Mozione urgente: No alla proposta di modifica della legge elettorale per i sindaci

Qui di seguito la mozione urgente presentata al Consiglio Comunale di Pisa dai consiglieri del gruppo consiliare “Una Città in Comune – PRC”

Mozione urgente: No alla proposta di modifica della legge elettorale per i sindaci

Appreso

Che è in corso l’iter parlamentare della proposta di legge “Modifiche al testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (C. 184 Pisicchio, C. 230 Peluffo, C. 666 Oliverio, C. 742 Francesco Sanna, C. 1029 Rigoni, C. 1200 Caon, C. 2289 Laffranco, C. 4002 Parisi e C. 4188 Menorello).” Testo unificato, con relatore – di maggioranza – in commissioni Affari Costituzionali l’on Massimo Parisi (ALA, gruppo che fa capo al senatore Verdini) e che ha avuto parere favorevole in primis dal Partito Democratico, con espressioni di netta condivisione, fra gli altri, dell’On. Emanuele Fiano.

Che – a quanto informano anticipazioni di stampa – si prevedono tempi ristretti di approvazione del provvedimento in aula alla Camera dei Deputati

Evidenziato

Che la proposta prevede l’elezione già al primo turno dei sindaci – nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti – che ottengano il 40% dei voti validi, limitando i turni di ballottaggio ai casi in cui nessuno dei candidati superi tale soglia.

Che anche a seguito di tale modifica del Testo Unico degli Enti Locali, rimarrebbe però l’effetto ‘trascinamento’ che assegna alle liste che sostengono il vincitore il 60% dei seggi, qualunque sia il consenso ottenuto (che può essere addirittura anche inferiore al 40%, dato che il voto può essere ‘disgiunto’).

Considerato

Che – e ben al di là delle opinioni e delle posizioni politiche già espresse sui premi che l’attuale legge assegna alle liste collegate ai sindaci eletti con le norme vigenti, e sullo svuotamento del ruolo e delle funzioni “parlamentarismo degli enti locali” in favore di una opzione presidenzialista ed esecutivista che già oggi vige – saremmo dunque in presenza di un ‘premio’ che, capovolgendo la volontà popolare, assegnerebbe la maggioranza a chi ha ottenuto solo una minoranza dei suffragi. Si istituzionalizzerebbe quindi la figura del cd “sindaco di minoranza”.

Che nella sentenza n.1 del 2014 (che dichiarò l’incostituzionalità del ‘porcellum’) la Corte Costituzionale affermava ‘… l’attribuzione del premio di maggioranza … comprometterebbe l’eguaglianza del voto e cioè la “parità di condizione dei cittadini nel momento in cui il voto viene espresso”, in violazione dell’art. 48, secondo comma.’

Che il ‘bilanciamento’ degli interessi ‘costituzionalmente rilevanti’ (come la stabilità dell’esecutivo, che ha permesso una condizionata ammissione del premio di maggioranza per il parlamento nella successiva sentenza della Corte sul cd “Italicum”), invocato poi per ammettere ugualmente il ricorso condizionato a tale violazione, è difficilmente riferibile alle funzioni di una amministrazione comunale, assai diverse da quelle del governo del Paese.

Che siamo dunque di fronte all’ennesimo tentativo di limitare l’effettiva espressione della sovranità popolare, già perseguito con ostinazione con due leggi elettorali (cd italicum e poi rosatellum), con un tentativo di stravolgimento della Costituzione (respinto dal referendum del 4 dicembre 2016) e con la cancellazione dell’elezione diretta dei consigli provinciali (legge ‘DelRio’) nella prospettiva di minare al fondo rappresentatività e rappresentanza dei e nei consigli elettivi comunali, cosi da creare sempre più le condizioni per ridotti spazi effettivamente democratici e una conseguente concentrazione del potere reale in sempre più ristrette elite che sempre meno rispondano ad una ampia e consapevole volontà popolare.

Che continuare a perseguire strade – come già detto in palese contrasto con la nostra Costituzione (materiale e formale) – di questo tipo conduce quindi ad aumentare la distanza fra cittadini e istituzioni, l’astensionismo e quell’anti politica che anche le forze che questa proposta di legge sponsorizzano dicono di voler contrastare.

Che – per giunta – la proposta in questione contiene anche, per buona misura, di fatto il raddoppio del numero delle firme richieste per la presentazione delle liste, ma solo per le nuove formazioni non presenti in Parlamento o nei consigli uscenti, mentre queste ultime potrebbero optare per il mero versamento di una ‘cauzione pecuniaria’ di entità da definire.

Che per giungere ad una rapida approvazione della proposta in questione anticipazioni di stampa indicherebbero la volontà del governo di porre la fiducia sul provvedimento, impedendo quindi un dibattito approfondito nelle aule parlamentari (e fuori da esse).

Che la sua approvazione sarebbe ancora più grave in quanto ci troviamo a poca distanza temporale da un’importante tornata amministrativa

Che la ratio di fondo della norma – su un tema di funzionamento della democrazia e di rispetto della volontà popolare, quindi per sua natura non di parte – sembra far emergere il forte sospetto che possa essere motivata da interessi specifici delle parti politiche che essa hanno promosso

Per tutti i suddetti motivi, il Consiglio Comunale

Invita il Parlamento Italiano a ritirare o respingere la proposta di legge in questione

Impegna l’amministrazione comunale

  • a esprimere in tutte le sedi la propria contrarietà ai contenuti della proposta medesima
  • A trasmettere il presente ODG ai presidenti e ai direttivi dell’ANCI regionale e nazionale, chiedendo conseguentemente che si esprimano negativamente rispetto alla proposta medesima e facciano i conseguenti passi presso il Parlamento
  • A valutare, qualora venisse approvato il provvedimento, – con un opportuno passaggio consiliare ad hoc – il ricorso – anche in via incidentale – alle sedi opportune per sollevare la valutazione di costituzionalità della norma in questione e o di parte di essa
  • A trasmettere il presente odg ai presidenti delle Camere e al Presidente della Repubblica
  • A trasmettere il presente odg a tutti i comuni della Regione…invitando alla discussione del medesimo
  • A favorire e o sostenere – nei limiti ovviamente delle prerogative dei rappresentanti istituzionali singoli e o associati – ogni forma di pressione – istituzionale e sociale – tesa al ritiro del provvedimento e o comunque ad un suo contrasto, nonché tesa a favorire una adeguata consapevolezza della cittadinanza e delle omologhe amministrazioni comunali in merito agli elementi di forte criticità che tale norma contiene e rappresenta.

 

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