“Una città in comune” aderisce alla settimana di mobilitazione contro ogni progetto di regionalizzazione lanciata in tutta Italia dal “Comitato Nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata”, promuovendo a Pisa una campagna di informazione che inizia oggi, giovedì 16 gennaio, con un volantinaggio presso la Stazione Centrale, e che continuerà con altre azioni nelle prossime settimane fino all’assemblea pubblica contro l’autonomia differenziata che si terrà venerdì 7 febbraio alle 21, nella sala convegni della Stazione Leopolda a Pisa.
La campagna nazionale si terrà, dal 14 al 21 gennaio, con presidi e volantinaggi di protesta in tutta Italia: da Bologna a Catania, da Torino a Bari, da Padova a Roma, da Pavia a Napoli, da Salerno a Potenza, da Viareggio a Pisa, passando per tante città di tutto il territorio. A partecipare sono associazioni, comitati e gruppi uniti nel rigetto dell’Autonomia differenziata e del relativo disegno di Legge quadro che il governo (con il Ministro Boccia), ha presentato a inizio novembre, al fine di accelerare l’attuazione del processo di regionalizzazione.
La situazione che stiamo vivendo è infatti molto grave, pur nella disattenzione dei media e dell’opinione pubblica che non è sufficientemente informata su quanto sta avvenendo. L’attuale governo, come i precedenti (quello Lega–5 Stelle e quello Gentiloni del PD), intende attribuire alle regioni moltissime competenze legislative oggi dello Stato (e per questo uguali dal nord al sud del paese): istruzione, sanità, trasporti, servizi, ambiente, tutela della salute, contratti di lavoro e altre.
Diverse regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte), ma altre potrebbero seguire, hanno già chiesto questa autonomia, come pure la possibilità di gestire in proprio i fondi legati a ciascuna materia. Se il progetto si dovesse realizzare, sarebbe molto difficile tornare indietro e potremmo avere tante piccole Italie divise e in lotta tra di loro e le diseguaglianze aumenterebbero, mente si ridurrebbero i diritti di cittadini e lavoratori. La propaganda racconta che ci sarebbero più risorse e qualità nei territori. Ma chi dice questo sono gli stessi politici che hanno attaccato contratti, servizi, diritti.
Concretamente, con l’autonomia differenziata non ci sarebbero più i contratti collettivi nazionali di lavoro a tutelare i diritti di chi lavora, con aumento della precarietà e riduzione dei diritti; le regioni avrebbero la possibilità di sostituire progressivamente la sanità pubblica con la sanità privata attraverso fondi integrativi e polizze assicurative (come negli Stati Uniti); ogni regione “governerebbe” le sue scuole con programmi e titoli di studio regionalizzati, con personale con contratti regionali; rispetto alle politiche ambientali la frammentazione della normativa e la deregolamentazione avrebbero conseguenze drammatiche sul territorio, sull’ambiente, sull’inquinamento, sulle bonifiche e sulla salute dei cittadini.
La “Legge quadro”, presentata dall’attuale governo, presentata come lo strumento che dovrebbe inquadrare l’Autonomia differenziata permettendo la salvaguardia del principio di coesione nazionale e di solidarietà, in realtà apre proprio la strada alla differenziazione e alla frantumazione dei diritti e delle conquiste, a legislazioni differenti in ogni campo (dalla scuola alla sanità, dai contratti collettivi alle infrastrutture, dai trasporti all’ambiente…) e quindi prospetta scenari inquietanti di messa in concorrenza e tensione tra le Regioni, con possibili sviluppi gravi e drammatici per l’unità della Repubblica.
Per questo gli aderenti alla mobilitazione chiedono la cancellazione della Legge Quadro e il ritiro di qualunque autonomia differenziata e chiedono che i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori siano correttamente informati sulle conseguenze devastanti di un provvedimento da cui poi sarebbe molto difficile tornare indietro.
Una città in comune