Preso atto che anche nella ultima Legge di Bilancio è stato nuovamente cancellato il contributo sociale affitti e del fondo per la morosità incolpevole.
Considerato che, nonostante la natura non strutturale e le modalità di erogazione delle risorse, il contributo affitto e i fondi per la morosità incolpevole hanno costituito negli ultimi anni uno strumento utile per alleviare il disagio abitativo, impedendo o ritardando gli sfratti fino a consentire ai nuclei familiari in difficoltà di trovare un’altra sistemazione abitativa.
Considerato che l’attuale livello degli affitti sul mercato privato della casa è, per molte famiglie, letteralmente insostenibile a causa della diffusione del lavoro povero e precario della stagnazione decennale dei salari medio-bassi e dei livelli di disoccupazione.
Ricordato che, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT sulla povertà, in Italia ci sono oltre 900 mila famiglie in affitto in condizione di povertà assoluta (il 45% circa del totale delle famiglie in affitto, pur rappresentando il 20% del totale della popolazione residente) e che su queste pendono circa 150 mila sfratti esecutivi, di cui il 90% per morosità.
Considerato che a nel nostro Comune con l’ultimo bando per il contributo è rimasto escluso il 77% degli aventi diritto, cioè solo il 23% delle 941 domande ammesse ha visto accreditarsi il contributo affitto, con una distribuzione che ha favorito 200 aventi diritto in fascia A su 756 e 14 in fascia B su 185.
Tenuto conto che secondo quanto comunicato dagli uffici comunali per soddisfare tutti i beneficiari del bando 2023 sono necessarie ulteriori risorse pari a € 1.236.261,12 per la Fascia A e ulteriori € 255.043,50 per la Fascia B rispetto a quelle effettivamente stanziate.
Considerato che la condizione abitativa del Paese è segnata da una acuta sofferenza strutturale: quasi un milione di famiglie che vivono in affitto versa in condizione di povertà assoluta (quasi il 50% del totale delle famiglie certificate dall’ISTAT come assolutamente povere mentre rappresentano il 20% della popolazione residente);
Considerato altresì che pendono circa 200 mila richieste di sfratto esecutivo (il 90% per morosità) per il quale è stato richiesto l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario e ogni giorno nel Paese si eseguono circa 140 sfratti con la forza pubblica, spesso separando le famiglie e senza considerazione per la presenza di minori, anziani, malati o portatori di handicap gravi e senza che, si riesca a fornire alloggi alternativi adeguati;
Ricordato che sono circa 170 mila i pignoramenti pendenti per insolvenza per il pagamento dei mutui;
Considerato che sono diverse centinaia di migliaia (secondo i dati più accreditati, oltre 600 mila) le famiglie che hanno fatto domanda di casa popolare e che sono collocate utilmente nelle graduatorie dei comuni ma che rimangono senza risposta a causa della carenza strutturale di offerta di abitazione a canone sociale;
Considerato che quindi il Governo Meloni, in questa XIX Legislatura, ha assunto provvedimenti che hanno contribuito a peggiorare la condizione della sofferenza abitativa strutturale: ha azzerato le risorse rivolte ai Comuni per l’erogazione del contributo affitto alle famiglie con redditi bassi e per la morosità incolpevole; è intervenuto cancellando il reddito di cittadinanza, eliminando così anche la parte relativa al contributo affitto in esso contenuto; ha lasciato i comuni senza risorse e senza strumenti per affrontare le gravi situazioni di acuta sofferenza, in particolare rispetto all’esecuzione forzata di sfratti senza passaggio da casa a casa, contravvenendo alle prescrizioni del Comitato ONU per la tutela dei diritti umani, che ha segnalato l’avvio di una procedura di verifica della violazione dei trattati e delle convenzioni internazionali, firmati dall’Italia e ratificati dal Parlamento;
Ricordato che lo stato ha l’obbligo in tutte le sue articolazioni di garantire il rispetto dei diritti umani e fondamentali della persona tra cui rientra certamente anche il diritto ad un alloggio adeguato
Considerato che in questa situazione generale del nostro Paese, segnata da un aumento della povertà estremamente preoccupante e da dati incontrovertibili di una sofferenza abitativa strutturale, che mina le basi fondamentali della coesione sociale nelle città, si abbatte il cosiddetto “DDL Sicurezza”, approvato ieri alla Camera dei Deputati, che, all’articolo 10, introduce un nuovo reato nel codice penale, con la sanzione di una pena tra 2 e 7 anni per chi occupa, ma anche detiene senza titolo, un immobile:
