No alla finta partecipazione: boicottiamo i nuovi organismi, strumento di consenso per la destra

In un momento di forte allontanamento della cittadinanza dalle elezioni, con tassi di astensionismo preoccupanti e mai visti prima nel paese, la partecipazione – quella vera – alle decisioni e alla vita delle istituzioni è necessaria per rivitalizzare la democrazia in crisi ma anche per migliorare davvero la qualità della vita delle persone, a partire da chi è maggiormente colpito dalla crisi economica e sociale e abita nelle periferie popolari.

Per questo, in vista del primo Consiglio comunale, annunciamo subito che non nomineremo alcun componente nei nuovi organismi di finta partecipazione, che la destra che sostiene il sindaco Conti – con un colpo di mano e senza alcun confronto e coinvolgimento della cittadinanza – ha approvato nei mesi scorsi, proprio a fine consiliatura. Questo progetto ha peggiorato ulteriormente, se possibile, la già scarsa qualità democratica dei Consigli Territoriali di Partecipazione che, dal 2009, avevano sostituito le vecchie Circoscrizioni e i loro Consigli elettivi.

Il nuovo Regolamento non istituisce, infatti, veri organismi di partecipazione, dotati di funzioni e di poteri specifici, ma strumenti di consenso per chi governa, definiti secondo criteri ultra maggioritari che alterano gravemente i risultati elettorali.

Innanzitutto, è stato ridotto da 6 a 4 il numero degli organismi territoriali, mettendo insieme quartieri molto eterogenei tra loro e accrescendo la distanza tra i cittadini e gli organismi.

Invece di ripristinare qualche forma di elezione diretta degli organismi da parte dei residenti, è stato rilanciato il sistema della cooptazione. I membri di tali organismi non saranno eletti direttamente, ma verranno nominati dai partiti che siedono in Consiglio comunale (non su un criterio proporzionale, in base al risultato elettorale, ma su un criterio maggioritario): la cooptazione riguarderà anche rappresentanti delle associazioni di categoria e degli ordini professionali, in una logica estranea al confronto sugli interessi pubblici e generali della cittadinanza, andando incontro ai peggiori interessi corporativi.

In questo nuovo assetto, ancor più antidemocratico e meno trasparente del precedente, gli organismi territoriali continueranno a essere soltanto consultivi, privi di autonomia e di potere decisionale ed economico, con il rischio di essere solo un luogo dove si scambiano favori e interessi e si ratificano le decisioni già prese dalla giunta.

Per queste ragioni riteniamo che i nuovi organismi vadano pubblicamente e concretamente boicottati. Invitiamo le altre forze politiche di minoranza a non procedere neanche loro ad alcuna nomina, e facciamo appello anche alle associazioni affinché disertino questa pantomima, che sono uno schiaffo alla vera partecipazione. Possiamo così bloccare l’insediamento dei nuovi organismi e riaprire una discussione su come far veramente partecipare la cittadinanza alle scelte che riguardano la città e i quartieri.

Da parte nostra, riteniamo che l’apertura sistematica delle istituzioni rappresentative alla partecipazione di chi vive nel territorio sia un elemento fondamentale per la democrazia, capace di migliorare la qualità della vita delle persone e di rendere le istituzioni più trasparenti. Occorre dare vita a nuovi modi di “amministrare”, in grado di colmare la distanza tra cittadine/i e istituzioni, rinnovando le priorità della politica e il suo linguaggio così da porla realmente al “servizio della comunità”.

La nostra proposta di istituire i Consigli di quartiere, direttamente eletti con metodo proporzionale e dotati di reali poteri rispetto al Consiglio Comunale e alla Giunta, e di avviare il bilancio partecipativo, in cui le priorità di spesa vengono individuate secondo criteri condivisi con la cittadinanza e con i vari quartieri, va in questa direzione.

Al contempo rilanciamo la proposta che gli spazi delle ex Circoscrizioni, oggi chiusi e in stato di abbandono, diventino Case di Quartiere ovvero degli spazi auto-gestiti dalla cittadinanza in cui comitati, associazioni e cittadinanza potranno riunirsi gratuitamente e organizzare attività di pubblica utilità, secondo un calendario pubblico.

Solo in questo modo sarà possibile rimettere al centro la tutela dei diritti e dei beni comuni (naturali, materiali e sociali), invertendo l’attuale tendenza alla loro privatizzazione.

Una città in comune – Unione Popolare

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