Qui di seguito la mozione presentata al Consiglio Comunale di Pisa dai consiglieri di Una Città in Comune – PRC
Mozione: Per il riconoscimento dei rifugiati ambientali
PREMESSO CHE
Il flusso di migranti e richiedenti asilo ha le sue origini in secoli di impoverimento dei paesi del cosiddetto terzo mondo, in decenni di conflitti non risolti, a volte favoriti e alimentati anche dai paesi europei verso cui si dirigono attualmente profughi, profughe e persone migranti in generale.
Tra le cause delle migrazioni, oltre ai conflitti, un ruolo notevole è giocato dai cambiamenti climatici che rendono intere aree geografiche attualmente incompatibili con condizioni di vita dignitosa e compatibile con quelli che sono i diritti umani e, soprattutto, dell’infanzia e dell’adolescenza.
La stessa Organizzazione Mondiale per la Migrazione definisce chi si sposta per cause climatiche e ambientali come “persone o gruppi di persone che, per ragioni legate ad un cambiamento ambientale, improvviso o progressivo, che influisce negativamente sulla loro vita o sulle loro condizioni di vita, sono costrette a lasciare il proprio territorio temporaneamente o definitivamente, e che perciò si spostano dentro al loro paese o ne escono”.
Arrestare il fenomeno migratorio risulta, a questo punto, impossibile se non incidendo fortemente nelle cause che determinano conflitti e povertà, sulle cause dell’attuale grave crisi ecologica. Né tantomeno si può continuare a vivere il fenomeno come costante emergenza.
L’Europa, impreparata ad affrontare il fenomeno immigrazione, non sembra proporre politiche di accoglienza e gestione dell’accoglienza stessa credibili, mentre i paesi come il nostro, cosiddetti paesi di frontiera, del sud Europa, si trovano a doversi misurare con l’immigrazione e l’accoglienza da soli, in una fase di pesante crisi economica e finanziaria, che ne ha eroso le risorse economiche.
In questa cornice, diventa dunque significativo l’impegno all’analisi e alla gestione dei singoli problemi che possono essere connessi con l’accoglienza, con la consapevolezza che anche la lotta al terrorismo, apparentemente esterno, ma che fa proselitismo tra giovani persone di seconda e terza generazione nate e cresciute nei nostri paesi, debba intraprendere la strada delle positive interazioni con le comunità di migranti.
CONSIDERATO CHE
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948
- recita all’interno del Preambolo: “Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo”;
- sancisce all’art.1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza;
- sancisce all’art.3: Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona;
- sancisce all’art.13, comma 1: Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato;
- sancisce all’art.13, comma 2: Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese;
- sancisce all’art.6: Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
Lo status giuridico del ‘rifugiato’ è disciplinato nella Convenzione di Ginevra sui Rifugiati, firmata nel 1951, in seguito modificata un dal Protocollo del 1967, il cui art.1 accorda tale status a: “chiunque, per fondato timore di essere perseguitato per questioni di razza, religione o opinioni politiche, si trovi all’esterno del paese di cui possiede la nazionalità e non può, o a causa di tale timore non vuole, avvalersi della protezione di quel paese; oppure chiunque, non avendo una cittadinanza e trovandosi fuori dal paese in cui aveva residenza abituale, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”.
Il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che si articola in 17 Goals,
- ● Goal 1: Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo.
- ● Goal 2: Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.
- ● Goal 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età.
- ● Goal 4: Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti.
- ● Goal 5: Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze.
- ● Goal 6: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie.
- ● Goal 7: Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni.
- ● Goal 8: Incentivare una crescita economica, duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.
- ● Goal 9: Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile
- ● Goal 10: Ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni.
- ● Goal 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.
- ● Goal 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo.
- ● Goal 13: Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le sue conseguenze.
- ● Goal 14: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
- ● Goal 15: Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica.
- ● Goal 16: Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficaci, responsabili e inclusivi a tutti i livelli.
- ● Goal 17: Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile
In particolare, il Goal 10 è declinato nei seguenti target:
- ● 10.1 Entro il 2030, raggiungere e sostenere progressivamente la crescita del reddito del 40 per cento più povero della popolazione ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale.
- ● 10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, status economico o altro.
- ● 10.3 Garantire a tutti pari opportunità e ridurre le disuguaglianze di risultato, anche attraverso l’eliminazione di leggi, di politiche e di pratiche discriminatorie, e la promozione di adeguate leggi, politiche e azioni in questo senso.
- ● 10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, e politiche salariali e di protezione sociale, e raggiungere progressivamente una maggiore uguaglianza.
- ● 10.5 Migliorare la regolamentazione e il controllo dei mercati e delle istituzioni finanziarie globali e rafforzarne l’applicazione.
- ● 10.6 Assicurare maggiore rappresentanza e voce per i paesi in via di sviluppo nel processo decisionale delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali a livello mondiale al fine di fornire istituzioni più efficaci, credibili, responsabili e legittime.
- ● 10.7 Facilitare la migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone, anche attraverso l’attuazione di politiche migratorie programmate e ben gestite.
- ● 10.a Attuare il principio del trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo, in particolare per i paesi meno sviluppati, in conformità con gli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
- ● 10.b Promuovere l’aiuto pubblico allo sviluppo e i relativi flussi finanziari, compresi gli investimenti esteri diretti, agli Stati dove il bisogno è maggiore, in particolare i paesi meno sviluppati, i paesi africani, i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i paesi senza sbocco sul mare in via di sviluppo, in accordo con i loro piani e programmi nazionali.