- nel merito, ricordando che il reato di “invasione di terreni o di edifici” è già normato dall’art. 633 del codice penale, si evidenzia come si introduca una norma con un alto grado di “ipocrisia legislativa” perché contiene un testo che differisce sostanzialmente dal suo titolo “Occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”. Infatti, come segnalato dagli stessi Uffici Legislativi della Camera dei Deputati: “Sulla base della formulazione letterale del testo la fattispecie dell’acquisizione fraudolenta sembra riferirsi a tutti gli “immobili altrui” e non soltanto a quelli destinati a domicilio altrui”. Sulla base della suddetta norma, quindi, chiunque occupi un immobile pubblico o privato, anche vuoto e inutilizzato, viene perseguito e a suo carico viene prevista una pena fino a 7 anni di carcere, a prescindere dal fatto che detto immobile sia realmente domicilio di un altro nucleo o anche solo “destinato” a tale scopo;
- tale norma risulta contraddittoria con la Direttiva del 10 agosto 2023 del Ministro dell’Interno Prefetto Piantedosi che, in ottemperanza articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 14/2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132/2018, stabilisce, per sgomberi nel caso di occupazione di immobili, la necessità del censimento degli occupanti al fine dell’accertamento e della presa in carico delle condizioni di fragilità;
- il testo in esame, inoltre, estende la pena anche a coloro che sostengono o offrono qualsiasi utilità verso l’occupazione o la detenzione senza titolo, anche se svolte in maniera pacifica e nonviolenta e senza alcuno scopo di lucro, determinando oggettivamente una forma di criminalizzazione per sindacati, comitati, associazioni del volontariato;
- è opportuno ricordare che, nella difesa di una occupazione per necessità di un immobile vuoto e abbandonato o di uno sfratto ai danni di un nucleo con fragilità economiche, sociali, sanitarie, l’obiettivo delle associazioni che intervengono non è quello del contrasto al diritto di proprietà comunque garantito dalla Costituzione, nella sua preminente funzione sociale, bensì quello della tutela dei diritti umani e sociali, anche essi garantiti dalla Costituzione e dai Trattati e Convenzioni Internazionali sui diritti umani, e si concentra quindi sulle soluzioni necessarie al fine di garantire il passaggio da casa a casa dei soggetti sottoposti a provvedimenti di sgombero o rilascio, meritevoli di tali forme di protezione che oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, non vengono realizzate;
- i racket della criminalità organizzata speculano sulla sofferenza sociale e sulla mancanza di risposte da parte delle Pubbliche Amministrazioni e non si combattono con la semplice arma della repressione, rivolta poi dalla parte sbagliata, contro i poveri e contro chi combatte per politiche sociali e per la difesa dei diritti umani, bensì, prioritariamente, fornendo risposte sociali a un bisogno fondamentale della persona come quello di una abitazione adeguata, dignitosa, accessibile.
Il Consiglio Comunale
ritiene molto grave il taglio al contributo all’affitto e al fondo per la morosità incolpevole da parte del Governo soprattutto se letto in connessione all’approvazione dell’art. 10 del DDL sicurezza ed esprime la propria assoluta contrarietà a quest’ultimo provvedimento
Impegna il sindaco e la giunta
nella prossima variazione di bilancio ad individuare risorse aggiuntive per il contributo all’affitto alla luce della percentuale enorme di aventi diritto che sono stati esclusi dal recepimento del contributo per mancanza di finanziamenti;
ad intervenire, anche attraverso l’Anci, urgentemente presso il governo affinché:1) reintegri ed aumenti adeguatamente la dotazione finanziaria degli aiuti sociali per l’affitto e dei fondi per la morosità incolpevole; 2) preveda nella prossima Legge Finanziaria, uno stanziamento pluriennale per i comuni, finalizzato all’acquisizione di immobili ad uso residenziale ai fini di garantire il passaggio da casa a casa per tutti i nuclei che hanno diritto a forme di tutela e protezione sociale oltre che a finanziare progetti al fine di recuperare e mettere in assegnazione, entro il 2025, i circa 90 mila alloggi di edilizia residenziale pubblica vuoti e non assegnati, garantendone il mantenimento dentro l’ambito dell’ERP;
ad esprimere in tutti le sedi la contrarietà del Comune di Pisa rispetto alle previsioni contenute nell’articolo 10 del cosiddetto “DDL Sicurezza”, A.C 1660, chiedendone lo stralcio.
Chiede a tutti i parlamentari del territorio di farsi portatori in sede parlamentare di queste richieste.
Impegna il Presidente del Consiglio ad inviare questo documento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e a tutti i gruppi parlamentari.
Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista