Visto l’allarme lanciato nel mese di novembre 2022 dalla Caritas italiana- Diocesi di Pisa, che in
riferimento al primo semestre 2022 ha confermato un aumento del 22 % rispetto al 2019 delle
persone in difficolta rivolte agli sportelli, percentuale che sale al 33,5% se nel computo si
includono i minori conviventi.
Considerato che nella medesima rilevazione spicca il dato relativo alla povertà minorile, che in
riferimento ai figli minori di nuclei seguiti dall’ufficio per la pastorale della carità della diocesi di
Pisa, indica un incremento del 54,1% dal 2019 al 2021 (da 791 a 1.219).
Visto che in Italia su 9.5 milioni di minori che vivono in Italia, 1.3 milioni vivono in povertà
assoluta, mentre 2.3 in povertà relativa.
Richiamato il Piano Nazionale di Contrasto alla Povertà, che indica i Livelli Esssenziali delle
Prestazioni, il rafforzamento del servizio sociale professionale, (per arrivare ad avere almeno un
assistente sociale ogni 5mila abitanti), la previsione di un punto di accesso ogni 40.000 abitanti, il
rafforzamente del percorso di presa in carico individualizzata e multidimensionale
Richiamata la normativa regionale, con particolare riferimento alla L.R. 41/2005 e ss. mm. che
disciplina il sistema integrato di interventi e servizi sociali volto a promuovere e garantire i diritti di
cittadinanza sociale, la qualità della vita, l’autonomia individuale, le pari opportunità, la non
discriminazione, la coesione sociale, l’eliminazione e la riduzione delle condizioni di disagio e di
esclusione.
Considerato che il sistema integrato citato assicura l’erogazione dei livelli essenziali delle
prestazioni sociali, con accesso prioritario agli interventi e ai servizi erogati dei soggetti in
condizione di povertà o con reddito limitato o situazione economica disagiata.
Richiamato il Piano regionale di contrasto alla povertà 2021-2023 che in riferimento al
LEPS: Servizio Sociale Professionale stabilisce che il suo raggiungimento è una priorità assoluta, e
che bisogna tendere al progressivo avvicinamento per tutte le zone toscane dell’obiettivo di servizio
1/6.500 abitanti e al LEPS 1/5000 abitanti come previsto all’articolo 1, comma 798 e seguenti della
legge di Bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178) nell’ambito di vigenza del Piano.
Visto il V Piano nazionale di Azione ed Interventi per la Tutela dei Diritti e lo sviluppo dei soggetti
in età evolutiva (Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – 2021) che definisce la povertà
educativa come l’impossibilità per i minori di età di apprendere, sperimentare, sviluppare e far
fiorire liberamente capacità e aspirazioni, coltivare inclinazioni e talenti anche a causa delle
condizioni economiche disagiate.
Considerato che nel Piano Nazionale citato nel contesto di una visione multidimensionale della
povertà, l’istruzione è interpretata come una dimensione essenziale, alla luce di quanto una
condizione economica svantaggiata possa avere radici anche in un divario educativo
Ritenuto quindi che un problema di natura multidimensionale deve essere affrontato dal lavoro
comune di istituzioni, servizi e cittadinanza attiva con lo strumento dei “Patti educativi di
comunità” che consente di creare l’alleanza educativa, civile e sociale, per intervenire in modo efficace sulla povertà educativa.
Visto il Programma per l’implementazione delle Linee di indirizzo nazionali sull’intervento con
bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità (P.I.P.P.I).
Considerato che secondo il Piano scuola 2020-2021 obiettivi principali dei “Patti educativi di
comunità”sono la necessità di prevenire, e combattere le nuove povertà educative, la dispersione
scolastica, il fallimento educativo di un’alta percentuale dei giovani (14%), attraverso un approccio
partecipativo, cooperativo e solidale di tutti gli attori in campo che con pari dignità si impegnano a
valorizzare e mettere a sistema tutte le esperienze e tutte le risorse del territorio.
Premesso che nel Pis della Zona Pisana 2020-2022 è specificato che “Il tema del contrasto alla
povertà rappresenta una priorità per la SdS e come tale si declina nell’assicurare il LEP previsto
dalla L. 29/2019 ma anche con la tutela e promozione della salute e la riduzione delle
diseguaglianze in riferimento agli obiettivi prioritari del PSSIR. Occorre attivare il territorio e la
comunità, per innescare processi di moltiplicazione che sostengano i percorsi di uscita dalla
povertà. I programmi devono assicurare che il sistema dei servizi agisca assicurando in modo
omogeneo i servizi, i LEP e diffondendo le buone prassi sulla zona”.
