Partecipazione e crisi climatica siano al centro delle trasformazioni urbane

Non possiamo che apprezzare e fare nostro l’appello della Presidente dell’Ordine degli Architetti Bongiovanni in merito al recupero del Santa Chiara e al terzo lotto del nuovo ospedale di Cisanello.
L’intervento infatti contribuisce a sollecitare un dibattito su temi che da sempre portiamo avanti: la qualità progettuale, la sostenibilità ambientale e la partecipazione.

Nel caso del Santa Chiara, infatti, la scelta condivisibile di riconsegnarlo alla città con una pluralità di destinazioni e di non farne una cittadella omogenea, apre la sfida della realizzazione pratica, che dovrà tenere insieme le tante esigenze della città nel suo insieme e nei quartieri prospicienti alla Piazza dei Miracoli (ndr. dopo prospiciente non si usa preposizione).
E’ un’occasione unica per trasformare le tante conflittualità presenti (tra residenti e turisti, tra il diritto alla casa e la rendita immobiliare, tra le grandi catene e i piccoli esercizi, tra la tutela dei beni culturali e le nuove realizzazioni…) in sinergie, utilizzando strumenti progettuali all’avanguardia per progettare un nuovo quartiere all’altezza delle sfide presenti e future.

Questa esigenza è tanto importante anche perché fino ad oggi le giunte che si sono susseguite hanno scelto la strada opposta: basti guardare l’area limitrofa della caserma Artale, svenduta ai fondi immobiliari dal centrosinistra e oggi oggetto di un tentativo di speculazione privata con la complicità della giunta Conti, che cerca di far passare sotto silenzio il nuovo Piano di Recupero.
Noi, non solo l’abbiamo reso pubblico, ma abbiamo rilanciato l’idea che le trasformazioni di parti così importanti e uniche per la città non possono che avvenire in maniera partecipata, o rischiano di tradursi in grandi occasioni mancate per garantirle un futuro sostenibile, se non addirittura in un danno per la comunità. E’ con questa idea che abbiamo ottenuto un finanziamento dalla Rete Municipalista Europea sul nostro progetto Degentrify Pisa, che proprio in questi giorni si è concluso ed ha visto una significativa presenza della cittadinanza.
Su presupposti completamente diversi, ma con la medesima conclusione, si pone la questione dell’area del nuovo ospedale di Cisanello. Le vicende che lo riguardano sono note: appalto molto complesso, progetto rivisto diverse volte, lavori rinviati a più riprese. Se le dimensioni interessate possono giustificare qualche problema, non sarebbe però accettabile che questo andasse a discapito della qualità dell’intervento. Come sottolinea giustamente Bongiovanni, in quel luogo lavorano, transitano e si curano migliaia di persone: la qualità dell’ambiente costruito e degli spazi aperti e di connessione diventa quindi una caratteristica essenziale del progetto.

E se spesso si è parlato delle scelte progettuali in termini di percorsi strettamente sanitari (che però già oggi presentano notevoli criticità), la qualità ambientale di un’area così importante (circa 50 ettari, più o meno come tutto il centro storico a sud dell’Arno!) diventa centrale sotto molti altri e diversi profili: dal benessere e salute di chi si trova nell’area, alla biodiversità e alla lotta al cambiamento climatico.

La qualità dell’ospedale è data dal connubio fra scelte squisitamente tecniche, come quelle sulle strutture, sul risparmio energetico e sull’uso di fonti rinnovabili, e la creazione di spazi che diano respiro e abbiano diverse funzioni, come ad esempio giardini che permettano ai degenti di godere dello spazio aperto con effetti positivi sulla salute, o che possano offrire riparo alla calura in estate, fino ad aree a verde allagabili in situazione di emergenza per difendere le strutture ospedaliere (non esenti da fenomeni di allagamento).
Al momento vediamo solo degli enormi piazzali asfaltati con qualche albero stentato – che impiegherà decenni prima di avere una dimensione utile – e parcheggi privi anche del minimo di piantumazioni arboree previste dal Regolamento Urbanistico (un albero ogni 4 stalli). Ma di tutto questo, nessuno parla!

Le nostre città racchiudono in sé molti dei problemi che la società si trova ad affrontare: crisi economica, crisi sociale e crisi ambientale. In tutti i progetti di trasformazione urbana questi elementi devono essere presenti, cercando di fare passi in avanti, trovando nuove soluzioni condivise dalla cittadinanza. Le scorciatoie a favore dei presunti investitori di turno non solo sono inaccettabili eticamente, ma quasi sempre conducono ad un aggravamento della situazione a danno delle generazioni future. Questo è un pericolo che va scongiurato: per questo abbiamo raccolto lo stimolo di Bongiovanni e ne abbiamo approfittato per fare le nostre proposte.

Una città in comune

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