Di seguito l’ordine del giorno sulle politiche per la sicurezza sociale in città presentato al consiglio comuna di Pisa dal gruppo Una Città in Comune – PRC
Ordine del giorno
Premesso che la paura trova sicuramente terreno fertile nella crescente crisi economia e sociale che ha colpito il paese e la nostra città; e che le politiche portate avanti negli ultimi anni dai governi che si sono succeduti hanno contribuito attivamente in questa direzione con pesanti tagli al welfare, alla sanità, al lavoro, e ai sistemi di tutela e di inclusione sociale.
Premesso che una “vita sicura” ai tempi della crisi economica è in primo luogo poter immaginare una condizione di esistenza in cui i diritti e la cittadinanza siano accessibili a tutti e a tutte.
Premesso che una “città sicura” è uno spazio urbani ricco di servizi, di scuole, di luoghi di aggregazione e di incontro dove le relazioni, i contatti e la solidarietà sono il fondamento dei legami sociali e dove il senso di comunità è diffuso e facilita l’aiuto e la protezione reciproci; mentre le zone buie, abbandonate, ghettizzate favoriscono soltanto forme di sussistenza ai limiti del possibile, il disagio e la micro-criminalità.
Premesso che una politica che vuol parlare di sicurezza deve pensare prima di tutto a incrementare le risorse destinate al welfare: diritto alla salute, alla casa e al lavoro, potenziando tutte le azioni volte all’integrazione e l’inclusione sociale.
Tenuto conto che purtroppo nella maggior parte della attuale comunicazione politica si utilizza l’acritica e semplicistica equazione tra “sicurezza” e “illegalità”, per cui questi termini vengono utilizzati sempre più in modo generico e senza distinzioni, per cui ad esempio, la vendita “abusiva” (cioè senza una licenza per il commercio ambulante) viene trasformata addirittura in una minaccia per l’incolumità personale dei cittadini, e equiparata a reati assai più gravi contro la persona; mentre invece, in forma paradossale, scompaiono dal discorso sulla sicurezza forme di “abusivismo” che, pur non minacciando l’integrità fisica dei cittadini, minano alla radice la coesione sociale di una comunità, come ad esempio i casi di abusivismo finanziario, il lavoro nero, il mercato degli affitti al nero che colpiscono le fasce più deboli della popolazione
Tenuto conto che questa confusione di concetti e di definizioni, il rischio è quello di non perseguire, e addirittura di non vedere, i cosiddetti “reati dei colletti bianchi”, e di introdurre inaccettabili discriminazioni tra ricchi e poveri, tra cittadini italiani e stranieri.
Tenuto conto che “la questione sicurezza” invece nell’accezione più securitaria del termine, è diventata anche strumentalmente sempre più centrale in alcuni dibattiti e che troppo spesso si assiste a forme di spettacolarizzazione anche dei minimi fatti di cronaca e i protagonisti di questi racconti ormai inflazionati sono spesso cittadini appartenenti alle fasce più povere e marginalizzate, verso le quali è più semplice catalizzare l’odio e il razzismo.
Tenuto conto che i suddetti meccanismi servono alla creazione di un nemico pubblico che incarna tutti i mali della crisi economica, tacendo la complessa articolazione della stessa,
Considerato che il numero totale dei reati avvenuti a Pisa e provincia nel 2015 è diminuito del 10 % e che una diminuzione dei reati si è registrata anche nella stessa sola città di Pisa dove I reati a fronte dell’anno precedente sono diminuiti del 5,5% (fonte dati Prefettura Pisa 23 Dicembre 2015). Statisticamente stabili appaiono inoltre il numero di furti e rapine a Pisa e Provincia sia tra gli anni precedenti che a confronto con i dati resi noti in data 7.06.2016 dai Carabinieri di Pisa, dove anzi si registra una lieve diminuzione di tutti reati compresi quelli predatori.
Considerato che “l’abusivismo”, come definito dalla nostra amministrazione comunale, rimane una infrazione amministrativa, punibile quindi solo con sanzioni monetarie; e che esso riguarda spesso migranti regolarmente soggiornanti da molti anni sul territorio, che risentono come tutti della crisi economica e della mancanza di opportunità lavorative.
