione degli impegni che sottostanno al P.N.R.R., finanziato in maniera così massiccia dall’Unione Europea, che pone proprio il superamento delle differenze territoriali quale uno degli obiettivi strategici da perseguire.

CONVENUTO CHE:

l’autonomia regionale differenziata è una questione politica enorme ed estremamente delicata, che coinvolge in pieno il ruolo ed il funzionamento dello Stato, che investe i principi delle politiche pubbliche, i diritti di cittadinanza ecc. , che, quindi, non si può liquidare con una sorta di “ trattativa privata” fra il Presidente di una regione ed il Presidente del Consiglio o il Ministro delegato. Sono messe in discussione le fondamenta stesse di quel principio di unità del nostro Paese che sta alla base della Costituzione Italiana, che non a caso all’art. 5, sopra richiamato, ribadisce con forza che

“La Repubblica è una e indivisibile” pur promuovendo le autonomie locali ed il decentramento amministrativo.

RITENUTO CHE:

la domanda che occorrerebbe porsi è se una Repubblica con 20 sanità diverse, con 20 politiche dell’istruzione diverse, con 20 politiche ambientali diverse ecc. possa ancora considerarsi “una e indivisibile”.

Lascia, pertanto, fortemente interdetti il silenzio di forze politiche e sociali nonché delle istituzioni locali dinanzi alle accelerazioni che si sono determinate sulla vicenda delle autonomie regionali differenziate nelle ultime settimane, specialmente nel Sud Italia che da questa azione disgregatrice dell’Unità Nazionale ha solo da rimetterci, con l’approfondimento del divario con il resto del paese . Questo in quanto, nella proposta di Disegno di Legge, fra l’altro, è ben chiarito che il tutto avviene ad invarianza di spese e che le autonomie acquisite verranno finanziate anche con i tributi e le tasse che si pagano sul territorio delle singole Regioni. Il che significa che, se una delle fonti di entrate che restano alle singole regioni è rappresentata da una percentuale dell’IVA, appare evidente che una cosa è l’ IVA che si produce in una Regione del Nord Italia e altra cosa quella che si produce in una Regione del Sud. Un tema così delicato meriterebbe ben altro livello di riflessione a livello nazionale fra i partiti, le forze sociali e lo stesso Parlamento.

VERIFICATO CHE:

nonostante dichiarazioni tese a tranquillizzare sui tempi e le modalità della attuazione della autonomia differenziata di che trattasi, in realtà la stessa proposta di legge di bilancio per il 2023 disegna, esplicitamente, tempi di attuazione estremamente stretti, il che rende la questione di estrema attualità ed urgenza.

RICORDATO CHE:

in Italia si gode di diritti fondamentali in materia di salute, istruzione, assistenza, sanciti dalla Costituzione, e non perché si è avuta la fortuna di nascere in una Regione anziché in un’altra.

La bozza di Disegno di Legge predisposta a livello ministeriale e discussa coi Presidenti delle Regioni è, invece, improntata ad una logica competitiva piuttosto che solidaristica, a svantaggio dei principi di uniformità e uguaglianza e a solo vantaggio delle regioni più ricche. Tale bozza sembra negare ciò che sta alla base dell’unità politica, orientata a soddisfare interesse generali.

RITENUTO CHE:

il miraggio “sventolato” dei LEP non farà che ridurre ulteriormente le prestazioni che come amministrazioni locali possiamo offrire ai nostri cittadini e, se fino ad oggi non sono stati definiti, è meramente per una questione economica. Lo Stato dovrebbe finanziare quegli enti che non hanno le risorse economiche necessarie per fornirli, è facile immaginare come farà la “cabina di regia” prevista a livello ministeriale a definirli, visto che nella bozza si dispone che il trasferimento di funzioni avvenga senza maggiori oneri per la finanza pubblica.

ESPRESSA LA PREOCCUPAZIONE CHE:

si stia delineando all’orizzonte un quadro economico – sociale, di abbandono per il Mezzogiorno d’Italia, senza neanche riconoscere a questi territori il merito di aver contribuito al riconoscimento dei maggiori fondi P.N.R.R. da parte dell’Unione Europea, che verranno ulteriormente tagliati al Sud Italia.

Il Consiglio Comunale di Pisa

-ESPRIME CONTRARIETA’ rispetto al metodo ed al merito del Disegno di Legge sulla “Autonomia Regionale Differenziata “elaborato dal Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie , frutto di accordi con i Presidenti di alcune Regioni del Nord Italia e che ha platealmente, e in modo preoccupante, posto ai margini il Parlamento Italiano su un tema di tale portata ;

-ESPRIME FORTE PREOCCUPAZIONE che la forzatura e la precipitazione in atto sul tema della autonomia regionale differenziata possa tradursi in una ulteriore penalizzazione delle regioni meridionali e in un approfondimento del divario sul terreno socio/economico fra il Nord ed il Sud d’Italia;

– RITIENE che alla base della discussione sulla attuazione di quanto previsto dal titolo V della Costituzione debba esserci innanzitutto la definizione piena e condivisa dei L.E.P. ;

– RITENE che il rischio di approfondimento delle differenze territoriali fra Nord e Sud Italia sia, per altro, in aperto contrasto con gli indirizzi e gli obiettivi su cui si fonda il P.N.R.R. per il cui perseguimento l’Unione Europea ha finanziato il Piano della Ripresa e della Resilienza del nostro paese dopo il dramma della pandemia da Covid-19;

– FA APPELLO al Parlamento Italiano perché avochi a sé la discussione sulla Autonomia Regionale Differenziata, quale organo rappresentativo dell’intero popolo italiano e garante di quella Unità affermata nella Carta Costituzionale;

– DISPONE per trasmissione di copia del presente atto a:

– Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie;

– Capigruppo alla Camera ed al Senato di tutti i gruppi Parlamentari presenti in Parlamento;

– Capigruppo dei gruppi Parlamentari del Parlamento Europeo;

– Capigruppo dei gruppi Consiliari Regionali della Toscana;

– Ai Segretari dei Partiti Politici Italiani;

– Ai Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali C.G.I.L., C.I.S.L., U.I.L.;

– Ai principali Organi di Stampa Locali e Nazionali.

Francesco Auletta – Diritti in comune: Una Città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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