- ● 10.c Entro il 2030, ridurre a meno del 3 per cento i costi di transazione delle rimesse dei migranti ed eliminare i corridoi di rimesse con costi più alti del 5 per cento
La Dichiarazione di Marrakech è stata sottoscritta a novembre 2016 da rappresentanti dei 196 paesi che hanno partecipato alla Conferenza Onu sul clima Cop22 e afferma quanto segue
Il nostro clima si sta riscaldando a un tasso allarmante e senza precedenti e noi abbiamo il dovere urgente di dare una risposta. Noi diamo il benvenuto all’Accordo di Parigi, adottato nell’ambito della Convenzione, alla sua rapida entrata in vigore, con i suoi obiettivi ambiziosi, la sua natura inclusiva e il suo riflesso di equità e responsabilità e rispettive capacità comuni ma differenziate, alla luce delle differenti circostanze nazionali, e affermiamo il nostro impegno alla sua piena attuazione. In verità, quest’anno, noi abbiamo visto uno straordinario slancio sul cambiamento climatico in tutto il mondo e in molti forum multilaterali.
Questo slancio è irreversibile – è guidato non solo dai governi, ma dalla scienza, dal business e dall’azione globale di tutti i tipi a tutti i livelli. Il nostro impegno ora è accrescere rapidamente quello slancio, insieme, muovendoci in avanti deliberatamente per ridurre le emissioni di gas serra e per sostenere gli sforzi per l’adattamento, quindi favorendo e sostenendo l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e i suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile. Noi chiediamo il più alto impegno politico per combattere il cambiamento climatico, come una questione di priorità urgente. Noi chiediamo forte solidarietà con quei paesi più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico, e sottolineiamo il bisogno di sostenere gli sforzi mirati ad aumentare la loro capacità di adattamento, rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità. Noi chiediamo a tutte le Parti di rafforzare e sostenere gli sforzi per sradicare la povertà, garantire la sicurezza del cibo ed adottare azioni stringenti per affrontare le sfide del cambiamento climatico in agricoltura. Noi chiediamo di aumentare urgentemente le ambizioni e rafforzare la cooperazione fra di noi per colmare il divario fra gli attuali trend di emissioni e il percorso necessario per conseguire gli obiettivi di lungo termine sulle temperature dell’Accordo di Parigi. Noi chiediamo per un aumento nel volume, flusso e accesso alla finanza per progetti sul clima, insieme a una migliorata capacità e tecnologia, compreso dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo.
Noi, le Parti dei paesi sviluppati, ribadiamo il nostro obiettivo di stanziare 100 miliardi di dollari USA. Noi, all’unanimità, chiediamo ulteriore azione sul clima e sosteniamo, ben prima del 2020, di tenere conto delle specifiche necessità e delle speciali circostanze dei paesi in via di sviluppo, i paesi meno sviluppati e quelli particolarmente vulnerabili agli impatti avversi del cambiamento climatico.
Noi che siamo le Parti del Protocollo di Kyoto incoraggiamo la ratifica dell’Emendamento di Doha. Noi, collettivamente, chiediamo a tutti gli attori non statali di unirsi a noi per azioni e mobilitazioni immediate e ambiziose, aumentando le loro importanti realizzazioni, registrando le molte iniziative e la stessa Partnership di Marrakech per l’azione sul clima globale, lanciata a Marrakech. La transizione richiesta nelle nostre economie per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi fornisce una sostanziale positiva opportunità per una accresciuta prosperità e uno sviluppo sostenibile.
IL CONSIGLIO COMUNALE
RITIENE FONDAMENTALE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATUS DI RIFUGIATO/A AMBIENTALE A CHI PROVIENE DA ZONE DEL MONDO AD ALTO LIVELLO DI CRISI AMBIENTALE E DESERTIFICAZIONE
E
IMPEGNA IL SINDACO A
inviare all’Anci, entro trenta giorni dall’approvazione di questa mozione, la richiesta a nome del Consiglio Comunale, indirizzata al Parlamento e al Governo italiano, affinché:
1) A livello normativo, il Parlamento si impegni a varare disposizioni che riconoscano forme di protezione internazionale, analoghe allo status di rifugiato e a quello di protezione sussidiaria, per chi proviene da paesi ad alto livello di crisi ecologica
2) A livello normativo o amministrativo, che sia data opportuna attuazione – mediante l’emanazione di appositi decreti – all’art. 20 del Testo Unico Immigrazione, laddove si stabilisce che il Governo deve definire «le misure di protezione temporanea da adottarsi, anche in deroga a disposizioni del presente testo unico, per rilevanti esigenze umanitarie, in occasione di conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in Paesi non appartenenti all’Unione Europea»
3) Sempre a livello amministrativo, che siano fornite, alle Commissioni Territoriali per il Riconoscimento della Protezione Internazionale, opportune indicazioni sull’applicazione ai profughi ambientali delle disposizioni di cui alla Convenzione Internazionale di Ginevra sullo status del rifugiato, in particolare nei casi in cui l’impossibilità o l’incapacità dello Stato di provenienza e/o di transito di intervenire per garantire un ambiente dignitoso configuri una fattispecie di persecuzione.
Francesco Auletta
Marco Ricci