Dal 2008, quando venne deciso di avviare il Progetto caserme, molte cose sono cambiate da un punto di vista finanziario, per cui oggi più nessuno crede nella sua praticabilità. Ciò nonostante, la maggioranza istituzionale che governa il Comune di Pisa, non si dà per vinta e continua ad accarezzare l’idea di vendere le tre caserme a imprenditori edili e del turismo per costruire, col ricavato, una caserma nuova da regalare all’esercito. In tutto questo i cittadini non ci sono ed è il vero scandalo.
Esistono due modi di gestire la cosa pubblica. Da una parte quello che assume come idea capitale il denaro, il pil, il commercio, in una parola gli affari. Dall’altra quello che considera come capitale la comunità e la partecipazione.
Nella logica del denaro, i cittadini sono visti come clienti a cui fornire servizi in cambio di denaro. E avendo posto il denaro al centro dell’attenzione, non di rado succede che vengano compiute scelte contro i cittadini per arricchire commercianti, imprenditori e multinazionali. Il pretesto, ben inteso, è sempre lo stesso: l’occupazione e lo sviluppo. La solita vecchia foglia di fico usata per coprire ogni operazione in cui si usano i cittadini e i beni comuni come merce di scambio fra politica deviata e potere economico.
Nella logica della comunità e della partecipazione, i cittadini sono visti al tempo stesso come i destinatari e i protagonisti esclusivi di ogni scelta. Perché la comunità sono loro, i cittadini, legati da un patto di solidarietà collettiva che ha come scopo il benvivere. Una forma di vita, cioè, che punta a soddisfare non solo i bisogni materiali, ma anche tutte le altre dimensioni del vivere umano che danno forma alla felicità. La buona vita non dipende solo dalle quantità di oggetti e servizi di cui possiamo disporre, ma soprattutto dalla qualità dei rapporti umani, sociali, ambientali che riusciamo ad intrattenere. Ed ecco l’importanza della gestione del tempo per averne abbastanza da dedicare a sé stessi, alla famiglia, agli amici, ai rapporti sociali. Ecco l’importanza dell’architettura abitativa e urbana per favorire l’incontro. L’importanza del verde per mantenere il rapporto con la natura. L’importanza di livelli e forme decisionali che favoriscono la partecipazione. L’importanza dell’assetto organizzativo che favorisce il coinvolgimento, il senso di appartenenza e protezione, la consapevolezza del ruolo insostituibile di ciascuno di noi.
Da anni, varie realtà associative di Pisa hanno scelto di impegnarsi a favore di questa prospettiva, recuperando spazi abbandonati, pubblici o privati, da mettere a disposizione della comunità pisana come luoghi di incontro, di partecipazione e di servizi autogestiti. L’ultimo spazio recuperato in ordine di tempo è stata l’ex-caserma Curtatone Montanara, con un ampio consenso del quartiere, ansioso di disporre di un parco pubblico e di un luogo di animazione sociale. Ma l’iniziativa si scontra con la miopia dell’amministrazione comunale che dopo aver permesso alla polizia di interrompere l’esperienza con la forza, continua a inseguire un progetto nemico della collettività. Nemico per l’evidente rischio finanziario, per la gestione verticistica e poco trasparente, per l’orientamento di tipo affaristico. Ma non è mai troppo tardi per ravvedersi. Non è mai troppo tardi per prendere sul serio la comunità e la democrazia. Non è mai troppo tardi per smettere di usare la politica come strumento di tradimento popolare e farla tornare ad essere ciò per cui è nata: strumento di impegno al servizio della persona e del bene comune.
Francuccio Gesualdi
Centro Nuovo Modello di Sviluppo