Vista la Child Guarantee che ha lo scopo di assicurare che ogni bambino a rischio di povertà o di
esclusione sociale in Europa abbia effettivo accesso a diritti fondamentali, attraverso l’impegno a
carico degli Stati membri a garantire a tutte le bambine, i bambini e agli adolescenti l’accesso
effettivo e gratuito ai servizi educativi per la prima infanzia, all’istruzione e alle attività scolastiche,
ad almeno un pasto sano al giorno a scuola e all’assistenza sanitaria insieme ad un’alimentazione
sana e un alloggio adeguato.
Visto il Piano di Azione Nazionale per l’attuazione della Garanzia Infanzia (PANGI) che l’Italia ha
inviato alla Commissione Europea il 31/03/2022, nell’evidenziare l’impegno prioritario per
facilitare la partecipazione ai servizi da parte dei gruppi maggiormente a rischio di esclusione
sociale, è stata data grande attenzione ai primi 1000 giorni di vita prevedendo un rafforzamento
degli investimenti in attività di prevenzione e promozione della salute materno-infantile ed il tema
della salute mentale minorile con l’obiettivo di promuovere l’apertura e diffusione sul territorio
nazionale di Consultori giovani/punti di ascolto per gli adolescenti, considerando sia l’ opportunità
offerta dalle nuove “Case di comunità” previste dal PNRR, che favorendo le buone prassi già
sviluppate all’interno dei consultori familiari.
Considerato che contrariamente alle premesse nel Pis 2020-2022 la Programmazione è fortemente
carente nella definizione delle attività e delle risorse da impiegare.
Ritenuto che vista la drammatica straordinarietà di questa fase, sia necessario ribadire in ogni
occasione e per ogni ambito del governo locale che l’obiettivo è la guerra alla povertà, che in nessun
caso può essere dichiarata un dato immodificabile e tantomeno una colpa.
Il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta a
Istituire un Fondo unico di contrasto alla povertà che superi la distribuzione di aiuti con il sistema
dei bonus e che sia integrato da nuove risorse dell’ Amministrazione comunale adeguate a sostenere
le famiglie in difficoltà.
Assicurare il raggiungimento del LEPS Servizio Sociale Professionale nella misura di 1 assistente
sociale ogni 5000 abitanti.
Attivare entro il Tavolo di Contrasto alla Povertà, dotandolo di di effettivo potere e centralità,
aprendolo alla partecipazione di tutte le risorse della comunità: Caritas Diocesana, le
organizzazioni del terzo settore; i referenti dei servizi sociosanitari pubblici territoriali; i referenti
delle comunità straniere; le Organizzazioni Sindacali, con particolare riferimento alla
rappresentanza del precariato e degli inquilini; gli Enti Religiosi impegnati nel contrasto alla
povertà; il mondo della scuola e l’Osservatorio contro la dispersione scolastica; le Università e
organizzazioni studentesche; l’inps , il Garante dei diritti delle persone disabili, il Garante dei
detenuti; il Presidente del comitato di partecipazione della SdS.
Realizzare, sulla base delle indicazioni del Tavolo, il Centro per la Documentazione e la Ricerca
sul contrasto alle disuguaglianze che abbia fra i suoi compiti:
- studio e raccolta di buone prassi attivate sul territorio nazionale ed europeo
- reperimento di nuove risorse
progettazione partecipata di misure innovative di contrasto alla povertà trasversali ai
settori del Governo Locale.
Realizzazione del Profilo di Comunità all’interno del Piano Integrato di Salute ed avviare
nell’immediato un’ azione di rilevazione dei fenomeni crescenti di eclusione, e di nuove povertà,
con prioritaria attenzione alla condizione di vulnerabilità sorte con l’emergenza epidemiologica,
rappresentando, quartiere per quartiere i fenomeni, le criticità e le risorse attuali e potenziali, ed
elaborando il Profilo di Comunità, integrandolo nel processo di costruzione del Profilo di salute.
In relazione al Piano regionale di Contrasto alla Povertà, realizzare un Centro Servizi ( previsto nei
comuni con oltre 75.000 abitanti, che ha lo scopo di garantire attraverso un servizio di facile
accessibilità alle persone in condizione di povertà o marginalità, anche estrema, o a rischio di
diventarlo, la presa in carico integrata e un percorso partecipato di accompagnamento funzionale
allo stato di salute, economico, familiare e lavorativo della persona interessata.
