A partire dal 15 luglio il sindaco ha decretato la cessazione delle attività commerciali di vendita alimentare e di alcolici nel centro storico dall’una di notte alle sei del mattino. Non solo: nell’ordinanza si prevede che in casi di “eccessivo affollamento” di piazze e spazi pubblici, “al fine di tutelare la salute e l’incolumità delle persone, il personale delle Forze di polizia in servizio ha la facoltà di procedere alla momentanea chiusura della piazza” e “gli accessi alle aree interessate possono essere presidiati e regolati da personale della agenzie private di vigilanza con le quali il Comune di Pisa abbia stipulato contratti di fornitura del servizio”. Con la scusa della salvaguardia della salute pubblica, come forma di prevenzione e di contenimento della trasmissione del covid 19, si fa passare l’ennesimo atto di militarizzazione del territorio. È evidente che il covid non ha niente a che fare con questa decisione e che non è alcuna logica sanitaria a spingere il Comune a permettere alla polizia di chiudere le piazze di Pisa a proprio piacimento.
Negli anni la repressione della socialità serale, della fantomatica movida, è stata progressivamente sempre più severa. In una città in cui gli spazi di aggregazione non esistono più, le iniziative culturali sono blindate e ridotte al lumicino, e in cui ai giovani non vengono offerti luoghi e attività in cui incontrarsi e divertirsi liberamente, si decide per inasprire ulteriormente il controllo e l’oppressione. È inaccettabile che si sfrutti come pretesto il covid 19 per chiudere forzatamente spazi pubblici e che tale compito sia affidato non solo alla forza pubblica ma anche alla vigilanza privata. Crediamo che, a maggior ragione a seguito di questi due anni di pandemia, abbiamo bisogno che gli spazi della nostra città vengano nuovamente attraversati liberamente da tutte e tutti perché vogliamo che le piazze tornino ad essere ripopolate con la socialità che tradizionalmente ha accolto studentesse e studenti di tutta Italia (e non solo).
In questi anni abbiamo assistito ad una vera e propria desertificazione da parte della amministrazione Conti quando servirebbe invece un Comune che promuovesse maggiori iniziative culturali, mettendo a disposizione nuovi luoghi di aggregazione, e che all’interno di quegli spazi di socialità spontanea, come le piazze, si incentivassero attività di consumo critico, di prevenzione e riduzione del danno.
Una città in comune