Considerato che la Tangenziale Nord-Est è un progetto vecchio, basato su un concetto di mobilità incentrato su automobili private e cementificazione del territorio che è ormai sorpassato dalla storia, e che negli anni trascorsi dalla sua prima progettazione il quadro delle conoscenze scientifiche è cambiato radicalmente in merito alle emissioni climalteranti, all’inquinamento (atmosferico e acustico) da traffico e ai relativi danni sulla salute, alla necessità di tutelare la biodiversità e la permeabilità dei suoli, e che queste conoscenze indicano chiaramente priorità opposte rispetto al progetto che si intende realizzare
Tenuto conto che la Tangenziale Nord-Est, come succede sempre quando si aumentano le strade, genererà più traffico e, quindi, più inquinamento, consumando ulteriore suolo, distruggendo irrimediabilmente la piana agricola a Nord di Pisa, e non offrendo nessuna alternativa all’uso delle auto private per chi dovrà entrare in città.
Rilevato che questa opera non alleggerirà affatto il traffico ma anzi determinerà problemi per la salute di chi vive in particolare in due aree della città: il quartiere dei Passi e quello di Ghezzano, come evidenziato da ARPAT – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Toscana – nella sua valutazione dell’opera che risale al 2021, in cui arriva a definire inaccettabile l’impatto del rumore, in particolare ai Passi, e inutili le possibili opere di mitigazione, e dando parere negativo sulla realizzazione dei tratti che coinvolgono questo quartiere. Le analisi condotte da ARPAT, infatti, stimano un superamento dei limiti di legge sull’inquinamento acustico del 30% ed evidenziano che né la stesura di asfalto speciale né la realizzazione di barriere anti-rumore sarebbero utili a limitare detti sforamenti, previsti anche nelle ore notturne.
Evidenziato che la Tangenziale Nord-Est oltre a peggiorare il traffico e i suoi impatti, frammenterà ulteriormente il territorio, danneggiando quello che rimane della pianura alluvionale dell’Arno a Nord di Pisa, solcata da un vasto sistema idraulico che connette Arno e Serchio dove ecosistemi di grandissimo pregio ambientale sono tutelati dalla Convenzione di Ramsar e dall’Unesco, oltre ad avere un impatto devastante su un paesaggio agrario di grandissimo interesse che unisce una ruralità pregevole con il patrimonio culturale delle pievi, delle ville e dell’Acquedotto Mediceo.
Rilevato che i costi dell’opera vanno via via lievitando sempre più: per il solo tratto di Madonna dell’Acqua (lotto nodi1-2), siamo passati in poco tempo da 21 a 27 milioni di euro, 6 milioni di euro in più, a fronte di un’opera il cui costo complessivo è già cresciuto, e che gli iniziali 70 milioni di euro sono destinati ad aumentare ancora, senza che ad oggi vi sia una previsione definitiva sulla cifra finale.
Ribadito che ad oggi non vi è alcuno studio che dimostri l’impatto positivo che questa opera avrebbe sulla mobilità: gli unici studi fatti, diversi anni fa, evidenziavano infatti molti dubbi sull’efficacia reale dell’opera.
Tenuto conto che ad oggi manca complessivamente la progettazione definitiva dei lotti che vanno dal nodo 5 al nodo 10, cioè il tratto che interseca l’Acquedotto Mediceo, con pesanti impatti negativi per questo inestimabile bene culturale del nostro territorio
Tenuto conto che ad oggi non vi sono neanche le risorse necessarie per la completa realizzazione del progetto
Tenuto conto che ad oggi non esiste alcuna forma di pianificazione urbanistica comune, in particolare per quanto concerne la mobilità, tra i 6 comuni dell’area pisana (e nello specifico tra Pisa e San Giuliano Terme) e che questo ha comportato nel passato e sta comportando tuttora la mancanza di qualsiasi forma di implementazione di politiche di area che forniscano un adeguato servizio di mobilità sostenibile alle persone che abitano il territorio, garantendo così la possibilità di fare a meno dell’utilizzo dell’ auto privata.
Il Consiglio comunale
esprime la propria contrarietà al proseguimento del progetto della Tangenziale Nord- est in quanto come esplicitato nelle premesse, sfregerà il territorio, consumerà ulteriormente suolo, aumenterà il traffico, accrescerà il rumore con impatti negativi sulla salute della cittadinanza e drenerà ingenti risorse che potrebbero essere spese per realizzare un sistema dei trasporti pubblici sostenibile e accessibile a tutti e tutte, un recupero delle aree periurbane che punti sull’agricoltura biologica e di qualità, una ricucitura del territorio che permetta ai sistemi naturali di rimanere vivi e attraenti per il turismo, anche in connessione al patrimonio storico e artistico a partire dall’Acquedotto Mediceo su tutto.
Impegna il Sindaco e la Giunta a
chiedere un incontro urgente agli altri enti coinvolti per il superamento di questa opera con l’interruzione delle progettazioni e realizzazione dei nuovi lotti;
avviare insieme con gli altri comuni dell’area pisana un percorso partecipato, coinvolgendo gli agricoltori e tutte le energie positive che vengono dal mondo associativo formale e informale, insieme al Parco di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli, agli enti di ricerca del territorio e alla Regione, per la progettazione e costituzione del Parco agricolo della Piana Pisana, al fine di dare una nuova vitalità alla pianura agricola tra Pisa e il Monte Pisano, che rappresenta il cuore geografico e territoriale della cosiddetta Area Pisana, mentre l’Acquedotto Mediceo ne costituisce la spina dorsale, rilanciando così il nostro territorio attraverso le produzioni agricole di qualità, il turismo agricolo ambientale, il turismo dei beni culturali, le opere necessarie a mettere in sicurezza il territorio;
concordare con gli altri Comuni dell’area pisana l’avvio di una ricerca di fondi nazionali ed europei per la realizzazione del suddetto Parco che diventerebbe il motore per la salvaguardia della cultura, della storia, del paesaggio, dei beni culturali: l’acquedotto mediceo, che ne è il simbolo più importante e che versa in condizioni critiche, ma anche le pievi, la piccola viabilità interpoderale, il reticolo dei canali; puntando ad investire su un modello di agricoltura sostenibile e contadina che garantirebbe non solo una capacità produttiva agroalimentare di base per le comunità della piana e del Monte Pisano, ma fermerebbe l’espansione della “città diffusa” e della relativa cementificazione.
Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Unione Popolare