“No ai privati, lavoriamo di più noi”

venerdì
27 aprile 2018
Testata:
REPUBBLICA FIRENZE
Pagina:
IV

I medici offrono maggiore disponibilità per evitare l’acquisto di prestazioni esterne per abbattere le liste d’attesa

MICHELE BOCCI

Si offrono di lavorare di più loro per abbattere le liste di attesa e di essere pagati con i ticket. Il sindacato dei medici Anaao lancia una proposta alla Regione e alla Asl Toscana Centro per evitare l’acquisto di prestazioni presso i privati al fine di abbattere le liste di attesa per certe prestazioni. Al di là delle riflessioni sulla fattibilità dell’operazione, anche questa nuova presa di posizione racconta di un clima piuttosto teso all’interno della sanità toscana. Nel quale interviene anche la Cisl, che chiede alla Regione di percorrere «nuove strade» per salvare il sistema. Intanto in assessorato si lavora a due delibere anti attese, una per l’attività chirurgica, già pronta, e l’altra per l’ambulatoriale.

Carlo Civitelli, segretario regionale Anaao, spiega: «Noi siamo disponibili e come diceva la delibera della Asl il compenso può essere il ticket». Ci sono settori però che, come sottolineano anche gli stessi sindacati, hanno seri problemi di organico. E in questo periodo non è molto facile rinforzarli visto che la Regione ha un tetto di spesa per il personale imposta da una legge nazione.

Civitelli ha anche un’idea su come utilizzare i 2,8 milioni che verrebbero risparmiati se non si coinvolgono i privati. «Vanno usati per la crescita professionalizzante dei professionisti. Penso ad esempio alla mobilità. La nostra idea è quella di mandare a lavorare, con i giusti incentivi, medici esperti a turno negli ospedali delle zone più disagiate, tipo l’Isola d’Elba. Nelle strutture dove non c’è molta attività è meglio far ruotare i professionisti, cioè mandare a turno medici che fanno tanto lavoro altrove.

Francesca Ricci e Fabio Franchi, segretari di Cisl Toscana e Firenze-Prato, sostengono che «la sanità toscana ha, almeno fino ad oggi, indicatori di performance tra i migliori in Italia, ma spesso scontenta i cittadini che si rivolgono al sistema e si trovano di fronte a lunghissime liste d’attesa, visite fissate a chilometri di distanza da casa, poca assistenza sul territorio. Per evitare che il sistema prosegua nella deriva che di fatto sta spingendo verso il privato chi può permetterselo, con il rischio vero di un progressivo scadimento del pubblico, occorre percorrere nuove strade. La scelta di “esternalizzare” alcune prestazioni per smaltire le lunghe liste d’attesa non è di per sé né positiva, né negativa. Quello che conta è il ruolo che il pubblico svolge nel programmare e nel controllare il processo, fissando paletti chiari che garantiscano qualità delle prestazioni ed equità nell’accesso». Dalla Cisl ricordano di aver sottoscritto un verbale con l’area vasta centro insieme a Cgil e Uil. «Il testo va in questa direzione, si prevede esplicitamente che si tratti di “una integrazione al Servizio Sanitario Regionale e non di una progressiva sostituzione della gestione pubblica con quella privata”».

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