Nuovo regolamento case popolari: due anni persi per la propaganda xenofoba della giunta

Dopo quasi due anni di stallo, sta per venire finalmente predisposto e pubblicato il nuovo bando per le case popolari: una misura attesa e da noi sollecitata per alleviare l’emergenza abitativa vissuta da tante famiglie sul territorio comunale, emergenza acuita dalla pandemia e dalla crisi economica che l’ha accompagnata, e resa esplosiva dalla revoca del blocco degli sfratti deciso dal governo.

Le domande per l’inserimento in graduatoria presentate secondo il bando del luglio 2020 non sono state mai esaminate dagli uffici comunali e, alla fine, lo stesso bando è stato ritirato perché conteneva evidenti clausole discriminatorie. Come avevamo da subito denunciato, insieme ai sindacati degli inquilini che contro il bando hanno anche fatto ricorso, il requisito dei cinque anni di residenza nel territorio comunale e l’impossibilità, per i soli cittadini non comunitari, di auto-certificare la non possidenza di immobili all’estero costituivano condizioni illegittime.

Il fatto che queste condizioni discriminatorie fossero previste anche dalla legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica ha fornito all’amministrazione comunale un comodo alibi per portare avanti la propria campagna elettorale xenofoba e razzista, facendo credere di dare la priorità ai cittadini italiani. Il risultato è stato quello di bloccare per quasi due anni il bando delle case popolari.

Per consentire la pubblicazione del nuovo bando, domani martedì 22 marzo il Consiglio Comunale è chiamato a discutere e approvare il nuovo regolamento in materia di edilizia residenziale pubblica. Il testo modificato recepisce ciò che avevamo sempre chiesto, e che è contenuto nella nostra Costituzione, ossia l’eliminazione delle clausole più palesemente discriminatorie. Viene però mantenuta una premialità sulla storicità della residenza che per noi non è in alcun modo accettabile in quanto non risponde al criterio fondamentale del bisogno di casa.

Purtroppo il nuovo bando da solo non è in alcun modo sufficiente per risolvere il problema del diritto alla casa, visti anche i pesanti ritardi della Giunta Conti: no dei problemi più urgenti è dato dalla penuria di alloggi popolari, causato dall’assenza da decenni di un vero piano casa nazionale, finalizzato al recupero a scopo abitativo di immobili pubblici e privati non utilizzati e alla realizzazione di nuovi immobili di edilizia residenziale pubblica. Anche questa amministrazione ha pesanti responsabilità, così come le precedenti, per non aver voluto stanziare – come da noi richiesto – 1,5 milioni di euro per recuperare e poi assegnare i più di 171 alloggi popolari attualmente vuoti, in attesa di modesti lavori di manutenzione e sistemazione. Basterebbe recuperare i crediti per IMU e ICI non pagate, che l’amministrazione comunale vanta nei confronti di alcuni grandi immobiliaristi della città, per recuperare questi alloggi e dare risposte a tante famiglie.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

Condividi questo articolo

Lascia un commento