Realizzare un sistema di interventi per l’inclusione socio-lavorativa delle persone svantaggiate,
impiantando un sistema pubblico di accompagnamento all’occupazione che superi la
frammentazione dei progetti POR FSE attraverso le seguenti azioni:
- stipula di protocolli specifici tra i servizi di contrasto all’esclusione sociale di competenza
comunale e quelli di competenza del Centro per l’Impiego al fine di formalizzare il percorso
assistenziale e di cittadinanza per l’accesso al lavoro dei soggetti svantaggiati a norma dell’art 4 legge 381/90 e delle persone a bassa contrattualità; - istituzione di servizio integrato e zonale di mediazione, accompagnamento e sviluppo
dell’occupabilità per prendere in carico le persone a bassa contrattualità con progetti
individualizzati a regia pubblica; - valorizzazione, potenziamento e sostegno delle cooperative sociali di tipo B;
- sensibilizzazione del il tessuto produttivo locale circa le agevolazioni regionali previste per
le aziende che assumono persone svantaggiate secondo l’art 4 della legge 391 del 1990; - Sostegno mirato ai lavoratori delle cosidette “economie informali” duramente colpite dalla
pandemia.
Elaborare un Piano Educativo di Zona Straordinario di contrasto alla povertà minorile per la tutela
del diritto all’educazione e all’istruzione per l’Infanzia e l’Adolescenza in vista delle nuove modalità
di organizzazione della didattica e dell’educazione, integrando interventi dei settori dell’istruzione,
della mobilità, dell’urbanistica, del patrimonio e delle politiche sociali che comprenda:
- La mappatura delle aree a maggiore rischio di povertà educativa e l’ elaborazione di piani
strategici territoriali di intervento sulla base di indicatori comuni, che rilevino per ogni area
lo stato delle scuole, le caratteristichesocio-economiche e l’offerta di servizi educativi e
culturali extrascolastici del territorio; - La creazione di un Fondo straordinario destinato al contrasto della dispersione scolastica
ed al sostegno mirato sia in caso di attività scolastica ordinaria che in caso di continuazione
della Didattica a Distanza; - La rilevazione attivata in concerto con le istituzioni solastiche, delle situazioni di difficoltà,
con particolare riferimento alla valutazione della sussistenza delle condizioni materiali per
proseguire nello studio a casa e eleborazione di progetti educativi individualizzati ed
integrati; - dotazione alle famiglie in difficoltà di un pacchetto di agevolazioni tali da consentire la
connessione ad una rete internet, tramite WI-FI gratuite o la fornitura di connessioni
funzionanti, e la possibilità di avvalersi di consulenze tecniche per risolvere i problemi
informatici.
Secondo quanto previsto dal piano nazionale, elaborare un Programma di Intervento e Prevenzione
dell’Istituzionalizzazione (P.I.P.P.I.) che ha l’obiettivo di rafforzare i servizi di assistenza sociale per
sostenere la capacità genitoriale e i bambini e le bambine e le famiglie che vivono in condizione di
fragilità e vulnerabilità, al fine di ridurre o evitare il rischio di allontanamento dei bambini e delle
bambine e adolescenti dal proprio nucleo familiare.
Stipulare un patto Educativo di comunità tra istutuzioni scolastiche, enti locali, servizi e terzo
settore nel quale siano definite risorse, obiettivi, azioni con una chiara assunzione di responsabilità
rispetto al contrasto della povertà educativa.
Sperimentare nei quartieri a maggiore vulerabilità equipe integrate scuola- servizi territoriali che a
partire dalle risorse della comunità, pcurino la presa in carico delle famiglie vulnerabili e seguano i
bambini e le bambine in difficoltà con progetti personalizzati curando con particolare attenzione
la continuità educativa tra scuola ed extrascuola
Avviare il sistema previsto dalle misure previste nel Reddito di Cittadinanza, visto che nella
relazione pervenuta nel mese di agosto da parte dell’Unità Funzionale Socio Assisstenziale
Consultorio e Neuropsichiatria Infantile , a fronte delle 1258 situazioni in carico ai servizi della
Zona Pisana, pur essendo soddisfatta la dotazione di assistenti sociali prevista, era stata solo
disposta la fase dell’Analisi Preliminare dei cittadini titolari del reddito di cittadinanza (Manca del
tutto, pur in presenza di personale sufficente ( 11 Assistenti sociali in più), la Progettazione
Personalizzata che possa sostenere cittadini e cittadine nel precorso di conquista della piena
autonomia)
Per evitare che il Reddito di Cittadinanza sia solo un mero contributo economico e che rappresenti
solo una dispendioso distribuzione di risorse è necessario garantire la presa in carico dei percettori
del Reddito di Cittadinanza in carico ai servizi, prevedendo
- la stutturazione delle equipes multidisciplinari in grado di prendere in carico i casi complessi
- la formalizzazione degli accordi con i Centri Per l’Impiego
- la definizione dei patti per l’Inclusione per i casi semplici
- La definizione dei Quadri di Analisi elaborati dalle qìequipe multidisciplinari nei casi complessi
- Le procedure di follow up dei sostegni attivati
Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa
Possibile