Considerato che l’ingresso e il soggiorno irregolare di cittadini stranieri sul territorio nazionale costituivano fino al 2009 un mero illecito amministrativo; che il Governo Berlusconi, con il “Pacchetto Sicurezza”, ha introdotto una vera e propria fattispecie penale, criticata da più parti per la sua manifesta iniquità, per la sanzione evidentemente sproporzionata rispetto all’entità dell’illecito, e per la dimostrata inefficacia sullo stesso terreno del “contrasto all’immigrazione clandestina”; considerato altresì che la legge 28 Aprile 2014 n. 67, all’art. 2 comma 3 lettera b, ha dato mandato al Governo di abrogare la fattispecie penale, e che è attualmente allo studio un decreto legislativo di attuazione della predetta disposizione; considerato perciò che la cosiddetta “immigrazione clandestina” non è da considerarsi, né sul piano normativo né tantomeno su quello politico, un reato di particolare gravità né di dimostrato allarme sociale.
Il Consiglio comunale si impegna
- ad attuare tutti i provvedimenti necessari ed urgenti ad eliminare il vero “degrado urbano” della città, favorendo e incentivando il riutilizzo e il riuso di spazi vuoti e abbandonati sia di proprietà pubblica che privata, a partire dalla valorizzazione delle esperienze di autogestione, con particolare attenzione alle zone periferiche della città e al quartiere della Stazione per una rigenerazione urbana e rivalorizzazione sociale e culturale di queste zone della città;
- a contrastare attivamente “l’insicurezza percepita” attraverso politiche attive per il potenziamento dei servizi socio-sanitari e delle politiche abitative al fine di una reale garanzia al diritto alla salute e alla casa, e così dando risposte all’emergenza abitativa e ai numerosi sfratti in corso, ma anche agli insediamenti informali esistenti da anni nel nostro territorio, mettendo in campo e sostenendo politiche occupazionali efficaci. Anche in quest’ultimo caso è necessario mettere a disposizione spazi ad uso lavorativo collettivo. Queste disposizioni sono da intraprendere poiché la sensazione di insicurezza, come già premesso, si nutre spesso delle incertezze lavorative, di accesso alle cure e appare quindi essenziale, soprattutto nelle fasi di crisi come questa. L’insicurezza sociale si combatte con più welfare<,
- Giudica negativamente e chiede la sospensione dell’utilizzo dei militari per le funzioni ordinarie di controllo del territorio per cui sono deputate invece altre forze di polizia, tanto più che i militari hanno compiti specifici che non riguardano l’ordine pubblico, la lotta contro la microcriminalità o il mantenimento del “decoro urbano”, e esperimenti simili in altre città hanno già mostrato che l’utilizzo dell’esercito per il controllo di questi fenomeni è sostanzialmente inutile, come anche confermato da una relazione della Corte dei Conti.
Il Consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta
- ad una comunicazione puntuale e attenta e non sensazionalistica sul tema della sicurezza sia reale sia percepita a partire dai dati resi pubblici dalle Forze dell’Ordine cittadini
- a promuovere una corretta comunicazione sulla cosiddetta condizione di “permanenza irregolare” da parte di cittadini stranieri, in quanto anche questa azione contribuisce a disinnescare meccanismi di esclusione ed emarginazione della popolazione straniera regolarmente residente, portando maggiore equilibrio sulla percezione del fenomeno da parte della cittadinanza italiana;
- a sostenere e incentivare alternative di socialità e aggregazione per la cittadinanza tutta, con particolare attenzione ai giovani e agli studenti che popolano la città, favorendo il protagonismo giovanile, facilitando l’autorganizzazione e l’autogestione, creando affezionamento e responsabilità verso lo spazio pubblico e il diritto alla città.
- a rafforzare e finanziare i progetti e la rete di sostegno sociale e istituzionale agli uomini e alle donne vittime della tratta di esseri umani per favorire la denuncia degli sfruttatori;
- a tornare a finanziare adeguatamente il centro antiviolenza della Casa della Donna che da anni dà risposte in termini di sicurezza delle donne vittime di violenza domestica e di sfruttamento sessuale.
- ad attivare e sostenere politiche sulla tematica delle dipendenze da sostanze legali e illegali e della riduzione del danno: dalla valorizzazione del centro di pronta accoglienza, alla creazione di un punto di riferimento h24 con tutela dell’anonimato, alla riattivazione dei presidi mobili;
- a finanziare e promuovere corsi ed attività nelle scuole sui fenomeni del bullismo e il cyber-bullismo.
Una città in comune – PRC