La profonda crisi economica in Italia, ad oggi, non vede via d’uscita.
L’Italia è il paese europeo in cui le disuguaglianze sono più cresciute negli ultimi anni, a significare che da questa crisi c’è chi sta uscendo più forte a discapito dei beni comuni e dell’intera collettività.
Anche a Pisa gli effetti delle conseguenze di queste politiche si fanno sentire su lavoratori, disoccupati, studenti, pensionati: perdita di posti di lavoro, diffusione della precarietà, riduzione di servizi pubblici, dell’accesso al sapere, di spazi di aggregazione sociale e culturale da un lato, speculazione e privilegio degli interessi privati a discapito della collettività dall’altro.
Le politiche adottate negli ultimi anni da tutti i Governi, quindi, hanno imposto il sacrificio delle fasce più deboli della popolazione in nome del rigore, che ha visto la sua massima espressione politica nel pareggio di bilancio che, silenziosamente inserito proprio nella Costituzione (Art. 81), testimonia la subalternità della nostra classe politica ai dettami degli organismi finanziari internazionali e globali.
Eppure, la nostra carta costituzionale imporrebbe di seguire una strada esattamente opposta: la tutela della dignità delle persone (Art. 3), la giustizia sociale e la solidarietà verso i deboli e gli emarginati (Art. 2), la legalità e l’abolizione dei privilegi (Art. 3), la progressività fiscale (Art. 53), l’impegno a costruire un futuro di libertà, lavoro e cultura per le prossime generazioni, la salvaguardia del territorio e del patrimonio culturale (art. 9), la giustizia e la democrazia in Europa, il ripudio della guerra (Art. 11).
Non a caso, la Costituzione è ormai da anni sotto attacco e viene descritta come un ostacolo allo sviluppo del paese, come se potesse esistere sviluppo senza il rispetto del diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute.
Emblematica in questo senso la lettera di pochi mesi fa della JP Morgan contro la rigidità delle costituzioni antifasciste degli stati europei che conferma quanto l’attacco alla carta costituzionale si inserisca in un preciso progetto politico che in nome dell’austerity sottrae terreno agli spazi democratici e ai diritti sociali.
Noi riteniamo, invece, che queste parole d’ordine debbano diventare le stelle polari dell’agire politico, per uscire dalla crisi e fermare il massacro sociale che si sta verificando. Pretendiamo che la Costituzione trovi una piena attuazione per rispondere ai bisogni espressi da tutta la cittadinanza, per promuovere l’integrazione e la cooperazione, rafforzare diritti sempre più in discussione.
Realizzare (e quindi difendere) la Costituzione, come hanno chiesto e chiedono i tanti movimenti e le tante associazioni in Italia, è per noi il primo passo per intraprendere la via d’uscita dalla crisi.
Per questo vediamo nella data del 12 ottobre, “Costituzione, la via maestra” un momento fondamentale a cui partecipare e da costruire anche a Pisa.