Ospedale di Cisanello: Appalto affidato a società sull’orlo del fallimento

“Siamo stanchi del continuo libro dei sogni che ci regalano le amministrazioni locali. Oggi è la volta del terzo lotto dell’ospedale di Pisa. In Consiglio comunale si è potuto apprendere non solo qual è il gruppo di imprese che si è aggiudicato provvisoriamente l’appalto da 450 milioni, gruppo sul quale non possiamo che esprimere perplessità e preoccupazione, ma anche quali sono le reali regole per l’acquisto del vecchio Santa Chiara, che comportano un impegno minimo concreto di appena 12 milioni di euro da parte del contraente”. Lo affermano Tommaso Fattori, capogruppo di Sì-Toscana a Sinistra in consiglio regionale e Marco Ricci, consigliere comunale di Prc-Una città in Comune.

“Per quanto riguarda le imprese -accusano i consiglieri- c’è da mettersi le mani nei capelli. Nei prossimi anni, a quanto apre, avremo nuovamente a che fare con Inso, controllata da Condotte, triste protagonista, per restare in ambito pisano, della vicenda del people mover. Ma, addirittura, dobbiamo sottolineare come il tribunale di Roma abbia poche settimane fa accolto la richiesta di concordato preventivo presentata da Condotte! Come si può affidare un appalto del genere ad una società chiaramente sull’orlo del fallimento?  C’è poi il Consorzio Integra, legato a doppio filo a Consip e che rappresenta un’operazione di restyling delle vecchie cooperative ‘rosse’: tra i suoi consulenti, pagati più che profumatamente, si distingue il fratello di Maria Elena Boschi, Emanuele (secondo ricostruzioni della stampa, mai smentite). E infine vi è Gemma spa, che vanta nel suo curriculum numerose inchieste aperte, tra cui quella recentissima per la metropolitana di Latina.”

“Troviamo poi scioccante -proseguono i consiglieri- l’operazione Santa Chiara: era stato annunciato che chi si aggiudicava l’appalto si sarebbe comprato il vecchio ospedale per riqualificarlo e integrarlo nel piano Chipperfield. C’è da scommetterci che non sarà così. Non solo non è prevista alcuna penale in caso di rinuncia al progetto, ma alla parte privata si chiede solamente un contatto preliminare di compravendita, con un deposito del 10% dei 122 milioni previsti. Quindi, con appena 12 milioni di impegno effettivo, il privato potrebbe sfilarsi in qualunque momento dagli obblighi sul Santa Chiara. Nella migliore delle ipotesi, invece, il privato, potrebbe acquisire via via pezzi del vecchio ospedale, procedendo per lotti. In caso contrario, tutto rimarrà sul groppone dell’Asl. Vogliamo scommettere come andrà a finire?”.

“Non vogliamo guardare solo il lato cattivo della vicenda, vorremmo semplicemente -concludono i consiglieri- che l’amministrazione comunale e quella regionale assolvessero in primo luogo al loro compito di garanti e sorveglianti dei beni pubblici e dell’interesse comune. E invece assistiamo ad un arretramento del pubblico in favore del privato in termini persino superiori a quelli previsti dalle già pessime operazioni in project financing”.

 

Sì Toscana a Sinistra e Una città in comune-PRC

Condividi questo articolo

Lascia un commento